CORBYN-EXIT! - IL LEADER LABURISTA RESISTE IN TRINCEA NONOSTANTE LA SFIDUCIA DI MEZZO PARTITO E ORA NEL LABOUR SI RISCHIA UNA SCISSIONE - ALASTAIR CAMPBELL, EX PORTAVOCE DI BLAIR: “L'UNICA SPERANZA È CHE QUALCUNO IMPEDISCA A CORBYN DI DISTRUGGERE IL PARTITO”

Corbyn non è d'accordo. I deputati sono una cosa, il partito è un'altra. Lui è stato eletto dal 60 per cento dei membri del partito che era alla ricerca «di una politica nuova». «Non li tradirò dando le dimissioni», ha assicurato. Il voto di ieri «non ha legittimità costituzionale». «Il Labour è un partito democratico con regole chiare»... -

Condividi questo articolo


Paola De Carolis per il “Corriere della Sera”

 

jeremy corbyn jeremy corbyn

Non molla. 172 deputati laburisti su 225 hanno votato contro di lui. Non credono che sia l'uomo giusto per guidare il partito nelle trattative per sganciarsi dalla Ue e le prossime elezioni generali, ma lui non se ne va. Secondo Jack Straw, ex ministro degli Esteri e della Giustizia, il Labour attraversa una delle crisi più serie della sua storia. Per Alastair Campbell, ex portavoce di Tony Blair, l'unica speranza è «che qualcuno o qualcosa impedisca a Jeremy Corbyn di distruggere il partito».

 

CORBYN CORBYN

Sono circa sessanta le dimissioni che da domenica a ieri sono state rassegnate al leader dell'opposizione, mentre i politologi già paragonano i drammatici sviluppi degli ultimi giorni alle defezioni che nel 1981 portarono alla creazione dei Liberal-democratici. La serie di eventi che ha lasciato Corbyn con appena un quinto dei suoi deputati è stata innescata sabato da Hilary Benn, ministro degli Esteri del governo ombra, figlio di Tony, leggenda Labour. È stato il primo a sfiduciare apertamente Corbyn.

ALISTAIR CAMPBELL E CHERIE BLAIR ALISTAIR CAMPBELL E CHERIE BLAIR

 

Quando Corbyn lo ha sollevato dall'incarico è cominciato l'esodo. 40 deputati si sono schierati dalla sua parte, ma già in serata una di loro, Liz McInnes, è passata dall' altra parte. «Non ho votato contro Jeremy perché non mi sembra il momento di prendere decisioni sulla nostra situazione interna - ha sottolineato -. Sembra evidente però che abbia perso la fiducia del suo gruppo parlamentare e che quindi non sia in grado di essere il leader di questo partito».

 

tony blair tony blair

Corbyn non è d'accordo. I deputati sono una cosa, il partito è un'altra. Lui è stato eletto dal 60 per cento dei membri del partito che era alla ricerca «di una politica nuova». «Non li tradirò dando le dimissioni», ha assicurato. Il voto di ieri «non ha legittimità costituzionale». «Il Labour è un partito democratico con regole chiare».

 

Fedelissima Diane Abbott, che con le dimissioni di massa è stata promossa a ministro per la Sanità del governo ombra. «Non sono i deputati a scegliere il leader, è il partito: i deputati dovrebbero solo fare il loro dovere e unirsi dietro al leader». Simile la posizione di John McDonnell, cancelliere dello Scacchiere del governo ombra. «Questi deputati sono intenzionati a sovvertire la democrazia».

 

Per Corbyn, che parla di «golpe da corridoio», sono giorni difficili. Il suo obiettivo era di includere nella vita di Westminster comunità che generalmente si sentono escluse dal sistema politico. È per questo che al suo primo Question Time presentò al primo ministro David Cameron non una domanda sua ma una arrivata da un normale cittadino per posta elettronica.

ANGELA EAGLE ANGELA EAGLE

 

Il referendum ha dimostrato però che tante regioni tradizionalmente fedeli al partito laburista hanno votato contro: Corbyn non si è battuto con la necessaria efficacia, dicono i suoi critici, ma forse era una missione impossibile. Sembra inevitabile, adesso, che ci sia una sfida alla leadership. Tra i possibili candidati, Angela Eagle, ministro dimissionario per l' Industria e l' Imprenditoria, che ha lasciato l'incarico con le lacrime agli occhi. Potrebbe essere lei la candidata in grado di unire il partito?

