1. SE CADE CONTE PER IL QUIRINALE C'È SOLO IL VOTO SENZA ASPETTARE IL REFERENDUM
Marzio Breda per il ''Corriere della Sera''
Dopo la fase 2 il marasma, con rigenerazione e salvezza finale.
Ovvero la caduta del governo Conte già prima dell' estate e l' apertura di un negoziato a tutto campo da cui nascerebbe un esecutivo «di salute pubblica» al quale affidare la ripartenza economica dell' Italia. Ecco lo scenario che alcuni profetizzano da settimane, tra Montecitorio e qualche salotto politico-mediatico dove si coltiva il sogno di insediare a Palazzo Chigi gli ottimati, cioè i migliori o presunti tali. È una scommessa che vede il presidente della Repubblica, arbitro costituzionale di ogni crisi, nelle vesti di ormai rassegnato esecutore di questa soluzione. Le cose non stanno così.
sergio mattarella giuseppe conte 3
Certo, anche Mattarella è in ansia per le sfide che attendono il Paese. Teme che l' assedio al premier, logorato da una parte della stessa maggioranza (e qui Renzi svetta accanto a qualche pokerista dei 5 Stelle) e bombardato compulsivamente da un' opposizione in cerca di spazi, costringa il governo ad accontentarsi di una modesta strategia di galleggiamento. Il rischio è che, in quest' atmosfera da cupio dissolvi , non vengano arginate le prospettive di una recessione e tutto sfoci in una resa di Giuseppe Conte. Magari per un banale incidente di percorso in Parlamento.
Sarebbe la crisi al buio che tanto preoccupa il capo dello Stato. Il quale non ha sulla scrivania una pistola giocattolo, con il tappo di sughero. Ha l' arma dello scioglimento delle Camere. È vera e carica.
E lui è pronto a usarla subito anche perché ha sempre detto che, esaurita ogni formula politica, Conte sarebbe stato l' ultimo premier di questa legislatura. Basta porsi qualche domanda per averne conferma. Ci sono i numeri per una maggioranza alternativa? C' è un candidato premier accettabile da un largo fronte? C' è un programma serio e condiviso? E, soprattutto, c' è il tempo per far maturare un' intesa (come minimo un paio di mesi tra consultazioni sul Colle e trattative), mentre l' Italia è stretta sotto una doppia emergenza?
A questi interrogativi la risposta inevitabile è una sola: no. E non c' è neppure lo scudo del referendum sul numero dei parlamentari (con successiva nuova legge elettorale) dietro il quale si riparano coloro che vagheggiano l' esecutivo di unità nazionale. Se poi davvero la deadline del governo Conte 2 fosse a giugno, come si sostiene, Mattarella ci manderebbe alle urne a settembre, nel quadro istituzionale che c' è adesso. Cioè con l' esecutivo dimissionario a traghettarci al voto. Con i sommovimenti tra i due fronti suggeriti dagli ultimi sondaggi, nessuno può dare per scontato come andrebbe a finire.
2. L’AVVERTIMENTO DEL COLLE AI PARTITI: IN CASO DI CRISI, VOTO A SETTEMBRE
Ugo Magri per ''La Stampa''
Più monta l’insofferenza di Matteo Renzi, e più gli sguardi della politica si rivolgono al Colle: in caso di crisi, come reagirebbero lassù? Il capo dello Stato sarebbe disposto a promuovere un governo di salute pubblica sorretto dall’intero arco parlamentare? O invece lascerebbe ai vari leader l’onore e l’onere di trovare un accordo, pronto a sciogliere le Camere qualora non se ne dimostrassero capaci? Delle due risposte, la seconda sembra quella più vera. Non perché Sergio Mattarella bruci dalla voglia di riportarci a votare, magari con la mascherina.
nicola zingaretti giuseppe conte
Semplicemente l’uomo sa di non possedere la bacchetta magica. Ritiene difficilissimo ricomporre i cocci, una volta che venisse rotto l’equilibrio attuale.
Due anni fa si era spinto all’estremo limite dei suoi poteri presidenziali ipotizzando di lanciare in campo un tecnico, Carlo Cottarelli. Ma era il tentativo (disperato) di evitare che la XVIII legislatura morisse ancora in fasce. Oggi nessuno può pretendere da Mattarella una nuova missione impossibile. Perfino sostituire il premier, lasciando il resto così com’è, verrebbe considerata al Quirinale una manovra ad altissimo rischio.
Non perché l’azione di Conte sia immune da pecche (pochi giorni fa Mattarella gli aveva sollecitato decreti meno confusionari), ma in quanto nessuno può prevedere come reagirebbero i grillini una volta persa la guida del governo. Niente di più facile in quel caso che la maionese impazzisca, la crisi si avviti e all’arbitro non resti altro che fischiare il «game over».
sergio mattarella carlo cottarelli
Ecco come mai, a chi chiede se il presidente ci farebbe votare alla prima data utile, la risposta di chi lo frequenta è sì: senza altre via d’uscita, Mattarella convocherebbe le urne anche ai primi di settembre, senza aspettare il referendum confermativo che è stato rinviato all’autunno. E se per effetto del voto anticipato venisse eletto un Parlamento con gli attuali 945 seggi, pazienza: in attesa di tagliare gli onorevoli e i senatori, non si potrebbe certo sospendere la democrazia.
Sono in fondo tutti ragionamenti che sul Colle si udivano già a gennaio, prima del coronavirus. Anche allora si paventava una crisi senza sbocco con conseguenti ineluttabili elezioni. C’è una differenza, però: rispetto a tre mesi fa, la pandemia ha cambiato molte carte in tavola. Per dirne una, ha reso ancora più centrale la figura del premier a danno dei suoi avversari. Negli ultimi sondaggi, maggioranza e opposizione risultano testa a testa. Se si votasse sull’onda dell’emergenza, nessuno sa come andrebbe a finire.
Il suggerimento implicito del Colle è dunque che ciascun leader calcoli bene le proprie mosse in uno scenario dove nulla è scontato e le buone notizie si alternano con quelle cattive. Ieri è piovuta dalla Germania la decisione della Corte costituzionale tedesca sui poteri della Bce. Secondo i consiglieri del Colle, le luci di quella decisione prevalgono sulle ombre, bisogna pensare positivo; eppure i mercati si sono molto agitati. È la prova che la «fase 2» va conquistata giorno per giorno. Al resto si penserà poi.