1. BOUALEM SANSAL: “TROPPO BUONISMO ADESSO LA RISPOSTA DEVE ESSERE MILITARE”
Fabio Gambaro per “la Repubblica”
«Abbiamo sottovaluto la minaccia dell’islam radicale e oggi è ormai troppo tardi». Lo scrittore algerino Boualem Sansal, reagisce così alla notizia degli attentati di Bruxelles. «Dovevamo affrontare il problema del fondamentalismo islamico dieci o vent’anni fa», spiega l’autore di 2084 la fine del mondo (Neri Pozza):
«Invece abbiamo sottovalutato tutto. Non siamo intervenuti quando alcune minoranze hanno incominciato a rivendicare pratiche e valori incompatibili con la cultura della democrazia. Avremmo dovuto fermarle, invece abbiamo lasciato che interi quartieri diventassero luoghi di diffusione del salafismo».
Perché non siamo stati capaci di anticipare la deriva dell’islamismo radicale?
«Perché eravamo distratti. Perché hanno prevalso i buoni sentimenti e sensi di colpa di chi in buona fede voleva rispettare la cultura musulmana, senza fare di ogni erba un fascio e mettere all’indice una parte della società.
Naturalmente ciò era giusto, ma così abbiamo lasciato prosperare l’islamismo radicale. E coloro che hanno provato a metterci in guardia non sono stati ascoltati. Non vanno poi dimenticati gli interessi politici e economici di tutti coloro che hanno continuato a fare affari con quei paesi arabi che finanziavano la jihad».
Ora in che modo è possibile intervenire?
«Ormai siamo in guerra, e alla guerra è legittimo rispondere con la guerra. La risposta deve essere militare e giudiziaria, anche se certo non bisogna infrangere i limiti morali e legali della democrazia».
2. TAHAR BEN JELLOUN: “ABBIAMO REAGITO TARDI LA RADICE DELL’ODIO È NELL’APARTHEID SOCIALE”
Stefania Parmeggiani per “la Repubblica”
«Adesso è troppo tardi. Per evitare la trappola del reclutamento jihadista in Europa bisognava intervenire dieci o quindici anni fa». Da sempre lo scrittore Tahar Ben Jelloun denuncia le periferie come luoghi tossici, che generano violenza e criminalità.
Cosa è accaduto nelle banlieue di Parigi o in quartieri ghetto come Molenbeek?
«Quello che accade quando non c’è integrazione: nell’apartheid sociale la criminalità, l’estremismo e l’odio religioso mettono radici».
Il problema sono gli immigrati?
aeroporto bruxelles durante esplosione
«No, i terroristi spesso sono nati in Europa. I loro genitori sono persone semplici che non sono riuscite a trasmettergli la cultura dei paesi di origine perché di quella cultura posseggono solo gli aspetti più caricaturali.
A scuola non hanno imparato la tolleranza, sono stati emarginati e poi abbandonati alla strada. Oggi sono adulti fragili, prede perfette per i reclutatori, che al contrario sono abili e preparati, sanno individuare il vuoto e sanno come riempirlo».
aeroporto bruxelles dopo attentati
Con quali promesse?
«Li persuadono che combattere contro l’Occidente dia un senso alla loro vita e anche alla loro morte».
Come si può evitare la radicalizzazione?
«Con la pedagogia, ma bisogna iniziare dalla scuola primaria. E poi un grande lavoro di polizia per evitare che in certi quartieri i reclutatori agiscano indisturbati e i terroristi trovino protezione. Se dieci o quindici anni fa si fosse combattuta l’esclusione sociale oggi non faremmo i conti con quartieri così pericolosi».
3. MASSIMO CACCIARI: “IL FILO SPINATO NON SERVE”
A.Lo. per “la Repubblica”
«La risalita dal pozzo di barbarie in cui siamo precipitati sarà lunga e faticosa», dice Massimo Cacciari: «Non ci sono ricette miracolose, i guasti sono profondissimi. Abbiamo sbagliato, tanto, troppo. Ora dobbiamo capire se in Europa ci sono leadership che hanno il fiato culturale e strategico per far fronte a questa sfida».
Siamo in guerra Cacciari?
«Questo non è nemmeno da discutere. Se ti dichiarano guerra sei in guerra. Il problema è che non abbiamo davanti l’esercito di Hitler che invade la Polonia, né questo è l’Islam della storia alla conquista della Spagna e dei territori bizantini.
aeroporto bruxelles dopo attentati 2
La nostra inadeguata classe dirigente europea deve capire cosa sta avvenendo: c’è una guerra civile interna all’Islam e una guerra dentro i confini europei. Ma non possiamo rispondere con le idiozie che sento in queste ore. Cosa facciamo? Sigilliamo con il filo spinato le banlieue di Parigi e Bruxelles? ».
Come si risale dal fondo?
«Con un’azione politica, diplomatica, culturale di lungo respiro, cercando di frantumare il fronte, cercando di lavorare sulle divergenze strategiche, che pure ci sono, all’interno dell’Islam, facendo una buona politica sull’emigrazione, aiutando economicamente i Paesi che lottano contro l’Is».
E la risposta militare?
«In guerra è contemplata anche la risposta militare ma se fosse la sola risposta, saremmo spacciati».