Yvette Cooper Yvette Cooper

 

Dovrebbero presentarsi anche Tom Watson, il vice di Corbyn, e Yvette Cooper, sconfitta da Corbyn l'anno scorso, secondo la quale «Corbyn non ha un piano alternativo per il Paese dopo la Brexit e con il passare dei giorni è sempre meno la possibilità di far valere un punto di vista progressista». Corbyn, comunque, ha fatto sapere che ha tutte le intenzioni di ricandidarsi. Gli servono 50 voti.

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

AL QUIRINALE HANNO LE PALLE PIENE DI MALUMORE PER LE SPARATE ANTI-GIUDICI DEL GOVERNO DUCIONI: "NEANCHE AI TEMPI DI BERLUSCONI..." - SERGIO MATTARELLA, CHE È IL CAPO DEL CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA, È IRRITATO PER IL CLIMA DI DELEGITTIMAZIONE COSTANTE DELLE TOGHE DA PARTE DELLA MELONI E DEI SALVINI – L’AMMISSIONE PRESIDENZIALE (“PIÙ VOLTE HO PROMULGATO LEGGI CHE RITENEVO SBAGLIATE E INOPPORTUNE”) SPIEGA BENE IL CLIMA DI INSOFFERENZA VISSUTO AL COLLE - DI SCAZZO IN SCAZZO, MATTARELLA, DEPOSTA LA MASCHERA DA "MUMMIA SICULA", POTREBBE RISPONDERE IL 31 DICEMBRE, SCODELLANDO UN DURISSIMO DISCORSO DI FINE ANNO IN MODALITA' COSSIGA: UNA PICCONATA DOPO L'ALTRA…

DAGOREPORT – LA MEGALOMANIA DI LETIZIA MORATTI NON HA LIMITE: NON PAGA DEI FLOPPONI ALLE REGIONALI E ALLE EUROPEE, SI AUTO-CANDIDA A SINDACO DI MILANO. E HA FATTO UNA “PROPOSTA INDECENTE” A MARINA E PIER SILVIO: LA SIGNORA BRICHETTO VORREBBE RILEVARE UNA QUOTA DELLA FIDEIUSSIONE BANCARIA DA PIÙ DI 90 MILIONI CON CUI I FRATELLI BERLUSCONI SONO DIVENTATI “PROPRIETARI” DI FORZA ITALIA. RISPOSTA? NO, GRAZIE – I RAPPORTI TRA LA FAMIGLIA DEL CAV E TAJANI NON SI RASSERENANO…

DAGOREPORT - L’INIZIATIVA DI OLAF SCHOLZ DI CHIAMARE PUTIN PER TROVARE UNA SOLUZIONE ALLA GUERRA, CON CONSEGUENTE INCAZZATURA DI ZELENSKY, HA UN COMPLICE: LA POLONIA DI TUSK – LA MOSSA È INNESCATA NON SOLO DALLA CRISI ECONOMICA TEDESCA MA ANCHE DAL TRIONFO DI TRUMP - CON URSULA VON DER LEYEN DEBOLISSIMA, I LEADER DI GERMANIA E POLONIA HANNO CAPITO CHE NON POSSONO LASCIARE L’INIZIATIVA DI UNA TRATTATIVA DI PACE CON PUTIN AL TRUMPONE E ALLA SUA POLITICA ISOLAZIONISTICA CHE DELL’EUROPA SE NE FOTTE...

I PRIMI 90 ANNI DI CARLO DE BENEDETTI INIZIANO ALL’HOTEL PALAZZO PARIGI DI MILANO ALLE 19.30 CON UN APERITIVO E TERMINANO CON UN BRINDISI ALLE 22.30 - 100 ATTOVAGLIATI TRA CUI IL NEO 90ENNE IL PATRON EMERITO DEL POTERE BANCARIO, “ABRAMO’’ BAZOLI, ZANDA E GENTILONI (UNICI POLITICI), EZIO MAURO E GAD LERNER – DA RCS: CAIRO, DE BORTOLI, ALDO GRASSO E LILLI GRUBER (CHE HA SCODELLATO IERI SERA SU LA7 UNA PUNTATA REGISTRATA) - MOLTI HANNO NOTATO L’ASSENZA DELLA MOGLIE DI MARCO, PAOLA FERRARI, DA SEMPRE AVVERSARIA DEL SUOCERO: “E’ IL NONNO DEI MIEI FIGLI MA MI DISSOCIO DALLE PAROLE DISGUSTOSE DETTE SU GIORGIA MELONI” – E CARLETTO NON SOLO NON L’HA INVITATA MA AVREBBE SOTTOLINEATO AL FIGLIO MARCO CHE LA PRESENZA DELLA MOGLIE PAOLA NON ERA PER NULLA GRADITA….