Francesco Bisozzi per www.ilmessaggero.it
RENATO BRUNETTA NEL SUO UFFICIO
Si sbloccano i controlli sulle auto blu, rimasti fermi per Covid e insabbiati dai Cinquestelle. Perlustrati, da febbraio a oggi, sette garage dello Stato su dieci. Individuate 2.371 auto blu di cui si era perso traccia, 707 a uso esclusivo con autista e il restante a uso non esclusivo.
Ammontano invece in tutto a 25 mila le auto di Stato rilevate con la nuova tornata di controlli, di cui quasi 20 mila sono di proprietà delle amministrazioni e 5 mila a noleggio. Nei cortili delle amministrazioni dello Stato (ministeri, Palazzo Chigi e non solo) le auto blu sono più di 700, circa 600 nei Comuni e nelle città metropolitane, poco più di 300 nelle Regioni.
«Nel 2010 ho avviato il primo monitoraggio per garantire la massima trasparenza delle amministrazioni pubbliche. Allora eravamo al primo posto nel mondo per auto blu, con 10 mila auto blu per milione di abitanti», spiega il ministro della Pa Renato Brunetta.
Palazzo Vidoni punta a recuperare il tempo perso dalla precedente ministra Cinquestelle Fabiana Dadone, che sulle auto blu aveva chiuso più di un occhio nonostante anni di narrazione anti-casta a trazione M5S.
fabiana dadone coi piedi sulla scrivania
Complice la pandemia, con la Dadone alla Funzione pubblica i controlli avevano fatto breccia in un’amministrazione su dieci e così alla fine il monitoraggio sulle auto blu, che per legge deve avere una cadenza annuale (è obbligatorio dal 2014), era stato seppellito.
Nel 2018, anno al quale si riferiscono i dati dell’ultima rilevazione resa pubblica, erano i tempi del Conte 1, le auto blu conteggiate erano state più di 3.300, per un totale di 33.527 veicoli censiti nei garage pubblici, ma il tasso di risposta delle amministrazioni pubbliche al monitoraggio era risultato pari all’80 per cento, mentre questa volta l’asticella si è fermata più in basso, al 70 per cento.
Risultato? Fin qui emerge che il parco auto della Pubblica amministrazione si è ridotto nel suo complesso del 23,4 per cento rispetto al 2018 e del 12,1 per cento rispetto al 2017, quando le vetture di servizio emerse erano state 29.195 e il tasso di risposta era stato del 67 per cento circa. Ma è ancora presto per parlare di un calo delle supercar.
Per avere un quadro più completo bisognerà aspettare il 30 giugno, termine entro cui le amministrazioni sono tenute a comunicare i dati relativi alle autovetture di cui disponevano (a qualunque titolo) al 31 dicembre 2020.
Il censimento aggiornato al 31 dicembre del 2019 evidenzia nel frattempo che le auto blu nelle università pubbliche sono 65, negli enti pubblici nazionali 71, nelle province 89. Nelle agenzie fiscali arrivano a 24, bene le Authority dove sono soltanto sette.
Nei Comuni, che possiedono da soli oltre 11 mila mezzi, ossia poco meno della metà del totale dei mezzi a disposizione della Pa, le auto blu a uso esclusivo con autista sono quasi 300 e altrettante quelle a uso non esclusivo.
Nella Sanità, infine, si contano 162 veicoli a uso esclusivo con autista e 217 con autista ma a uso non esclusivo. Più nel dettaglio, hanno risposto alla nuova indagine il 100 per cento delle amministrazioni dello Stato e delle agenzie fiscali, il 93 per cento delle città metropolitane, l’86 per cento delle province, l’85 per cento dei Comuni capoluogo e il 71 per cento degli altri Comuni.
Male Regioni e Province autonome, con un tasso di risposta inferiore al 70 per cento. Le amministrazioni rispondenti sono state in tutto 7.074 sulle circa diecimila interessate dal monitoraggio.
Previste sanzioni per gli enti che dribblano i controlli: vanno incontro al dimezzamento delle risorse per l’acquisto, il noleggio e la manutenzione di autovetture.
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