Andrea Greco per “la Repubblica”
Le scadenze ai vertici di due grandi gruppi a controllo pubblico non attendono i tentativi dei partiti di formare il governo. Così in una delicata triangolazione fra ministero del Tesoro, Cassa depositi e Fondazioni (socio di minoranza in Cdp), si delineano nomi e assetti che fino al 2021 dovranno proseguire la funzione di sostegno pubblico chiesta a Cdp e ultimare la ristrutturazione del polo di ingegneria Saipem.
Nei due casi si è in cerca di soluzioni che possano avere il gradimento di tutti quei partiti che entro un paio di mesi potrebbero trovarsi a sostenere un eventuale governo: a partire da M5s e Lega, i nuovi entranti nelle stanze del potere economico.
La partita più ampia riguarda Cdp, l' istituto di promozione nazionale che, con risorse mobilitate per 13 miliardi e 2,5 miliardi di utile netto solo nel primo semestre 2017, è l' osso che ogni politico vorrebbe addentare. Stare nel cda della Cassa vuol dire tra l' altro avere una vista privilegiata su una ventina di società della mano pubblica, a cominciare da Eni, che saranno il poltronificio elettivo del nuovo governo.
Per questo il cda da rinnovare entro il 30 giugno è ancora un rebus su cui in molti si esercitano. E per questo l' idea che si va affermando nel governo sarebbe di mandare deserta la prima convocazione assembleare il 14 maggio - e riunirla in seconda chiamata verso fine giugno. Se per allora un governo ci sarà, farà sua la nomina di sei consiglieri, tra cui l' ad.
In caso contrario potrebbe esserci la proroga del cda attuale, con l' impegno tra gentiluomini di lasciare le cariche all' apparire del nuovo governo. Per simili ragioni è probabile una discontinuità ai vertici, a cominciare dall' ad Fabio Gallia, l' ex banchiere indicato da Renzi nel 2015. Sui tre posti che lo statuto assegna alle Fondazioni, tra cui il presidente, c' è meno incertezza. Sempre che tra il nuovo governo e l' altro ex banchiere Claudio Costamagna si produca la chimica giusta.
La scadenza più urgente è però quella per presentare le liste di Saipem: 9 aprile. Dietro le quinte si può dire che i giochi siano quasi fatti. La lista principale dovrebbe scaturire per la seconda volta dal patto a due tra Eni (ex controllante cui resta un 30,5% delle quote) e Cdp equity, che tre anni fa rilevò da Eni un 12,5%.
Un primo bilancio si desume dai prezzi di Borsa: dal gennaio del 2016 Saipem langue sopra i 3 euro, lontano dagli 8,39 pagati da Cdp. Il riassetto c' è stato solo per metà, e questo ha fatto valutare l' ipotesi di affiancare un direttore generale all' ad Stefano Cao, petroliere di lungo corso già in Eni.
Ma il tentativo, utile pure a favorire la successione futura (Cao è del 1951), pare arenato: e l' ad sta già facendo crescere giovani leve come il capo della divisione opere a terra Maurizio Coratella e il capo della perforazione Francesco Racheli. Il nome nuovo s' annuncia invece alla presidenza, dove Francesco Caio è candidato a succedere a Paolo Andrea Colombo, vice presidente di Intesa Sanpaolo e già presidente dei sindaci e poi consigliere di Eni.
Caio, che ha 60 anni, ha una lunga eclettica carriera e una sana trasversalità con il potere politico: ex Olivetti, Mc Kinsey, Merloni, Avio, consulente per i governi di Londra e di Roma sul digitale, poi dal 2014 al 2017 ad di Poste. Un percorso interrotto dalla rottura con Matteo Renzi. Caio potrebbe rientrare in gioco come garante degli equilibri in Saipem, a sanare una ristrutturazione incompleta in cui il primo socio è venditore, e va capito se Cdp salirà ancora o se in futuro c' è una fusione all' estero.