NOVARI
Foto di Ferdinando Mezzelani per Dagospia
Marco Mensurati per “la Repubblica”
Il Presidente del Coni Giovanni Malagò Foto Mezzelani GMT 07
L' avventura olimpica di Milano-Cortina 2026 non è ancora partita ufficialmente eppure è già travolta da una prima onda anomala di veleni e misteri. Al centro della polemica c' è la procedura di nomina del futuro Ceo del Comitato organizzatore. A sollevare il caso è stato due giorni fa il ministro dello sport Vincenzo Spadafora, il quale lamentando esplicitamente una totale mancanza di chiarezza da parte del Coni, ha dichiarato di non essere «a conoscenza dell' esistenza di un incarico formale» conferito alla società statunitense Spencer Stuart. Un caso che, se fosse vero, avrebbe del clamoroso, visto che la parcella verrà pagata con soldi pubblici.
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Lo sfogo del ministro era stato innescato da una specie di gioco di prestigio al quale egli aveva direttamente assistito: nell' ultima riunione ufficiale, quella che si è tenuta lunedì 7 ottobre a Verona, gli era stata consegnata dai cacciatori di teste una short list con tre nomi. Spadafora ne ha preso atto, salvo poi, nemmeno 24 ore dopo scoprire che, per le vie brevi, all' ultimo si era aggiunta una quarta candidatura, quella dell' attuale presidente e ad di Lamborghini, Stefano Domenicali, già manager Ferrari, amico personale di Giovanni Malagò e molto apprezzato anche dal sindaco di Milano Beppe Sala.
Rispondendo a un lancio di agenzia che riportava il fastidio del ministro, il Coni aveva dichiarato di non aver alcun ruolo nella nomina del Ceo essendo questa nelle mani della Spencer Stuart. A questa nota, il ministro aveva risposto definendosi "sorpreso" visto che «la Spencer Stuart risulterebbe essere stata inizialmente indicata dal Coni» aggiungendo il dettaglio sulla mancanza della lettera d' incarico, che avrebbe dovuto indicare una serie di elementi chiave: chi ha scelto la società, quando, perché e, soprattutto, pattuendo quale cifra.
E così, ieri è partita la caccia a questa lettera d' incarico. Che, va detto subito, non esiste. Il Coni, rivendicando la totale trasparenza di ogni atto, si è trincerato dietro una missiva indirizzata da Spencer Stuart a tale Laura Cariati di Sport e Salute (la società controllata dal Mef che ha sostituito la Coni Servizi con la riforma Giorgetti-Valente) e datata 24 settembre. 35 pagine nelle quali la società Usa ringrazia per la fiducia riconosciutale e riassume i termini economici del contratto: 10 mila euro più Iva, più il 30 per cento dello stipendio del Ceo (che dovrebbe prendere circa 500mila euro lordi). Insomma un lavoro da circa150 mila euro in tutto, affidato senza gara.
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La missiva in questione, però, non è evidentemente una lettera di incarico, ma semmai, una risposta. Senza considerare che Cariati ha sì un contratto con Sport e Salute ma da tempo lavora per il Coni sul dossier olimpico. Resta dunque il mistero, chi ha dato quell' incarico? E quando? Stando a quanto Repubblica è riuscita a ricostruire, il 19 settembre il Comitato di indirizzo comunica al Comitato esecutivo la scelta di Spencer Stuart (già fornitore del Mef e del Coni).
La lettera datata 24 settembre è stata in realtà mandata dal Coni a Sport e Salute solo il successivo 2 ottobre (otto giorni dopo). Ed è sempre il Coni il 4 ottobre a mandarne una seconda, definitiva, versione. Da quel momento a quando la short list con i tre nomi viene presentata al ministro passano solo tre giorni. Per altro un week end. O ci lavoravano da prima di definire l' incarico, o hanno fatto davvero una gran corsa.
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