1- VIDEO - MICHELLE OBAMA: SONO LA "MOM-IN-CHIEF"
http://www.youtube.com/watch?v=Sf0YprQAG1k
2- VIDEO - IL KEYNOTE SPEECH DI JULIAN CASTRO
http://www.youtube.com/watch?v=Irva1VcgSr4
3- SE PER LA CORSA ALLA CASA BIANCA BISOGNA CHIEDERE AIUTO ALLA MAMMA - IL MOTIVO? LE DONNE SONO LA MAGGIORANZA
Paolo Mastrolilli per "La Stampa"
Non è vero che di mamma ce n'è una sola. Negli Stati Uniti ce ne sono 85 milioni, secondo il Census Bureau, e hanno buone probabilità di decidere il prossimo inquilino della Casa Bianca con i loro voti. Solo così si spiega il fenomeno che ha trasformato la parola mamma in uno degli slogan più usati, tanto nella Convention repubblicana, quanto in quella democratica.
MICHELLE OBAMA PARLAPartiamo da martedì sera, quando Michelle Obama ha detto che la sua qualifica più importante resta «mom in chief». Suo marito fa il presidente, lei fatica come una matta per aiutarlo a rivincere le elezioni, eppure la cosa più significativa che fa nella vita è la «mamma in capo», che quando si tratta del bene delle sue figlie ha potere di veto anche sul capo della Casa Bianca.
MICHELLE OBAMAMitt Romney aveva detto qualcosa di simile a Tampa, dove da una parte aveva esaltato la sua biografia di uomo d'affari, ma dall'altra aveva umilmente ammesso che «il lavoro di mia moglie Ann era nettamente più importante del mio». Lei infatti aveva rinunciato alla carriera per stare a casa con i cinque figli, «che ogni sera trovavano il modo di provocare una guerra mondiale», e questo consentiva a lui di fare milioni, limitandosi ad una telefonata di controllo quando viaggiava.
OBAMA GUARDA IL DISCORSO DI MICHELLE IN TV CON LE FIGLIE SASHA E MALIAIl vice di Romney, Paul Ryan, ha portato la mamma ai comizi, e poi si è inchinato davanti a lei durante il discorso alla Convention. Per almeno due motivi: primo, avendo reinventato la propria vita tornando al lavoro dopo aver perso il marito, Betty è diventata un canale di comunicazione con le «single mothers» che combattono per arrivare alla fine del mese; secondo, essendo una signora che dipende dal Medicare, è la prova vivente che suo figlio non smantellerà mai l'assistenza sanitaria per gli anziani.
Anche Obama cita spesso la madre, per gli stessi motivi: abbandonata dal marito, è riuscita a laurearsi, risposarsi e crescere due figli. Julian Castro, invece,ha dedicato il «keynote speech» di martedì addirittura a tre mamme: la nonna Victoria, emigrata negli Usa da orfana; la madre Rosie, separata dal marito eppure capace di mandare i due figli a Stanford e Harvard; e la moglie Erica, che come minimo ha il merito di aver messo al mondo l'incantevole figlioletta di tre anni Carina.
PAUL RYAN CON LA MADRE BETTYCome ha detto il cinico politologo Larry Sabato, «se raccogliessimo tutte le lacrime versate alle convention per le mamme, rovesciandole sul Midwest risolveremmo la siccità». C'è un motivo, però. Secondo il sondaggista di Obama, Joel Benenson, le donne sono il 53% dell'elettorato. Visto che tra di loro nel 2008 Barack aveva preso il 13% in più di McCain, gli basterebbe portarne alle urne l'1% in più per battere anche Romney. Al momento, però, ha un vantaggio ridotto al 6%, e la sua popolarità tra le donne è scesa dal 57 al 46%. Dunque i repubblicani intravedono uno spiraglio e ci si buttano, e i democratici cercano di chiuderlo. Perché ogni candidato ha una sola mamma, ma milioni di voti da conquistare pronunciando il suo nome.
4- QUANDO GLI ORATORI FANNO PIANGERE (E I GADGET RIDERE)
Maria Laura Rodotà per il "Corriere della Sera"
Team Obama ha parecchi limiti, primo tra tutti aver scelto una sede di convention adatta ai sommozzatori (i diluvi di Charlotte sono indimenticabili). Però, comunque vada questa elezione, potrebbe riconvertirsi in impresa multimediale; innovativa e d'impatto. In grado di produrre eventi memorabili, come una prima giornata di convention che ha galvanizzato un partito arrivato qui preoccupato e dubbioso (era tutto notevole, dagli speakers ai giochi di immagini).
MITT ROMNEY CON LA MOGLIE ANNE - come da success story americana riconfigurata per il 21esimo secolo - molto, molto creativa. Gli oratori fanno piangere, i gadget elettorali fanno ridere.
Specialmente bottoni, magliette e magneti della collezione ufficiale. Mirata a identificare a auto-propagandare i sostenitori del presidente di classe media e gusti americani bipartisan-pop. Gli slogan sembrano scemissimi, sono - anche - pensati per comunicare subliminalmente che Obama non è un socialista inefficace ed elitario, ma un tipo che unisce ogni categoria e angolo della vita.
Per cui si possono comprare bottoni-spilla da «Agenti immobiliari per Obama», «Camionisti per Obama», «Appassionate di zumba per Obama» (tutti con disegnino). La strategia alla Richard Scarry, in cui l'America cerca di sembrare una Felicittà da libro per bambini, include poi «Piccoli imprenditori per Obama», «Bidelli per Obama», «Architetti per Obama», «Tecnici di laboratorio per Obama», «Commessi per Obama», «Sciatori per Obama», «Calciatori per Obama», «Suore per Obama» (da non sottovalutare); papà, mamme, fratelli per Obama, «vecchie coppie sposate per Obama» e pure «innamorati» e «neosposi».
CONVENTION DEMOCRATICA CHARLOTTE jpegEsauriti i «Ciclisti per Obama» e i «Dog Lovers per Obama» (l'unico modo per far crollare un repubblicano nel 2012 è ricordargli che la famiglia Romney fece un viaggio col cane legato al tetto). E anche quello in cui è riprodotto il suo certificato di nascita (messo in dubbio dai «birthers», oggetto di battute di Romney e figli).
CONVENTION DEMOCRATICA CHARLOTTE jpegFuori dalla convention, tra i bancarellari indipendenti, il bottone più venduto è ironico ma molto meno politicamente corretto. Recita «Once You Go Black, You Never Go Back!», se vai di nero non torni indietro. È una vecchia battuta sugli amanti neri ora applicata al presidente. E sì, è molto volgare, ma fa ridere (tanto i maschi bianchi etero del ceto medio sono considerati una causa semi-persa, dagli ambulanti e dal Team Obama, più o meno).