Enrico Franceschini per “repubblica.it”
Donald Trump vorrebbe costruirne uno al confine tra Stati Uniti e Messico, ma presto potrebbe sorgerne un altro da questa parte dell'Atlantico. La Gran Bretagna ha raggiunto un accordo con la Francia per erigere un muro anti-immigrati clandestini alto 4 metri a Calais, e sarà il governo di Londra a pagarne il costo.
Si tratterà di una barriera di cemento armato lunga quasi due chilometri, attorno all'autostrada che porta all'imbarco dei traghetti per Dover e del tunnel per i treni che passano sotto la Manica: le due "crepe" attraverso cui fino ad ora i migranti fuggiti da lontane guerre e miseria radunati in "The Jungle", la giungla, come viene soprannominato il famigerato campo profughi della cittadina francese, tentano di raggiungere l'Inghilterra, diventata per varie ragioni la loro terra promessa.
I lavori di costruzione del muro cominceranno presto, riporta stamane il Daily Mail in prima pagina, ma ancora prima sono cominciate le polemiche. Kate Gibbs, direttrice della Road Haulage Association, la lobby degli autotrasportatori, afferma che si tratta di uno "scandaloso spreco di denaro pubblico" che si limiterà a spostare il problema un po' più a sud ma non cambierà niente nella sostanza. "Quei soldi sarebbero spesi meglio se investiti nel rafforzamento della sicurezza nelle strade che portano a Calais", accusa Gibbs. "
La chiamano già la 'Grande Muraglia di Calais' ma a che cosa servirà? Sarà un minuscolo ostacolo nei pressi del porto, ma i clandestini potranno continuare a nascondersi sui camion un po' prima del muro". Per il ministro dell'Immigrazione britannico Robert Goodwill, tuttavia, l'iniziativa realizzerà l'obiettivo di limitare il flusso di migranti o, come minimo, interrompere lo stato d'assedio a cui sono sottoposti l'imbarco dei traghetti e l'ingresso dell'Eurotunnel. "Il muro impedirà i tentativi di disturbare gli autoveicoli che si apprestano ad attraversare la Manica", sostiene il ministro.
Che Calais sia da tempo nel caos è innegabile. A parte le proteste per le condizioni del campo rifugiati, visitato la settimana scorsa da una delegazione britannica che lo ha definito "una vergogna per la specie umana", un rapporto della camera dei Comuni indica che in luglio ogni sei minuti un immigrato è stato scoperto mentre cercava di salire su un camion. Nell'ultimo anno sono state 84 mila le detenzioni al confine britannico.
Il punto è che, per snellire il traffico allo sbarco dei traghetti e all'uscita dai treni all'arrivo a Dover e Folkestone in Inghilterra, il "confine britannico" non è in Gran Bretagna: è a Calais, in territorio francese, appunto.
Il voto a favore di Brexit nel referendum del giugno scorso, con il quale il Regno Unito ha deciso di uscire dall'Unione Europea (anche se fra il dire e il farlo passeranno perlomeno due anni - e anche se restano da stabilire le condizioni del "divorzio"), ha suscitato minacce, da parte francese, di spostare la frontiera dall'altra parte della Manica, in territorio britannico, come in un certo senso suggerirebbero la logica e la geografia. Finora sono state soltanto velate minacce, comunque sufficienti a fare sì che il governo di Londra sia stato lesto a offrire assistenza di ogni tipo alla Francia quando a Calais la situazione si fa particolarmente ingovernabile.
Una volta Londra ha inviato più guardie di frontiera ad aiutare i doganieri francesi, che per caso - o per una sospetta vendetta per Brexit - in piena estate avevano ridotto la presenza al confine, causando code di chilometri nel senso inverso, dall'Inghilterra alla Francia, con il peggiore ingorgo per turisti e camionisti a memoria d'uomo, costringendo la polizia inglese a prestare soccorsi e predisporre rifornimenti di acqua e toilette portatili agli automobilisti bloccati per 16 ore sull'autostrada verso i traghetti e il tunnel. Stavolta, per la costruzione del muro in terra francese, sarà Londra a pagare: 2 milioni di
sterline (circa 2 milioni e mezzo di euro), secondo le prime stime. Servirà? Come che sia, in Europa sta per venire su un nuovo muro. Anzi, una Grande Muraglia. Proprio sulla riva della Manica. Come simbolo per Brexit, per un'Europa che si divide, non se ne poteva trovare uno migliore.