Estratto dell’articolo di Francesco Olivo per “La Stampa”
GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI
La normalità vuole che i politici smentiscano le liti. In Sardegna (ma anche a Roma) in questi giorni succede l'esatto contrario: «Nessun accordo», rivendica Matteo Salvini. Il vicepremier punta i piedi, chiede di confermare il governatore uscente Christian Solinas, che il resto della coalizione ha scaricato. Il tema sono le regionali nell'isola e negli altri territori al voto nei prossimi mesi.
Salvini pretende di risolvere la questione direttamente con Giorgia Meloni e Antonio Tajani, visto che il colloquio tanto sbandierato di mercoledì scorso non è bastato.
La tensione sale. Il tavolo di maggioranza sulle candidature è fermo, i dirigenti di FdI, Forza Italia e Lega di fatto non si vedono da settembre. La causa del blocco risiede in Trentino, dove il vincitore delle elezioni, Maurizio Fugatti non riesce a formare la giunta per le liti tra i partiti che lo sostengono. A Trento alla fine l'accordo si è trovato, Fratelli d'Italia ha ottenuto quello che chiedeva, un posto da vicepresidente e ora restano solo piccoli dettagli da sistemare.
[…] il tavolo nazionale si potrebbe riconvocare la settimana prima di Natale. Il tema più delicato è la Sardegna, con le urne che si apriranno fra poco più di due mesi (ultima domenica di febbraio o la prima di marzo). Meno complesse sembrano le trattative per Abruzzo, Basilicata e Piemonte.
Fratelli d'Italia e Forza Italia hanno detto a più riprese che l'attuale governatore Solinas non deve essere ricandidato. Giorgia Meloni vuole una Regione in più, visti i rapporti di forza cambiati (al momento FdI governa le Marche, l'Abruzzo e il Lazio con un indipendente) e propone il sindaco di Cagliari, Paolo Truzzu.
La Lega, però, non molla. Ieri, di prima mattina, Salvini ha diffuso una nota per smentire che ci fosse un accordo per la rimozione di Solinas, in cambio della conferma della leghista Donatella Tesei in Umbria (alle urne dopo l'estate). In questo schema Piemonte e Basilicata resterebbero a Forza Italia, con gli uscenti Alberto Cirio e Vito Bardi.
Sui territori i leghisti sono sobbalzati e hanno cominciato a chiamare Roma: «Avete firmato alle nostre spalle?». E il vicepremier ha dovuto smentire. Il più seccato in queste ore è Solinas, il quale sentendosi sul punto di essere scaricato e senza un futuro chiaro sarebbe pronto a far saltare le trattative con una mossa a sorpresa: sciogliere la giunta e anticipare le elezioni a gennaio.
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In Sardegna poi c'è chi reclama che non sia soltanto "il continente" a decidere. Il Grande centro, guidato da Antonello Peru chiede di adottare come criterio di scelta i sondaggi sui possibili candidati. A essere penalizzato potrebbe essere, oltre a Solinas, anche Truzzu, in fondo alle classifiche di gradimento dei sindaci. Mentre i consensi più ampi li fa registrare il deputato di Forza Italia Pietro Pittalis, ufficialmente non in pista.
Il sogno centrista è di puntare sulla società civile, con nomi come il direttore della Coldiretti sarda Luca Saba o quello di Angelo Binaghi, capo della federazione tennis (al quale però non giova la guerra con il presidente del Coni Giovanni Malagò). Il rebus sardo però è destinato a risolversi a Roma, come chiedere Salvini, «ne parleremo con Giorgia e Antonio».
MATTEO SALVINI GIORGIA MELONI - MEME BY OSHO christian solinas