Estratto dell’articolo di Alberto Simoni per “la Stampa”
Prima ancora che Mosca cominciasse a lanciare tutt'altro che velate accuse sulla presunta complicità di Kiev nell'attentato al Crocus City Hall, venerdì sera Washington aveva fatto trapelare quanto si nascondeva dietro la locuzione «estremisti in azione» con cui il 7 marzo i servizi d'intelligence Usa avevano avvertito le controparti russe dell'imminenza di un attacco.
attentato alla crocus city hall di mosca
Ovvero il nome dell'Isis-K, struttura della galassia jihadista che nei corridoi dell'intelligence Usa conoscono bene. Nell'agosto del 2021 furono i miliziani del "Khorasan" a compiere l'attentato all'aeroporto di Kabul costato la vita a 15 marines; e sempre l'Isis-K è ritenuto l'elemento di maggiore instabilità nel cuore dell'Asia. Ieri in pratica la CIA ha confermato che quello che era il più «accreditato sospettato» della strage moscovita è proprio l'Isis-K.
L'obiettivo non era solo quello di anticipare qualsiasi mossa accusatoria nei confronti dell'Ucraina, ma anche di confermare come certi canali di collaborazione con la Russia non si sono interrotti nemmeno in questi due anni di conflitto. Non è infatti casuale che il comunicato con cui ieri Karine Jean-Pierre, portavoce della Casa Bianca, si chiude con un richiamo «all'Isis nemico terroristico comune che deve essere sconfitto ovunque».
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Evidenziando questo aspetto e parlando dei report segnalati in occasioni pubbliche e private a Mosca, l'idea Usa è quella di distogliere ogni sospetto da Kiev. Piano che finora non sembra aver sortito gli effetti sperati, a giudicare dall'affondo di Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, e del Cremlino stesso, intenti a costruire un casus contro Kiev.
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Eppure un altro funzionario della comunità d'intelligence ancora ieri ha ribadito che «non ci sono alcune indicazioni di un coinvolgimento dell'Ucraina». A Washington, ad ora, non si fanno nemmeno supposizioni su coperture o complicità logistiche da parte di qualche elemento fuori dalla catena di comando di Kiev. Insomma al momento è escluso un bis del sabotaggio del Nord Stream 2 o dell'operazione che ha portato alla morte di Darja Dugina, figlia dell'ideologo nazionalista russo Alexander Dugin, morta in un attentato nell'agosto 2022.
joe biden e vladimir putin se la ridono
[…] Negli ultimi due anni, secondo le valutazioni dell'intelligence Usa, l'Isis ha rialzato la testa e intensificato le operazioni contro obiettivi esterni (al fronte Siria-Iraq).
I contenuti del report con cui l'America avvertiva i russi dei piani dell'Isis-K sono stati condivisi con i russi in due occasioni: la prima in forma pubblica il 7 marzo, quando le autorità americana parlarono di un attacco imminente, entro 48 ore, in luoghi di incontro «inclusi i concerti».
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Mosca aveva reagito piccata, e dodici giorni più tardi lo stesso Putin aveva parlato di tentativi di «destabilizzare il Paese». Ma fra le due date erano intercorsi altri incontri e privatamente l'intelligence Usa sarebbe stata molto dettagliata sul genere di pericolo che incombeva su Mosca. Adrienne Watson, portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale, in una nota ha spiegato che questo comportamento americano rientra nel "duty of warn" ovvero il codice di condotta degli 007 che prevede una sorta di dovere di informare ogni Paese – anche nemici e rivali – in caso di minaccia terroristica.
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È successo con Mosca, ma è successo anche con l'Iran in gennaio in occasione del memoriale per il quarto anniversario dell'uccisione da parte di un drone Usa di Qassim Suleimani. […]
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