MARIO DRAGHI - QUESTION TIME ALLA CAMERA
1 - VINCONO TUTTI
Giuseppe Marino per “il Giornale”
Vincono tutti. Anche quelli che evocavano immani sciagure, terapie intensive stracolme, il ritorno dei camion delle bare, focolai in ogni bar e ristorante e un maggio in lockdown. Vincono pure i virologi funerei alla Massimo Galli, il ministro (senza) Speranza che vedeva nelle chiusure un terreno fertile per il futuro della sinistra, vincono pure i governatori che, con leggerezza imperdonabile, hanno continuato a togliere la scuola ai ragazzi.
La temuta litania dei numeri conferma che il contagio del virus arretra e, al momento, della temuta quarta ondata non ci sono segnali. Da un punto di vista scientifico è l'ennesima conferma che del virus ancora non sappiamo abbastanza da prevederne le mosse con certezza. E questo è certamente un motivo di prudenza.
Ma oggi, dopo 15 mesi in cui la politica ha ceduto lo scettro alla scienza, e a una scienza confusa e litigiosa, è il giorno in cui va celebrato il ritorno al primato della politica. E soprattutto, della responsabilità. Lo scorso 16 aprile, più che l'annuncio di riaperture davvero graduali, a scatenare il dibattito sono state due parole citate da Mario Draghi: «Ci prendiamo un rischio ragionato».
Le reazioni a questo semplice concetto sono state veementi. Perché, nell'Italia spaventata della pandemia, che è solo l'ultimo capitolo del Paese ripiegato in se stesso dal peso di una crisi economica che si avverte infinita, l'idea del rischio è eretica.
CORONAVIRUS - VACCINAZIONI A ROMA
Sui social le parole del premier sono state subito deformate in «rischio calcolato», un modo per riportarle all'idea folle che i pericoli del futuro si possano scansare con una prudenza totale, pervasiva. La filosofia suicida del «rischio zero», che è diventata ragion d'essere di una maggioranza politica durante il primo anno di pandemia, è discendente diretta dell'altro dogma autolesionista che da anni cerca di prevalere sul buon senso: il «principio di precauzione». Quello che spinge a frenare sul Mose, sugli Ogm, sul ponte sullo Stretto.
Il pensiero prepotente, più che debole, che da troppo tempo ci sospinge verso la decrescita infelice. I fautori del rischio zero hanno tuonato contro il «rischio ragionato» cercando di distorcerlo, chiedendo su quali dati fosse basato, quando invece era basato sulla semplice ammissione che i dati contano ma la vita non risponde a un modello matematico. Il «rischio ragionato» segue la logica dell'assunzione di responsabilità e della complessità, cioè dell'ammettere che se è vero che non si rischia con la vita delle persone, è altrettanto vero che il rischio zero non garantisce la salvezza.
DOMENICO ARCURI GIUSEPPE CONTE
Archiviata la soppressione paternalistica e un po' casuale delle libertà operata dal governo Conte, dimenticata la costante opera di scaricabarile operata da chi dava tutta la colpa ai runner e agli aperitivi, cacciati gli uomini del fare male alla Arcuri, si sono aperte nuove possibilità. C'erano rischi, certo. Ma ce n'erano anche a restare barricati in casa.
Si potrebbe dire che ci voleva un banchiere per spiegarci che chi non rischia nulla non vince nulla e non è detto che non perda lo stesso. Ma forse bastava un po' di buon senso. Un anziano che non ho il piacere di conoscere, il signor Giancarlo, (@gianrollandi), lo ha sintetizzato a meraviglia con un tweet: «La sicurezza è fondamentale, lo dico nel mio interesse di anziano. E la prudenza è una virtù. Ma se l'umanità fosse stata guidata dal rischio zero, non avremmo ancora inventato la ruota. #rischioragionato, per gente ragionevole».
