Estratto dell’articolo di Adriana Logroscino per roma.corriere.it
Nel mirino c’è Giorgia Meloni. Il discorso con cui Elly Schlein chiude il seminario dei dem a Gubbio è tutto contro il governo che «acuisce le disuguaglianze e la povertà», apre a «tentativi di secessione» con l’Autonomia di Calderoli, e ha una classe dirigente che «ce ne fa vedere di tutti i colori».
Ma il manifesto di Schlein è anche un avvertimento al suo partito. Su guerra in Israele e fine vita, la segretaria prende posizioni che spostano a sinistra la linea e prendono di petto i malumori dei riformisti. E gli applausi dalla platea non sono né numerosi né caldi.
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«Dobbiamo porci la questione di evitare di alimentare i conflitti — dice la segretaria a proposito di Ucraina e Medio Oriente —, evitare l’invio di armi in particolare a Israele: non si può rischiare che vengano utilizzate per commettere quelli che si possano configurare come crimini di guerra». Una presa di posizione che fa gridare allo scandalo tutti gli avversari: «Parole vergognose» (FdI), «Superficialità sconcertante» (FI), «Ambiguità inaccettabile» (Iv). Ma che allarma ulteriormente quella significativa componente dem a disagio col pacifismo massimalista della segretaria. Una posizione che la avvicina più a Giuseppe Conte che a loro.
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Altro tema assai sensibile, quello dei diritti civili, in particolare il fine vita. Schlein parla di «ferita» provocata al Pd dalla scelta della consigliera regionale del Veneto di votare contro la legge proposta da Zaia (e affossata dal centrodestra): «Doveva uscire dall’Aula. Ora l’esito di quella scelta cade su tutti. Noi siamo per la regolamentazione del fine vita».
Nella lunga relazione Schlein fa anche un passaggio sulle polemiche che hanno preceduto e accompagnato i lavori di Gubbio. «Ho visto tante elucubrazioni: “Quando viene la Schlein?”». Il problema pare non fosse la location troppo lussuosa: «La spa è chiusa, nessuno di noi porterà via quadri (riferimento velenoso a Sgarbi, ndr) o fermerà treni (e qui il bersaglio è Lollobrigida, ndr). Nessuno di noi ha portato il costume. Né la pistola», aggiunge alludendo al deputato FdI Pozzolo, dal cui mini-revolver è partito un colpo alla festa di Capodanno.
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Per il resto del tempo, Schlein elenca i temi bandiera della campagna elettorale del suo Pd: salario minimo e congedo paritario, superamento della Bossi-Fini, una proposta di legge per punire chi esalta metodi e simbologie fasciste. Lo schema contro Meloni è istruito. «Può dire tutte le balle che vuole ma non esiste una destra sociale». Prima di andar via dribbla la domanda sulla sua candidatura — «Prima vengono il progetto, poi la squadra» è il mantra — e fa un altro affondo contro la premier sugli attacchi alla «libertà di stampa, peggio che ai tempi di Berlusconi».
L’ufficializzazione della corsa potrebbe avvenire a marzo, al congresso del Pse in programma a Roma, comunque non prima che il partito riunisca la direzione. Il guanto sembra gettato.
ANDREA ORLANDO - CHIARA BRAGA - ELLY SCHLEIN elly schlein a gubbio 1 CHIARA BRAGA ELLY SCHLEIN