Benedetta Vitetta per “Libero quotidiano”
La vertenza Lukoil e le prospettive del polo petrolchimico siracusano sono di vitale importanza non solo perla sopravvivenza occupazionale e sociale di una provincia siciliana - quella di Siracusa ma anche dell'intera regione guidata dal presidente Renato Schifani. E con il passare dei giorni, il tempo stringe e - senza un intervento delle banche o direttamente del governo - l'azienda rischia di fermarsi, portandosi dietro l'intero polo petrolchimico di Priolo Gargallo (Siracusa) e 10mila posti di lavoro.
Ma ricordiamo anche la Isab di Priolo, che fa capo alla russa Lukoil, è tra le raffinerie più grandi d'Europa, da qui infatti esce il 22% dei prodotti petroliferi utilizzati in Italia, benzina, nafta, gasolio per gli aerei, e quindi un suo eventuale blocco avrebbe contraccolpi pensanti non solo in Sicilia - qui le aziende colpite sarebbero 200 tra piccole, medie e grandi - ma per l'intero Paese.
Secondo le stime più recenti di Confindustria, il polo industriale siracusano vale oggi il 53% del pil della Provincia di Siracusa, il 63% dell'export della Sicilia e ben il 30% dei prodotti raffinati consumati in Italia. Dall'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, le banche hanno infatti messo in over compliance la Isab tagliando le linee di credito che consentivano all'azienda di comprare petrolio sul mercato.
LA PRIMA MISSIONE DI URSO
E, quindi, ormai da diversi mesi, le raffinerie possono lavorare esclusivamente con il greggio che arriva dalla Russia. Ma lo potranno utilizzare soltanto fino al prossimo 5 dicembre, quando scatterà l'embargo e quindi non si potrà più acquistare greggio russo. Insomma, questa vicenda potrebbe trasformarsi nel primo vero banco di prova per il governo Meloni. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, giorni fa aveva dichiarato che l'esecutivo è al lavoro «a tempo pieno per consentire all'azienda di continuare l'attività. Quello di Priolo è un dossier centrale per il mio ministero» ha spiegato il ministro, «ed è un caso emblematico, perché un governo che sostiene l'Ucraina è impegnato anche sul fronte delle sanzioni e ovviamente è chiamato anche ad affrontare situazioni complesse che ne sono la conseguenza» ha aggiunto il ministro Urso.
LA POSSIBILE SVOLTA
Contro il rischio chiusura dell'intero polo, venerdì Cgil, Cisl e Uil Siracusa hanno proclamato lo sciopero generale di tutte le categorie impegnate nell'area industriale (chimici, energia, metalmeccanici, trasporti, edilizia e servizi). E sempre venerdì è stato convocato al Mise un tavolo con Isab, Lukoil, parti sociali ed enti locali.
La strada su cui il governo sembra tentato di procedere è quella della nazionalizzazione - sulla scia di quello che aveva in mente di fare anche l'ex esecutivo Draghi. «C'è la disponibilità della Sace a intervenire per garantire continuità all'azienda» ha spiegato Urso nelle scorse ore. «Saremo al tavolo con il ministro Urso per contribuire con spirito costruttivo alla soluzione della vicenda» dli ha fatto eco il governatore Schifani visto che l'obiettivo inderogabile della Regione Siciliana «è la tutela dei posti di lavoro legati allo stabilimento e all'indotto che la nostra Isola non può permettersi di perdere».
GIUSEPPE GIANNI SINDACO PRIOLO
La comfort letter arrivata dalla struttura tecnica del Mef per "garantire" la Isab verso il sistema bancario e il chiarimento da parte dello stesso Urso, che la stessa azienda «non è soggetta al regime sanzionatorio e non ha violato le sanzioni predisposte dalla Ue e condivise dall'Italia», per ora non sono bastati. «La comfort letter è un aspetto importante» ha detto il presidente di Confindustria Siracusa, Diego Bivona, «ma non ho avuto indicazioni da Lukoil che si è sbloccato il tema delle banche, è un tema ancora sul tappeto, non è stata ritenuta dalle banche sufficiente a coprire i loro rischi. Approvvigionarsi di greggio non è certo come scendere sotto casa, bisogna fare dei contratti attraverso linee di credito e, ormai, i tempi tecnici sono narrivati al limite, visto che sono meno di venti giorni».
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