IL CAMPO LARGO DI LETTA E’ DIVENTATO UN’AIUOLETTA – DOPO IL FLOP DEL M5S DI CONTE, L’EX RENZIANO MARCUCCI PARTE IN PRESSING SU ENRICHETTO: "IL PD DEVE AVVIARE UN DIALOGO CON AZIONE, ITALIA VIVA ED I CIVICI. I CANDIDATI DEM VANNO BENE A VERONA, A PARMA E A LUCCA ANCHE SENZA L’ALLEATO 5 STELLE" – LETTA TIENE IL PUNTO: "NON CI SONO PIANI B. È SEMPRE CENTRODESTRA CONTRO CENTROSINISTRA, NIENT'ALTRO. LE AMBIZIONI CENTRISTE HANNO UN SENSO SE SI VA INSIEME…"

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Roberto Gressi per il “Corriere della Sera”

 

ENRICO LETTA ANDREA MARCUCCI ENRICO LETTA ANDREA MARCUCCI

«Il Pd è primo in Italia. Frutto di una linea chiara, di un partito unito. Non era così un anno fa. Risultato di un sostegno costruttivo e serio al governo Draghi, senza ambiguità sull'aggressione all'Ucraina e con un'idea di alleanze vaste nelle città. La ricerca dell'unità non ha alternative, con questa legge elettorale maggioritaria e con il taglio dei parlamentari vincerà l'alleanza democratica e progressista o il centrodestra».

 

Il segretario Enrico Letta legge così questa tornata di voto amministrativo in attesa dei ballottaggi del 26 giugno.

 

Il campo largo però è ancora molto diviso e i 5 Stelle sono in forte crisi di consensi. Palermo, Genova e L'Aquila lo testimoniano.

«Il tema non è escludere o mettere veti. Questa destra la battiamo solo con le alleanze.

MARCUCCI RENZI MARCUCCI RENZI

Lo dico soprattutto a Carlo Calenda che è stato eletto con il Pd più volte. C'è una destra competitiva e forte, vinciamo solo se uniti. E per avere successo serve un'alleanza guidata da un grande partito. Essere primi è la consacrazione del grande lavoro fatto».

 

La legge elettorale però ha dato prove pessime, ci sono spazi per cambiarla?

«Noi abbiamo dato la nostra disponibilità. Ma dobbiamo essere chiari: non è la legge elettorale che risolve i problemi politici. Il centrodestra è spaccato, con FdI fuori dal governo. E vedo bene che nel nostro campo pezzi dell'alleanza pensano ancora che sia meglio contrapporsi piuttosto che unirsi».

 

Il risultato dei 5 Stelle è però sconfortante.

«Hanno tradizionalmente difficoltà alle Amministrative, non avevo particolari aspettative. Ragioneremo con loro».

 

Pd primo partito, ma tante città al centrodestra.

andrea marcucci matteo renzi 1 andrea marcucci matteo renzi 1

«Giocavamo fuori casa, la volta scorsa solo 6 capoluoghi su 26 erano del centrosinistra.

Vinciamo a Taranto, a Padova, a Lodi, dove ho chiuso la campagna elettorale, che strappiamo alla Lega con un giovane sindaco di 25 anni. Andiamo al ballottaggio a Verona, a Parma, Piacenza, Como, Gorizia e in tante altre città. I risultati molto positivi al Nord, ci dicono che alle Regionali la Lombardia sarà contendibile. Dobbiamo trovare una candidata o un candidato che unisca».

 

L'affluenza però si è fermata sotto il 55%. In Francia è andata anche peggio. È un calo inarrestabile?

«È un campanello d'allarme grave. I governi, il Parlamento, i sindaci, per fare bene hanno bisogno di consenso. Se chi non ha partecipato si allontana è un problema serio».

 

I referendum sulla giustizia sono stati un flop, colpa anche di un fronte del «No» che ha disertato?

«Con questi referendum la Lega e non solo ha cercato di strumentalizzare i cittadini e c'è stato un rifiuto che ha addirittura inciso sulla partecipazione alle Amministrative.

Sono stati promossi non con le firme ma da 5 Regioni del centrodestra, con uno spirito di vendetta verso la magistratura. Noi abbiamo tenuto la posizione giusta: sono riforme che deve fare il Parlamento. Nemmeno gli elettori del centrodestra sono andati a votare, mi aspetto autocritica».

conte letta conte letta

 

Ora non c'è il rischio che sulla giustizia si fermi tutto?

«Sarebbe gravissimo. Approviamo al più presto la riforma Cartabia, sulla quale si è trovato un accordo».

 

L'istituto referendario ne esce con le ossa rotte.

«Non c'è dubbio che bisogna riformare i referendum. Ma serve anche la saggezza dei proponenti. Usarli in questa maniera distrugge e ridicolizza la partecipazione».

 

Manca quasi un anno alle elezioni. Non si rischiano mesi di fibrillazioni e di pantano per il governo?

