Paolo Mastrolilli per ''la Stampa''
Il manager della campagna presidenziale di Trump, Bill Stepien, non ha dubbi: «Stiamo chiaramente vincendo, e vi spiego perché: i sondaggi si muovono nella nostra direzione, stiamo dominando il dibattito sulla sicurezza, le proposte economiche e ambientaliste di Biden sono impopolari, i democratici stanno conducendo una campagna tutta difensiva, e noi abbiamo molte più strade per arrivare a 270 voti del collegio elettorale».
Stepien aveva cominciato la carriera politica in New Jersey con Chris Christie, ma Trump lo ha chiamato a sostituire Brad Parscale come manager della campagna per la rielezione. In sostanza è lo Steve Bannon del 2020, ma con una capacità molto maggiore di usare i dati. E si capisce subito, durante la conference call organizzata con Jason Miller per dare ai giornalisti lo stato della corsa alla Casa Bianca:
«La nostra Convention ha avuto successo perché ha presentato una visione ottimista dell' America, attraverso interventi di persone vere che hanno spiegato l' agenda del presidente per il secondo mandato. Quella democratica ha fallito perché è stata uno spettacolo hollywoodiano, finalizzato solo a dipingere Biden in una luce positiva. Anche loro hanno un' agenda, ma non ne hanno parlato perché è troppo a sinistra, e sanno che l' aumento delle tasse da 4 trilioni di dollari o il Green New Deal non sono popolari.
Sulla sicurezza, poi, hanno completamente ignorato le violenze nelle città, perché avvengono in luoghi governati dai democratici e non possono urtare la sinistra estrema. Il risultato è che durante la Convention noi abbiamo raccolto 76 milioni di dollari di finanziamenti e loro 70.
Dopo, i sondaggi di Morning Consult e Rmg hanno registrato uno spostamento dei consensi del 4% a favore di Trump, e quello di Emerson del 5%. Stesso discorso negli stati chiave, dove in Minnesota Biden è sceso da +13 a +3%, mentre Trump è passato avanti di 2 punti in Michigan, 4 in Wisconsin e 1 in North Carolina. Questa tendenza è destinata a rafforzarsi, perché il tema dell' ordine pubblico gioca in nostro favore, i casi di Covid sono diminuiti del 38% da luglio, l' economia è in ripresa e l' occupazione cresce da tre mesi».
Scendendo nei dettagli, «fra gli ispanici la popolarità di Trump è salita al 35%, e tra i neri al 19%. Il nostro vantaggio è forte anche sul terreno: nel 2016 avevamo avuto 32,5 milioni di contatti diretti con i potenziali elettori, cercandoli nelle loro case, mentre ora siamo già a 89,9 milioni. La campagna di Biden è invece quasi assente, perché a causa del Covid hanno scelto di non fare queste visite. E si vede: in Florida nel 2008 c' erano 695.000 elettori registrati come democratici, ma ora sono scesi a 250.000. Siamo avanti anche in tv: da qui al 3 novembre abbiamo programmato spot per 38 milioni di dollari in Florida, contro 16 dei democratici; 16 in Pennsylvania contro 10; 14 in Minnesota contro 3».
Secondo Stepien, «le difficoltà di Biden sono evidenti per almeno due motivi: primo, il nostro dominio sulla sicurezza lo ha costretto ad uscire dallo scantinato di casa; secondo, va in stati democratici come Pennsylvania, Wisconsin, Minnesota, Michigan, e ciò dimostra che sta sulla difensiva. È come se noi fossimo costretti a fare campagna in Texas. Trump invece è all' offensiva, punta a cambiare la logica elettorale conquistando stati tradizionalmente blu».
Questo porta all' analisi della mappa per arrivare a 270 voti del collegio elettorale, necessari per vincere la Casa Bianca.
donald trump a kenosha tra le rovine delle rivolte
«Noi - spiega Stepien - abbiamo molte più strade. Il piano A è difendere la mappa del 2016, rivincendo tutti gli stessi stati. Se questo non ci riuscisse, come piano B basterebbe conservarne anche uno solo tra Pennsylvania, Michigan e Wisconsin, cioè il "blue wall" di Hillary che nel 2016 non aveva retto.
Se invece li perdessimo tutti, il piano C sarebbe allargare la mappa e recuperare voti elettorali in stati democratici pronti a passare con noi, come Minnesota, New Hampshire, Maine e Nevada. Biden invece ha un sentiero molto più stretto: basti pensare che se noi teniamo la Florida, lui dovrà vincere in Pennsylvania, Michigan, Wisconsin, Minnesota. E questo sentiero si sta stringendo, mentre lui avrebbe bisogno di una vittoria a valanga per conquistare la Casa Bianca».
donald trump a kenosha tra le rovine delle rivolte