matonge quartiere afro di bruxelles
Luigi Guelpa per ''Libero Quotidiano''
C’è un tagliagole nigeriano, compromesso con i Boko Haram, che assieme a Salah Abdeslam stava progettando nuovi attenti su vasta scala. Al momento se ne conosce soltanto il nome, Usman. È un uomo di circa 35 anni che controllerebbe un gruppo di miliziani nel quartiere Matongé, la zona afro di Bruxelles. Nella capitale gli scenari sono cambiati: non sono più Molenbeek e Vilvoorde le zone a elevata concentrazione jihadista.
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Le cellule deputate a seminare il terrore in Europa si sono trasferite altrove. A Matongé per esempio, dove i leader di Boko Haram stanno infiltrando più uomini possibile, come segnalato anche dal borgomastro Dominique Dufourny e dal locale capo della polizia Peter Houben. Matongé è un quartiere alla moda, un tempo epicentro di conflitti interetnici e sociali, poi trasformato in una delle zone più creative di Bruxelles, non più trasandata e anarchica.
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Di Matongé si diceva tutto il bene possibile, proprio come Forest prima del blitz di una settimana fa delle teste di cuoio che uccisero Mohammed Belkaid. Tra l’altro, è notizia di ieri, all’interno dell’appartamento di Rue du Dries, uno dei covi di Abdeslam, sono stati trovati alcuni detonatori, oltre alle armi, al drappo nero dell’Isis e a materiale sul salafismo. «Oggi però siamo in ostaggio della jihad nera - racconta Dufourny - gente che controlla persino attività commerciali e arruola giovani».
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Nel quartiere afro sono arrivati potenziali miliziani armati di sim card (370mila esemplari) della compagnia telefonica sudafricana Mobile Telephone Networks, che non richiede documenti agli acquirenti. Schede quindi non registrate che consentono agli uomini di Boko Haram di conversare sfuggendo ai controlli della sezione antiterrorismo. L’allerta sale anche a Zaventem, snodo strategico per la presenza dell’aeroporto internazionale e di due stazioni della ferrovia che collega la periferia settentrionale al cuore della capitale.
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L’allarme è scattato persino nel rione di Dansaert, la via Montenapoleone di Bruxelles, a dimostrazione che i terroristi selezionano covi operativi nel salotto buono della città. Tutti quartieri conosciuti dall’ex primula rossa Abdeslam: nonostante fosse ricercato da polizia, esercito e Interpol, il macellaio del Bataclan si è spostato nei suoi 125 giorni di latitanza nelle località di Laeken, Schaerbeek e Matongé, per incontrare Usman, stando a nuove indiscrezioni trapelate dall’interrogatorio di sabato.
«Sono contento che sia finita, non ne potevo più», avrebbe detto alle teste di cuoio dopo la cattura. «Non ha mai detto di voler diventare un informatore», sottolinea il suo legale Sven Mary, «ma il mio cliente è di importanza capitale per questa indagine. Direi che vale oro, collabora, parla, non usa il diritto a restare in silenzio».
Abubakar Shekau leader di Boko Haram Abubakar Shekau leader di Boko Haram Abubakar Shekau leader di Boko Haram 3 matonge quartiere afro di bruxelles