2 - I GIORNI DELLA SPALLATA: COSÌ IN UNA SETTIMANA SIAMO USCITI DAL TUNNEL
Andrea Cuomo per “il Giornale”
Che il Covid lo stiamo tramortendo, dopo che è stato lui a tenerci in scacco per oltre un anno - con un intervallo estivo rivelatosi più dannoso che altro per il fallace effetto di scampato pericolo - non lo diciamo noi. Lo dicono i numeri. La settimana che si è conclusa ieri è stata quella con i numeri migliori dalla prima metà di ottobre.
E quando parlano i numeri le opinioni, fino a prova contraria, passano in secondo piano. Vediamo com' è andata la settimana che si ricorderà come quella della spallata al maledetto virus.
coronavirus terapia intensiva 2
CONTAGI
Ieri se ne sono contati 5.753, meno del giorno prima (6.659) e della domenica precedente (8.292). Il numero di contagi totali della settimana che va da lunedì 10 a ieri è di 47.942, con un'incidenza di 80,38 casi ogni 100mila abitanti. Insomma, non è più tanto lontano l'obiettivo dei 50 casi ogni 100mila abitanti, sotto il quale il tracciamento completo è ripristinato e di fatto i contagi sono sotto controllo e si può parlare di zona bianca.
Il dato colpisce se lo si paragona alla settimana precedente (66.478, con un'incidenza di 111,46): vuol dire che ogni giorno ci sono in media 2.648 casi in meno rispetto allo stesso giorno della settimana precedente. Di questo passo saremo sotto i 50 casi settimanali entro due settimane. Ma è ancora più clamoroso il cambiamento rispetto alla settimana dall'8 al 14 marzo, due mesi fa che sembrano secoli: allora si contarono 155.934 casi totali, con un'incidenza di 261,45. Un dato da zona rossa, più di tre volte più alto di ora.
coronavirus ospedale di varese 2
In mezzo ci sono state molte riaperture e lo sprint dei vaccini: la dimostrazione che immunizzare paga molto più che chiudere. Scendono parecchio anche i contagi attivi, che ieri erano 328.882 e la domenica precedente 383.854 e meno di un mese fa, domenica 18 aprile, 504.611, ovvero il 53,43 per cento in più di ieri.
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MORTI
Ieri i decessi sono stati 93. Si è scesi sotto quota 100 per la prima volta dal 20 ottobre, quando le croci piantate sulla Spoon River del Covid furono 89. Da allora sono passati quasi sette mesi (208 giorni). Il conteggio dei morti nella settimana chiusa ieri è di 1.323 (189 in media al giorno), decisamente più basso rispetto alla settimana precedente (3-9 maggio), quando furono 1.656 e molto meno della metà di quelli conteggiati nella settimana dal 5 all'11 aprile, quando furono 3.224.
È pensabile che entro un paio di settimane il dato si stabilizzi sui 50 morti al giorno e poi vada calando. Ricordiamo che nella settimana dal 17 al 23 agosto 2020 si contarono appena 45 morti per Covid. Quest' anno potremmo fare altrettanto, con la differenza che non dovremo attenderci in autunno un nuovo aumento.
TERAPIE INTENSIVE
Ieri il numero di posti di emergenza occupati dai pazienti Covid era di 1.779, il 19,71 per cento dei 9.025 posti disponibili al momento in tutta Italia. Una settimana fa, domenica 9 maggio, questo dato era di 2.192, il 23,2 per cento più alto. Nel picco della terza ondata, il 6 aprile, i posti in terapia intensiva occupati erano 3.743, il 110,4 per cento in più. Quel giorno il tasso di occupazione a livello nazionale era del 41,01 per cento, ben oltre il 30 per cento considerato di rischio dal ministero della Salute. E il dato della Lombardia, in quel momento la regione peggiore in questa classifica con 845 posti occupati sui 1.416 disponibili, era più che doppio rispetto ai 382 di ieri.