«I rischi ci sono, la stabilità finanziaria è in pericolo in tutta Europa e in Italia di più. È insensata una campagna elettorale permanente e ancora ieri Matteo Salvini ha ricominciato a tirare per la giacca Draghi. La Lega è in caduta libera e questa strategia non la porta da nessuna parte. Un disastro sui referendum, arretra al Nord e non capisce che continuando a strappare andrà anche peggio. È tempo di fare le riforme: la delega fiscale, la concorrenza, la giustizia, aiutare le famiglie oppresse dalla crisi energetica».

 

GIUSEPPE CONTE CON ENRICO LETTA GIUSEPPE CONTE CON ENRICO LETTA

La prossima settimana confronto in Aula sull'Ucraina, con Conte e Salvini che frenano sulle armi. L'Italia torna a essere l'anello debole in Europa ?

«Dobbiamo dimostrare che siamo un grande Paese, come abbiamo fatto nei primi cento giorni dall'invasione. Ho girato l'Italia e ho visto la stanchezza che c'è sulla guerra. È un fatto reale. Ma Putin non si stanca e sfrutta la nostra stanchezza. Dobbiamo resistere».

 

Calenda ha buoni risultati, punta a destrutturare i poli e pensa a un futuro in cui dopo Draghi ci sia ancora Draghi.

«Noi vogliamo collaborare con Calenda e in molte città abbiamo collaborato. Lui ha buoni risultati in alcune realtà, noi in tutto il Paese. Alle prossime elezioni politiche gli italiani voteranno e sceglieranno. Serve un progetto comune per vincere, non ci sono piani B.

 

È vero, ci sono coalizioni affaticate ma guardiamo queste Amministrative: è sempre centrodestra contro centrosinistra, nient' altro. Le ambizioni centriste hanno un senso se si va insieme. Senza schemi ideologici o di apparati. Costruiamo una coalizione vincente sui grandi temi: il lavoro e la competitività, la giustizia sociale, le opportunità per i giovani, l'ambiente, i diritti. E' vero: non ci si allea solo "contro", ma in nome di una visione di futuro e di valori».

enrico letta e giuseppe conte 1 enrico letta e giuseppe conte 1

 

Letta e Meloni in testa. Chi vince è pienamente legittimato a fare il premier?

«Lo schieramento che vince avrà la maggioranza e deciderà, certo. Poi sento tanto parlare del percorso moderato di Giorgia Meloni. Ma ho visto il video del suo sostegno al candidato di estrema destra in Andalusia. Guardatelo: è da brividi».

 

2 - IL RISULTATO DEL MOVIMENTO FA DISCUTERE I DEM

M. T. M. per il “Corriere della Sera”

 

Se è vero che nel Pd c'è soddisfazione per il risultato elettorale, è vero altrettanto che tra i dem fa discutere il crollo del M5S che viene esaminato in una serie di riunioni al Nazareno. E il Pd si divide in tre. C'è chi, come Alessandro Alfieri, portavoce dell'ala riformista del partito, non vuole fare finta di niente: «Il calo dei 5 Stelle preoccupa.

 

giuseppe conte enrico letta giuseppe conte enrico letta

In alcuni casi, penso a Palermo, è clamoroso. C'è stato un calo forte anche in città dove non ce lo aspettavamo. È un campanello dall'allarme».

 

Per questo, secondo Alfieri, «al Paese serve una legge proporzionale» perché l'attuale «spinge a dover costruire larghe coalizioni». E sulla necessità di un nuovo sistema elettorale improntato al proporzionale nel Pd sono d'accordo quasi tutti, tant' è vero che il segretario sta facendo un ultimo tentativo in questa direzione. È sul M5S, come si diceva, che i dem si dividono. Alfieri, luogotenente del ministro della Difesa Lorenzo Guerini è stato chiaro. Debora Serracchiani, capogruppo alla Camera, cerca invece di tenere insieme grillini e Calenda: «Siamo consapevoli della fatica di costruire un campo largo, rispetto al 2017 passi in avanti si sono fatti.

giuseppe conte giuseppe conte

 

Noi non vogliamo mollare nessuno, si vince se si è uniti, lavoriamo per non escludere nessuno.

 

Dove si è affermato Calenda i candidati venivano dal Pd, questo significa che il campo largo va costruito anche con lui». C'è poi una terza scuola di pensiero nel Pd, rappresentata da Francesco Boccia e Beppe Provenzano. Il primo nega il crollo del M5S: «Ho la sensazione che ci siano numeri poco valutati. Nel 2017 i 5 Stelle non vinsero da nessuna parte e nel 2018 ottennero dei risultati alle elezioni politiche». Il responsabile Enti locali liquida poi così l'exploit del candidato di Azione a Palermo: «Ferrandelli ha sempre ottenuto quei voti». Come a dire che Calenda non ha fatto niente di speciale. E anche il vicesegretario Provenzano sembra convinto che i 5 Stelle abbiano ancora un futuro: «Noi - dice - non pensiamo certo di sostituire una forza politica con un'altra sulla base dei risultati delle Amministrative».

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