1. PASTICCIONE PER SCELTA O SU MANDATO?
Edoardo Izzo per “la Stampa”
Un altro falso nella sua informativa su Consip e presunte fughe di notizie verso suoi ex colleghi del Noe transitati all' Aise, i nostri servizi segreti attivi all' estero. Sono questi i nuovi episodi che la procura di Roma ha contestato ieri pomeriggio al capitano Gianpaolo Scafarto, già sotto inchiesta per altri 4 falsi.
I pm accusano ora Scafarto anche di aver attribuito all' imprenditore Romeo una frase che indicava il generale Fabrizio Ferragina, un ex della Finanza considerato vicino ai servizi, come fonte di informazioni confidenziali riferite dall' imprenditore napoletano al suo ex consulente Italo Bocchino: «Mi ha detto che è uno vicino a Matteo Renzi, uno del "Giglio Magico", e che dalle intercettazioni emerge che il ministro Lotti parla bene di me».
Nella telefonata del 27 settembre scorso - intercettata dal Noe - Romeo e Bocchino invece non parlano del generale Ferragina, bensì di De Pasquale, un faccendiere vicino a Romeo. Un cognome assolutamente diverso da Ferragina, e gli inquirenti romani si chiedono ora come sia stato possibile confondere i due se non per accreditare un legame con Palazzo Chigi da cui i Servizi dipendono?
Il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il pm Mario Palazzi attribuiscono inoltre a Scafarto almeno tre fughe di notizie tra l' agosto 2016 e il marzo 2017. A beneficiarne due marescialli transitati dal Noe all' Aise. Si tratta di militari sottoposti al colonnello Ultimo, Sergio De Caprio, l' ex capo del Noe trasferito dal governo Renzi ai servizi.
Il capitano Scafarto avrebbe potuto difendersi nel corso dell' interrogatorio ma ha preferito avvalersi della facoltà di non rispondere. «Abbiamo posto una questione tecnico-giuridica ai pm della Capitale - hanno spiegato gli avvocati Giovanni Annunziata e Attilio Soriano - contestando la loro competenza territoriale. A nostro parere, gli atti di questo procedimento devono essere trasmessi a Napoli, dove l' informativa, oggetto di contestazione, è stata redatta, o a Firenze, dove Scafarto ha prestato servizio per un certo periodo. Aspettiamo che la magistratura si pronunci sulla nostra istanza, poi Scafarto tornerà a rendere l' interrogatorio».
Ielo e Palazzi hanno anche ascoltato per la terza volta l' ex presidente di Consip, Luigi Ferrara, indagato con l' accusa di false informazioni, nel filone della presunta rivelazione del segreto d' ufficio che sarebbe partita dai vertici dell' Arma per consentire all' ad di Consip, Luigi Marroni, di compiere una bonifica dalle microspie nei suoi uffici. Ferrara avrebbe spiegato meglio il senso di quello che gli inquirenti hanno valutato come una vera e propria ritrattazione sul ruolo svolto in questa vicenda dal comandante dei carabinieri Tullio Del Sette.
2. CONSIP, LA GUERRA FRA I SERVIZI SEGRETI
Maria Elena Vincenzi per “la Repubblica”
Il capitano del Noe Giampaolo Scafarto aveva mandato interi stralci della sua inchiesta a uomini dell' Aise, il servizio segreto esterno, mettendoli a conoscenza di elementi che non avrebbero dovuto e potuto conoscere sul conto di un altro 007, appartenente ad un altro apparato. E tutto questo mentre accusava, falsamente, l' altro servizio segreto, l' Aisi (l' intelligence interna) di voler sabotare o comunque spiare la sua indagine su Consip.
La posizione dell' ufficiale dei carabinieri che ha redatto l' informativa su Consip si fa sempre più grave. I pm romani gli contestano un' altra ipotesi di falso perché avrebbe certificato un incontro tra l' imprenditore Alfredo Romeo (arrestato per corruzione l' 1 marzo) e il generale ex Finanza poi transitato all' Aise, Fabrizio Farragina. Incontro che, però, non risulta mai agli atti, come Scafarto sapeva bene.
Non è tutto. La procura lo accusa anche di rivelazione del segreto d' ufficio. E lo fa sulla base di due elementi che non solo inchiodano Scafarto, ma svelano anche una guerra interna agli apparati dello Stato. Il primo riguarda l' invio, fatto il 3 marzo 2017, di un' informativa di febbraio a due marescialli dell' Aise.
Romeo era in carcere da due giorni, all' epoca quell' informativa era top secret. Peraltro, anche quando poi è stata depositata, era in gran parte omissata. C' è di più. I carabinieri del nucleo investigativo hanno scoperto che lo scorso settembre il capitano Scafarto inviò due file a quegli stessi marescialli. Due documenti in cui erano riportate integralmente una serie di trascrizioni di intercettazioni e annotazioni di pedinamenti che, peraltro, non sono mai finite agli atti dell' inchiesta.
I due file si chiamavano "Mancini.doc" perché l' oggetto di quella attività di indagine era Marco Mancini, oggi capo reparto del Dis, noto alle cronache sia per il suo coinvolgimento nel sequestro di Abu Omar (da cui uscì per l' opposizione del segreto di stato) sia nello scandalo Telecom-Sismi. La seconda di queste due mail inviate ai sottufficiali in forza all' Aise, riporta la dicitura: «Sempre per il capo». La ragionevole ipotesi è che il capo dei due marescialli possa essere uno dei due ufficiali, anch' essi transitati dal Noe all' Aise: il maggiore Pietro Rajola Pescarini o il colonnello Sergio Di Caprio, il capitano "Ultimo" del Ros che arrestò Totò Riina e che fu a lungo il vicecomandante del Noe.
Chiunque sia il «capo», la vicenda mostra che quelle informazioni fornite abusivamente da Scafarto erano utili ad alimentare un conflitto interno ai Servizi del quale il capitano era a conoscenza. Ieri Scafarto, che evidentemente non è in grado di fornire alcuna spiegazione delle sue manipolazioni e dei suoi abusi, è stato convocato dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal sostituto Mario Palazzi, ma si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Il suo avvocato, Giovanni Annunziata, ha chiesto il trasferimento del procedimento a Napoli per competenza a Napoli o in alternativa a Firenze dove i reati si sarebbero consumati. Nei giorni scorsi i pm hanno sentito anche l' ex presidente di Consip Luigi Ferrara, indagato per false dichiarazioni: ha detto di essersi contraddetto perché non ricordava ciò che aveva dichiarato a Napoli. Ma ha ribadito che ad informarlo di un' indagine su Romeo fu il comandante generale dei Carabinieri, Tullio De Sette.