Andrea Greco e Luca Pagni per ''la Repubblica''
Il rinnovo del cda di Sace, controllata al 100% da Cassa depositi e prestiti diventa un caso politico in un' escalation di fazioni e tensioni che non fa escludere lo slittamento. La scadenza naturale è l' assemblea di giovedì 18, per approvare i conti Sace di fine mandato, triennio in cui le risorse mobilitate sono salite del 60%.
Il dossier è trattato da settimane e gli schieramenti si sono polarizzati secondo varie convenienze. Da una parte il socio unico Cassa, che nel 2011 comprò obtorto collo dal Tesoro l' assicuratore delle esportazioni italiane (a 6 miliardi, input del governo Monti). Ora Fabrizio Palermo, ad di Cassa scelto dal governo gialloverde, chiede discontinuità nel management - il presidente Beniamino Quintieri e l' amministratore delegato Alessandro Decio - con cui c' è poca sintonia.
Il suo argomento industriale è che due mesi fa ha lanciato un piano strategico di Cdp imperniato anche sul sostegno all' export delle Pmi, con offerta finanziaria integrata per cui la Cassa finanzia, la Sace presta coperture assicurative agli esportatori. Il modello somiglia a quelli usati da KfW (Germania) e Cdc ( Francia); ma avrebbe bisogno di concordia tra le dirigenze di Cdp e Sace, mentre invece i rapporti sono « ai minimi termini » , dicono più fonti.
Palermo, già direttore finanziario di Cdp che nel 2018 fu promosso per volontà dei M5s, sembra si sia lamentato con il premier Conte dello stallo su Sace.
E qui entra in gioco l' altra parte.
Il Tesoro, che malgrado la cessione a Cdp continua a controgarantire il 30% dei 28,6 miliardi di rischi coperti da Sace, vorrebbe tenere un occhio (o forse una mano) sulla società. Anche perché il 75% della stessa Cdp è del Tesoro. Inoltre Quintieri è amico e collega di docenza del ministro Giovanni Tria, tornato in rapporti aspri con Lega e M5s su vari dossier.
Non è escluso che i due economisti di Tor Vergata abbiano parlato delle nomine: comunque il ministro è per la continuità in Sace. E ha trovato sponda nelle Fondazioni, che hanno il 15% di Cdp e che, anche tramite il presidente Massimo Tononi, non apprezzano che il cda Cassa sia scavalcato sui temi di nomina. «Non mi risultano tensioni tra presidente e ad di Cdp - ha detto giorni fa Giuseppe Guzzetti, leader delle Fondazioni -. Poi che ci siano altri problemi in Cdp su come si fanno le nomine è un altro discorso».
Anche le Fondazioni su Sace non vorrebbero spoils system: o almeno chiedono sia garantito un iter lineare e trasparente.
Forse anche per salvaguardare un metodo, in vista di nomine più rilevanti da fare nel 2020: Eni, Enel, Poste, Leonardo. Giorni fa il cda di Cassa, tenuto " aperto", ha dato mandato ai selezionatori di Spencer Stuart di trovare il nuovo ad per Sace, e pare siano tre i nomi in pista. Ma quello di Andrea Pellegrini, ex banchiere d' affari di Lehman e Nomura, non convince Tesoro ed enti: temono sia troppo vicino a Palermo di cui è advisor in Cdp. In teoria il cda della Cassa è in mano ai fautori della " continuità" su Sace, dato che su nove consiglieri quattro sono in quota Tesoro, tre delle Fondazioni.
Ma è evidente che la politica avrà avere un ruolo: potrebbe vedersi settimana prossima, quando Tria rientrando dalla missione negli Usa al Fondo monetario vedrà il premier Conte.
La mediazione più probabile sembra la conferma di Quintieri con un nuovo ad al posto di Decio. Ma le partite per le nomine vanno giocate fino al 95°.
ANTONIO PATUELLI GIOVANNI TRIA GIUSEPPE GUZZETTI IGNAZIO VISCO