Ilvo Diamanti per “la Repubblica”
Gli italiani si sentono sempre meno europei. Sempre più disillusi dall'euro-zona. È una tendenza che dura da molti anni. Il Covid ha accentuato ulteriormente l' euro-delusione, e oggi alimenta un sentimento che spinge a guardare oltre la UE. Perfino oltre l' Europa. Oltre l' Occidente. È l' indicazione, inquietante, fornita da un sondaggio recente di Demos, per Repubblica . Se osserviamo l' orientamento dei cittadini (italiani) verso alcuni importanti Paesi, infatti, appare evidente come la distanza e la differenza fra USA e Russia, i riferimenti dei "blocchi" geopolitici del dopoguerra, si siano sensibilmente ridotti.
LA FIDUCIA NEGLI ALTRI PAESI IN BASE ALLE INTENZIONI DI VOTO SONDAGGIO DI DEMOS PER REPUBBLICA
Il 31% degli italiani, oggi, esprime (molta o moltissima) fiducia verso gli Stati Uniti. Il 28% verso la Russia. Pochi punti di distanza, quindi. Per la precisione: 3. Poco più di un anno fa, nel gennaio 2019, erano 11. Un cambiamento sensibile, determinato dal calo di fiducia verso gli USA (-7 punti), assai più che dal credito espresso nei confronti della Russia. Rimasto sostanzialmente stabile. Nello stesso tempo, è cresciuta la fiducia verso la Cina.
Sempre più vicina alla Russia, per il grado di consensi.
LA FIDUCIA NEGLI ALTRI PAESI CONFRONTO 2020 2019 - SONDAGGIO DI DEMOS PER REPUBBLICA
A differenza degli USA, Cina e Russia, in questa fase, hanno (di)mostrato attenzione e sostegno verso le difficoltà incontrate dal nostro Paese. Nel caso della Cina, per allontanare e scolorire l' immagine degli "untori". Così, la fiducia nei loro confronti è cresciuta, sino ad "allinearsi" con la Germania. Crollata nella considerazione dei cittadini. Si tratta del riflesso - prevedibile - dell' atteggiamento manifestato, nel corso della crisi, dai governi europei del Centro-Nord. L'Olanda, i Paesi scandinavi e la stessa Germania: guardano l'Italia (e i suoi "vicini") con insofferenza. La (ci) considerano un peso e un costo.
Sempre meno "sopportabile" in tempi di crisi. Un atteggiamento esplicito, puntualmente ricambiato dagli italiani. Così, in poco più di un anno, la fiducia verso la Germania è, letteralmente, "caduta": 16 punti in meno. In fondo alla graduatoria, rimane, in primo luogo, la Francia, vista con fiducia da poco più di 2 italiani su 10. Per un antico pre-giudizio, reciproco e consolidato. Come rammenta il verso di una bella e nota canzone di Paolo Conte. Ispirata a Bartali. Quando recita: «E i francesi ci rispettano, che le balle ancora gli girano».
Ma, evidentemente, "girano" anche agli italiani. Ancora più in basso, lontano da tutti gli altri Paesi, e dunque dalla considerazione dei (con) cittadini italiani, si conferma l' Ungheria. Presidio sovranista. Valutato ai "margini", più che ai "confini", del nostro Paese.
Questi atteggiamenti sono influenzati da alcune pre-condizioni specifiche. Sociali e, anzitutto, politiche. Possiamo, infatti, osservare come gli USA di Trump "colorino" l'orizzonte degli elettori di Centro-Destra e della Destra.
Di FI, della Lega dei FdI. Mentre vengono guardati con distacco dalla base del PD. La più europeista di tutti. E, dunque, maggiormente vicina alla Germania e alla Francia. Mentre gli elettori della Lega e di FI manifestano un elevato livello di simpatia verso la Russia. I leghisti, anche verso la Cina, come gli elettori del PD. La base elettorale del M5s, infine, ri-propone l' orientamento in-definito emerso in altre occasioni.
Si conferma, cioè, un non-partito senza posizioni precise. Geo-impolitico. Mediamente in linea con la "media nazionale". In un Paese sempre più distinto e distante dalla UE. Anche se ben deciso a non andarsene. Perché l'Ex-It, l'uscita dell' Italia dalla UE e dall'Eurozona, non interessa gli italiani. Anzi, li preoccupa. In quanto temono le conseguenze che potrebbe determinare sulla nostra economia e sulla nostra società.
Tuttavia, in questo modo ci ritroviamo, meglio ancora: ci sentiamo, ai margini della UE e dell'Euro-zona. Per i giudizi e i pre-giudizi espressi nei nostri confronti dalla classe politica dei Paesi del Centro-Nord. Germania e Paesi Scandinavi, sopra tutti gli altri. Anche perché la Germania è sempre più al (e "il") centro della UE. Per questo motivo non valutiamo appieno il significato e il peso degli interventi, comunque, avviati a nostro sostegno. In primo luogo, il MES, il Meccanismo Europeo di Stabilità, come ha rammentato il Commissario europeo all'Economia Paolo Gentiloni, intervistato proprio ieri su Repubblica, da Alberto D'Argenio.
In questa occasione, peraltro, si ripropone "la problematica territoriale dello sviluppo italiano", delineata da Arnaldo Bagnasco in un testo fondamentale, scritto oltre 40 anni fa. Perché non c'è una sola Italia. Ce ne sono "diverse". Molto "diverse", per caratteri economici, sociali. E politici. La Terza Italia, che comprende le Regioni del Nord Est e del Centro, è la più integrata nel "mercato" europeo. In particolare, il Nord Est. E si conferma più "europea". Tuttavia, nell' insieme, le opinioni degli italiani delineano l' immagine di un mondo che ha perduto i riferimenti, ma anche le fratture, tradizionali. Un mondo senza muri e senza vie preferenziali.
Gli Usa, ma soprattutto l'Europa, non sembrano più "casa nostra". Mentre la Russia non appare più "l'altra parte del mondo" e la Cina oggi non è più così lontana. Il Covid, dopo un primo momento, l' ha resa più vicina di sempre. Il rischio, per noi, è di finire davvero ai margini. Di un mondo senza confini e, per questo, senza riferimenti. Senza nemici e senza alleati. Soprattutto, distante dall' Europa e dall' Occidente. Un Paese spaesato. Contagiato dal virus dell' in-differenza geopolitica.