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Estratto dell’articolo di Massimo Basile per “La Repubblica” – 15 novembre 2022
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Ha raccontato il momento in cui venne violentata in una camera d'albergo, descritto con lucidità ogni dettaglio, come in una autopsia, sottoposta a un controinterrogatorio brutale, e alla fine è scoppiata a piangere. Jennifer Siebel Newsom, 48 anni, regista e moglie del governatore della California Gavin Newsom, ha portato la sua drammatica testimonianza davanti alla corte di Los Angeles dove è imputato l'ex produttore di Hollywood Harvey Weinstein, 70 anni, già condannato a New York a 23 anni di carcere per reati sessuali e stupro. […]
Siebel Newsom ha raccontato di aver conosciuto il mogul di Hollywood al Toronto Film Festival. Era il 2005, lei aveva 31 anni ed era un'attrice con pochi ruoli nel cinema, mentre lui era il più potente dei produttori cinematografici. "A un certo punto - ha ricordato - ho visto questa persona importante venire verso di me ed è stato come se tutti si fossero fatti da parte, tipo Mar Rosso".
Si erano rivisti tempo dopo. Lui l'aveva invitata a cena, lei era salita nella sua camera d'albergo, al Peninsula Hotel. Una volta dentro, Weinstein o l'assistente avevano ordinato ai presenti di andare via. Lei gli aveva parlato dei suoi progetti, lui non era sembrato molto interessato.
"Si alzò all'improvviso - ha raccontato - mi disse che si voleva mettere più comodo". Si era ripresentato in accappatoio. Lei lo aveva visto chinarsi su se stesso. Lui le aveva chiesto: "Mi puoi aiutare?". È stato a quel punto che è cominciato l'incubo: "Ho visto che si stava toccando. Si è girato e ha provato ad afferrarmi", ha aggiunto, cominciando a piangere.
"È stato l'inferno. Lui era enorme, io mi sentivo paralizzata, un sasso". La donna ha raccontato di essere rimasta prigioniera in una specie di situazione da "gatto col topo", in cui lui l'ha braccata, immobilizzata, sbattuta sul letto, penetrata con le dita.
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Ha descritto con disgusto l'"ammasso di carne", i genitali "deformi", "simili a un pesce". "Tremavo, mi sentivo come una bambola esplosa su cui lui si stava masturbando". "Mi ha penetrata - ha continuato - temevo di prendermi qualche malattia". A un certo punto, ha aggiunto, ha messo la mano sul pene "per cercare di farlo finire". "Volevo solo lasciare quel fottuto posto, scusatemi l'espressione", ha confessato.
[…] Dopo quell'episodio la regista aveva mantenuto contatti via e-mail. "Ho provato a dimenticare - ha spiegato - ma ogni tanto quella storia riemergeva. All'inizio provavo solo tristezza, poi è diventata rabbia". […]
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A un certo punto il legale le ha chiesto addirittura di "simulare un orgasmo" in aula per "mostrare come manifesta il piacere". "Non siamo a Harry ti presento Sally", ha risposto inorridita Siebel Newsom, riferendosi alla scena del film del 1989 in cui Meg Ryan finge un orgasmo in un affollato ristorante di Manhattan.
"Io - ha aggiunto - avevo fatto un po' di rumore perché volevo solo che finisse prima possibile. Lui mi aveva già stuprata. Questa è una cosa veramente schifosa, mi spiace".
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