Anais Ginori per "la Repubblica"
BERNARD TAPIE"Andate a farvi fottere". Poi succede che anche gli attori consumati abbiano voglia di gettare via la maschera. Al telefono, Bernard Tapie se la prende con i giornalisti che pure hanno narrato le sue gesta, costruendo la leggenda così poco francese del
selfmade- man.
«La mia unica colpa è aver fatto fortuna in un paese che odia chi fa soldi». Il faccendiere dalle mille vite ha in parte ragione perché, a modo suo, rappresenta una meteora impazzita in un'élite che si autoperpetua. Se gli si chiede come abbia fatto ad attraversare trent'anni di vita pubblica, seducendo politici di sinistra e destra, e rimanendo sempre a galla, risponde in maniera brusca, senza l'ombra di una risata. «Le posso assicurare che cascherò in piedi anche stavolta».
lagarde e sarkozy su un tapie in fiammeL'uomo che fa tremare la République con il suo ultimo scandalo finanziario, negli anni Ottanta si autocelebrava con una canzone: «Metà cattivo, metà buono, ma sempre all'avventura». Lo spirito corsaro ha portato questo figlio di operai di banlieue a inaspettati successi e altrettanto clamorose sconfitte, dagli affari allo spettacolo, dallo sport fino al governo, in tempi in cui la commistione di generi non era ancora così diffusa.
«Attaccano me, per colpire Sarkozy» ha detto lunedì sera Tapie durante il principale tiggì del canale pubblico. Dopo aver passato 96 ore in custodia cautelare con l'accusa di "truffa in banda organizzata", il faccendiere ha cercato di liquidare come «complotto» l'inchiesta giudiziaria sull'arbitraggio che nel 2008 gli ha permesso di intascare dallo Stato 403 milioni di euro. I magistrati sono convinti che la decisione, che prevedeva un risarcimento all'imprenditore nella vendita di Adidas da parte del Crédit Lyonnais, sia stata falsata dalle sue molte entrature nell'amministrazione pubblica.
francois -danielle-mitterandNella tela di ricatti incrociati rischiano di rimanere impigliate vecchie conoscenze socialiste ma soprattutto alcuni personaggi chiave del quinquennio di Sarkozy. L'ex presidente, amico di lunga data di Tapie, non è ancora stato toccato direttamente dall'indagine, anche perché gode dell'immunità concessa agli inquilini dell'Eliseo. Secondo "Nanard", il suo soprannome, fu Christine Lagarde, allora ministro dell'Economia, a decidere l'arbitraggio.
L'attuale direttrice del Fondo monetario, interrogata come "testimone assistita", ha cercato di defilarsi, sostenendo che la sua firma venne falsificata in alcuni documenti. Il fatto che i magistrati abbiano trovato, durante una perquisizione, un bigliettino di Lagarde indirizzato a "Nicolas" in cui si prostrava ai suoi piedi - «usami come vuoi», scriveva - avvalora il sospetto che fosse in realtà il burattino del Presidente.
sarkozy lagardeA settant'anni, con una faccia un po' mummificata e gli occhi a feritoia, Tapie promette di combattere la sua ultima battaglia, assistito da una schiera di avvocati senza scrupoli, uno dei quali è indagato nella stessa inchiesta. Da ieri è online persino un sito, affairetapie. info, costruito dal figlio per smontare le accuse. Papà, comunque, ci ha fatto l'abitudine. Ogni suo passo è sempre stato accompagnato da scandali.
Con la capacità di comprare e rivendere aziende decotte, era riuscito a conquistare François Mitterrand, che lo fece nominare ministro. L'ex presidente socialista apprezzava la sua verve istrionica, era convinto che fosse l'unico capace di tenere testa a Jean-Marie Le Pen, con il quale duellò in tv.
Da presidente dell'Olympique Marseille, tra il 1986 e il 1994, ha vinto la Coppa dei Campioni. Si è scoperto poi che, qualche mese prima della storica finale con il Milan, aveva comprato una partita contro il Valenciennes. Negli otto mesi passati in prigione si è cimentato in un diario confessione chiamato Librement, che compone la vasta bibliografia sul personaggio.
Costretto a una lunga traversata nel deserto, interdetto dalla politica e con il suo impero crollato, ha abbandonato la famiglia socialista per sposare la destra, fino all'ennesima resurrezione, diventando attore, in un film di Claude Lelouch e a teatro con un adattamento di successo di Qualcuno volò sul nido del cuculo.
Sembrava avesse chiuso con gli affari e invece, fedele al titolo di un programma tv che ha condotto in gioventù, Ambitions, qualche mese fa si è comprato il gruppo editoriale Hersant, con testate radicate nella "sua" Marsiglia. Prima della nuova batosta giudiziaria, tutti erano pronti a scommettere su un ritorno in politica, come candidato a sindaco della città l'anno prossimo. Ora anche gli amici più fedeli dubitano che potrà risollevarsi. Nell'intervista dell'altra sera ha ricordato un aneddoto.
Quando, nel 1998, domandò invano dei biglietti per assistere alla finale dei Mondiali. La sua rivincita fu vedere il capitano dei Bleus, Didier Deschamps, già maglia dell'Om, rendergli omaggio sollevando la Coppa. «Questo accade perché c'è una Francia di quelli che hanno tutti i diritti, e quelli che non ce l'hanno». Difficile presentarsi come una "vittima del sistema" quando si possiede un gruzzolo di diverse centinaia di milioni di euro. Ma il grande affabulatore ci proverà, potete starne certi.