EUROPA DA RECOVERY – A CHE PUNTO SIAMO CON I NEGOZIATI? SEMPRE ALLO STESSO: I ‘FRUGALI’ (OLANDA, AUSTRIA, DANIMARCA, SVEZIA E FINLANDIA) NON VOGLIONO CHE LE SOVVENZIONI SUPERINO I PRESTITI E CHIEDONO UN CONTROLLO SUGLI AIUTI – IL PALLINO È TUTTO IN MANO ALLA MERKEL, CHE A LUGLIO DIVENTA PRESIDENTE DI TURNO DELL’UE, E INSIEME ALLA SUA BURATTINA VON DER LEYEN (E LA LAGARDE) SA CHE FALLIRE ORA SIGNIFICA FAR SALTARE TUTTO. E NON CONVIENE A NESSUNO

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Antonio Pollio Salimbeni per “il Messaggero”

 

giuseppe conte angela merkel giuseppe conte angela merkel

È difficile dire quali saranno i punti di caduta del negoziato sulla risposta anticrisi. Però, nonostante le divergenze tra i governi su aspetti chiave del pacchetto per la ripresa, i 27 sanno che non c'è alternativa all'accordo in tempi rapidi, entro fine luglio.

 

Ciò perché la relativa calma dei mercati è legata anche alla forza della reazione Ue: i mercati potrebbero cambiare «sentiment» se la Ue non mettesse in pratica il suo «Whatever it takes», il suo faremo-quanto-necessario per uscire dalla crisi tutti insieme, ha detto l'altro giorno ai leader la presidente Bce Lagarde.

URSULA VON DER LEYEN ANGELA MERKEL URSULA VON DER LEYEN ANGELA MERKEL

 

Seguita dalla presidente della Commissione von der Leyen: «Siamo all'inizio della crisi non alla fine». E da Merkel: «Non è esagerato affermare che stiamo affrontando la più grande sfida economica nella storia della Ue, dobbiamo esserne all'altezza».

 

Commenta una fonte europea informata sull'andamento del vertice Ue: «Von der Leyen, Merkel e Lagarde hanno dato il la alla discussione esprimendo una vera capacità di leadership: è un fattore politico molto potente». Ora il pallino ce l'ha in mano l'ex premier belga Charles Michel, presidente della Ue, che finora non ha dato grande prova di sé ed è pure criticato dalla stampa nazionale.

 

LE TAPPE

charles michel charles michel

Da domani cercherà le piste per aggirare gli ostacoli, spostare l'equilibrio di vantaggi e svantaggi per ciascuno, ricomponendo i pezzi, levigando o riducendo in misura non marginale qui e là le proposte von der Leyen sul piano per la ripresa con al centro il Recovery Fund finanziato dalla più forte emissione obbligazionaria comune mai lanciata sui mercati, e sul bilancio 2021-2027. Il primo vale 750 miliardi, il secondo 1.100.

 

Al Consiglio europeo si sono riproposti quasi perfettamente gli schieramenti stranoti. Sono 11-12 i paesi che sostengono apertamente le proposte von der Leyen tra cui Germania, Francia, Italia e Spagna.

 

Più almeno 5 il cui consenso può essere ottenuto con qualche aggiustamento. È il caso della Polonia e della Slovacchia, parte dell'agguerrito Gruppo di Visegrad che considera il Recovery Fund uno strumento per i «ricchi del Sud finanziato dai poveri dell'Est», ma Varsavia ha usato toni diversi da quelli di Budapest e Praga essendo la più beneficiata dopo Italia e Spagna.

MARK RUTTE ANGELA MERKEL MARK RUTTE ANGELA MERKEL

 

L'Est teme di pagare un prezzo alto sui fondi di coesione. Resiste il gruppo dei «frugali»: a Olanda, Austria, Danimarca e Svezia si è aggiunta la Finlandia. Partenza dura: no a un eccesso di sovvenzioni a fondo perduto rispetto ai prestiti (500 miliardi contro 250); no all'aumento del bilancio (avevano respinto a febbraio la proposta Michel di 1.095 miliardi); stretto controllo sulla realizzazione di investimenti e riforme (sotto tiro l'Italia); criteri diversi di ripartizione degli aiuti.

 

Quest'ultimo è un aspetto controverso: fra i parametri di riferimento c'è il tasso di disoccupazione dei 5 anni pre crisi, ma l'intera operazione è costruita per fronteggiare i danni della crisi, non le tare economiche strutturali, dicono non solo i «frugali». Venerdì von der Leyen ha respinto l'approccio dogmatico spiegando che «una disoccupazione molto alta per anni è indice di bassa resilienza, cioè di una fragilità strutturale che impedisce di assorbire gli shoc e una rapida ripresa». Dato che l'obiettivo dell'operazione Recovery Fund è, appunto, una rapida ripresa.

 

LAGARDE - MERKEL - VON DER LEYEN LAGARDE - MERKEL - VON DER LEYEN

Diversi i compromessi possibili. Che le «linee rosse» si muoveranno è ovvio, basti pensare che il premier olandese Rutte ha bellamente aggirato la domanda se intendesse o meno porre il veto sul tema sussidi/prestiti.

GIUSEPPE CONTE ANGELA MERKEL GIUSEPPE CONTE ANGELA MERKEL

 

Dal primo luglio sarà Merkel la presidente di turno della Ue e le carte per l'ultima mediazione le darà lei. Il suo peso politico in patria e in Europa è tornato ai massimi livelli. Una delle concessioni ai «frugali» è già pronta: più controlli sulle spese e conferma dello sconto al contributo nazionale al bilancio che fa gola anche a Berlino.

charles michel ursula von der leyen david sassoli christine lagarde come le ragazze di porta venezia charles michel ursula von der leyen david sassoli christine lagarde come le ragazze di porta venezia

 

Merkel ha aperto pure all'ipotesi di abbreviare la durata del Recovery Fund proposta al 2024: 2023 o 2022? Sull'equilibrio sussidi/prestiti c'è ampio margine di trattativa perché abilmente von der Leyen ha proposto un fondo da 750 miliardi, ben superiore ai 500 miliardi di sussidi concordato fra Francia e Germania. Secondo alcune fonti potrebbe diminuire la parte sussidi, l'altra forse no.

CONTE MERKEL SANCHEZ MACRON CONTE MERKEL SANCHEZ MACRON

 

Di quanto è presto per dirlo, circola -100 miliardi, ma secondo alcuni sarebbe decisamente troppo. L'argomento dei «limatori» è che esistono già i 540 miliardi di prestiti Mes-Bei-Commissione (per le casse integrazioni) peraltro disponibili già quest'anno. È una prospettiva che renderebbe ancora più insensato all'Italia non ricorrere ai prestiti Mes.

 

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