Ernesto Menicucci per il “Corriere della Sera”
Domenico Faccini, geometra, 61 anni, pur venendo dal «Psi di Craxi», di fronte alla telecamera preferisce leggere «perché mi emoziono». Tito Azzara si definisce «buono, boccalone e arrogante». Gemma Guerrini dice di avere «cinque gatte, due cani, due figli e un marito solo». Patrizia Mosso beve «acqua alcalinica» e assume «olio di semi di canapa sativa».
Eccoli qua, gli oltre duecento candidati del Movimento Cinque Stelle alle «comunarie», la selezione - riservata agli attivisti romani di M5S - per scegliere i 48 aspiranti consiglieri comunali e poi, tra loro, il candidato sindaco. C' è chi si presenta in giacca e cravatta e chi in maglioncino, chi elenca i suoi hobby e chi ricorda l' impegno «politico» nei Meetup, chi parla per due minuti e chi usa venti secondi.
E poi ci sono i volti noti: i quattro «moschettieri» uscenti (Marcello De Vito, Daniele Frongia, Virginia Raggi, Enrico Stèfano), il professore accusato di negazionismo, l' ex presidente «fantasma» dell' Atac, l' assistente parlamentare, il vigile urbano, il militare, l' assistente parlamentare. Sul sito di Beppe Grillo profili e video dei possibili «portavoce» sono stati caricati ieri, con un messaggio introduttivo di Roberta Lombardi: «Dopo giorni di spasmodica attesa, ecco i nomi», dice la deputata.
Che poi aggiunge: «Partecipare alla selezione è un diritto e anche un dovere. Questo è un banco di prova per tutti». Chiaro il messaggio: al «direttorio» di M5S non è piaciuta la scarsa affluenza per scegliere le priorità del programma. Grillo apre le danze: «Niente stanze segrete o nomine: democrazia diretta. Esplorate i profili per conoscere i nostri candidati».
Contrariamente alle «parlamentarie» 2013, però, niente fai-da-te: la regia è per tutti una, su sfondo grigio, ma il simbolo è ancora quello «vecchio». Marcello De Vito in giacca e cravatta, Virginia Raggi in tailleur blu, Daniele Frongia e Enrico Stèfano di fronte alla stessa libreria, con parole diverse, ricordano le loro gesta in Campidoglio, si prendono il merito di «aver mandato a casa Marino». Tra i tanti volti, anche qualche caso. Come quello di Antonio Caracciolo, 65 anni, professore della Sapienza che nel 2009 definì l' Olocausto «una leggenda», disse che l' esistenza delle camere a gas «è tutta da verificare» e che la condanna all' ergastolo di Erich Priebke «non è giustizia, ma vendetta».
DANIELE FRONGIA MOVIMENTO CINQUE STELLE
Caracciolo, nel video, non menziona l' episodio, ma nella sua biografia parla di «un attacco mediatico che ha comportato un procedimento disciplinare presso il Consiglio Universitario Nazionale, dove sono stato prosciolto nel gennaio 2010 con formula piena per insussistenza del fatto e del diritto». Altro caso, quello di Giovanni Sebastiani, che per tre mesi - nel 2008 - fu presidente «fantasma» dell' Atac (l' azienda romana dei trasporti). Alemanno, da sindaco, firmò la nomina e poi la revocò.
Sebastiani si dice vittima dei «poteri forti». Volto più o meno noto è anche quello di Francesco Silvestri, assistente parlamentare del senatore Giovanni Endrizzi, che chiude dicendo «entriamo in Comune, riprendiamoci Roma». Ma, in rete, è già un cult - per gestualità, parole usate - il video del militare Carlo Chiariglione, girato davanti al dipinto di Garibaldi. Provare per credere.