CENSURA DO BRASIL - LA POLIZIA SEQUESTRA MAGLIETTE E STRISCIONI CONTRO IL PRESIDENTE A INTERIM TEMER, ACCUSATO DI AVER ORCHESTRATO UN ‘GOLPETTO’ PER FAR FUORI DILMA ROUSSEFF - LA REPRESSIONE DEL DISSENSO AUMENTA MA IL GOVERNO IN CARICA SEMBRA IMMOBILE E PENSA A UNA MANOVRA ECONOMICA PIENA DI NUOVE TASSE

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Omero Ciai per “la Repubblica”

 

BRASILE - PROTESTE CONTRO TEMER BRASILE - PROTESTE CONTRO TEMER

«Lei con quel cartello non entra», dice un agente all' ingresso del villaggio olimpico a uno spettatore con famiglia che ha in mano un pezzo di cartone con sopra scritto "Fora Temer" (via Temer). «Non voglio discussioni, è la legge, me lo dia», insiste l' agente. L'uomo guarda le due figlie piccole che ha portato alla festa dello sport, poi si guarda intorno e, infine, molto contrariato, lo consegna sbuffando: «E la Costituzione? E la libertà di espressione? Questa è censura».

 

La stretta è arrivata dopo le bordate di fischi e grida che s'è preso Michel Temer, il presidente brasiliano ad interim, la sera della cerimonia di inaugurazione. Quei pochi secondi in cui s'è avvicinato al microfono per dichiarare aperti i Giochi. Ma adesso c'è molto imbarazzo anche nel comitato organizzatore e nel Cio, che hanno diramato circolari ordinando agli agenti di sequestrare qualsiasi cosa abbia a che fare con una protesta politica contro il presidente: manifesti, cartelloni, spillette e magliette. C'è chi "Fora Temer" se lo scrive sulle mani, e lì diventa più difficile sequestrarlo.

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Mario Andrada, capo ufficio stampa del comitato organizzatore di Rio2016, si difende sostenendo che non glielo ha chiesto il governo ma che sta scritto nella Carta olimpica, «sono vietate ai Giochi tutte le manifestazioni politiche», dice. Ma gli episodi in cui gli agenti intervengono per censurare e allontanare chi alza cartelli contro Temer sugli spalti o nei locali delle gare si susseguono. Sui social, dove la gente mette i video, cominciano a essere anche troppi.

 

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La prima volta è successo a Mineirão, lo stadio di Belo Horizonte, durante la partita di calcio femminile fra Francia e Stati Uniti. Sui fogli di carta, tenuti insieme da una ventina di persone, c' era scritto "Me back democracy". Sono stati portati fuori tutti. Poi è successo sui campi di tennis e in altri stadi. In un video su Facebook si vede uno spettatore nel Sambodromo, durante una prova di tiro con l' arco, portato via da agenti della Guardia Nazionale dopo che aveva alzato un cartello di protesta.

 

Per i sostenitori di Dilma Rousseff, e quei tanti che sono convinti che l' impeachment in Parlamento, organizzato dal suo vice Michel Temer, non sia stato altro che un golpe dell' élite economica brasiliana contro la presidente di sinistra, questa censura dilagante nelle manifestazioni dell' Olimpiade, è la dimostrazione che il Brasile, tormentato da tutte le sue crisi, può scivolare verso una dittatura.

 

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L'altro ieri, un giovane volontario ai Giochi - sono in tutto 8mila - ha restituito le credenziali e se n' è andato. Si chiama Luis Moreira, studente universitario, e ha detto al giornale La Folha: «Tutto questo non è accettabile. Ho pianto quando ho visto sul campo di tennis uno spettatore portato via perché aveva un cartello di protesta». Moreira prima di dimettersi s'è presentato al lavoro con un post- it con "Fora Temer" sul suo pass.

 

Si tratta di censura, come sostiene chi protesta e che in qualche caso è stato anche minacciato di arresto, oppure è come dice Andrada che i cartelli sono vietati anche perché possono distrarre gli atleti? Intervistato da un giornale, un docente di diritto penale, William Pinto de Oliveira, sostiene che le proteste pacifiche nei luoghi dell' Olimpiade «sono legittime e difese dalla Costituzione che assicura libertà di manifestazione e pensiero».

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E aggiunge: «Anche da un punto di vista storico c'è sempre stata una associazione tra eventi sportivi e politica. Impedire che le persone possano manifestare durante un evento sportivo affinché il resto del mondo non sappia cosa sta accadendo qui è una violazione della libertà».

 

D'altra parte questi sono giorni decisivi per l'impeachment di Dilma che deve essere votato dal Senato. E Temer, che mezzo Brasile considera un usurpatore, non è sostenuto neppure da quelli che manifestavano contro Dilma chiedendo le sue dimissioni. Il nuovo governo in carica sembra immobile e combattuto tra chi vorrebbe subito una manovra economica piena di nuove tasse per contenere il deficit pubblico e chi teme di imporla al Paese. Girando per Rio quello che si vede di più è lo slogan che inneggia all' inchiesta anticorruzione del giudice Moro. Lo trovi sui cartelli fuori dai negozi, davanti a un' officina di meccanico, o scritto lungo i muri.

 

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