Giacomo Amadori per ''la Verità''
Era da poco passata l' ora di pranzo del 7 dicembre del 2017, il giorno di Sant' Ambrogio, quando venne attivata la prepagata intestata a Festus Edu, trentacinquenne nigeriano residente a Montevarchi. Alla Sim era abbinato il numero 3391904115. L' uomo all' epoca lavorava per la cooperativa Marmodiv di Firenze, i cui amministratori di fatto secondo la Procura del capoluogo toscano erano Tiziano Renzi e Laura Bovoli, i genitori dell' ex premier Matteo.
Come ha raccontato lui stesso alla Verità, Festus era stato assunto su raccomandazione del babbo e per questo gli era estremamente riconoscente.
tiziano renzi e laura bovoli al balcone di casa 1
Anche perché, oltre a distribuire volantini, arrotondava con alcuni lavoretti (per esempio di giardinaggio) nella villa dei genitori.
E così, quando Carlo Ravasio, storico dipendente dei Renzi, chiese all' extracomunitario di mostrare i suoi documenti in un negozio di telefonia di Pontassieve, non ebbe nulla da obiettare. Peccato che a partire dal 7 dicembre e nei giorni immediatamente successivi la scheda finì nelle mani di Renzi senior che la utilizzò per mandare sms a uno dei suoi attuali coindagati proprio per il crac della Marmodiv, quel Mariano Massone che, un anno prima, nel 2016, era stato condannato per la bancarotta della Chil post, mentre Tiziano per lo stesso fallimento era stato prosciolto.
Adesso la Procura di Firenze ritiene quei messaggi sospetti, e non solo per le modalità di invio, ma anche per il loro contenuto, tanto che sono finiti in un fascicolo per traffico di influenze illecite aperto a carico del babbo.
Ma perché il 7 dicembre 2017 viene chiesto a Festus Edu di intestarsi la scheda?
Non è escluso che un po' sia anche colpa nostra. Il 5 ottobre 2017, i finanzieri perquisiscono la Marmodiv e acquisiscono documenti negli uffici della Eventi 6, la ditta della famiglia Renzi. L' indagine parte dal crac della Delivery Italia service, cooperativa aperta da persone di fiducia del babbo. Sempre il 5 ottobre, il procuratore aggiunto Luca Turco chiede la consegna di due fatture, le stesse per la cui emissione lo scorso 7 ottobre i due genitori sono stati condannati in primo grado a 1 anno e 9 mesi di carcere.
L' 1 novembre 2017, il nostro giornale pubblica un articolo che svela come le perquisizioni del mese precedente abbiano un preciso obiettivo: «Altre due inchieste inseguono babbo Renzi.
La Procura di Firenze indaga per bancarotta e false fatturazioni. In confronto, il caso Consip è uno scherzo». L' 11 novembre, altra esclusiva: «È indagata persino la madre di Renzi».
Sempre La Verità, il 6 novembre del 2016, esattamente un anno prima rispetto agli scoop di cui vi stiamo parlando, aveva raccontato in anteprima che a Napoli era partita l' inchiesta Consip. Il 5 dicembre erano iniziate le intercettazioni e il 7 dicembre, curiosamente sempre nel giorno di Sant' Ambrogio, un altro amico del babbo, Roberto Bargilli, aveva telefonato a un coindagato di Tiziano, tale Carlo Russo, dicendogli: «Scusami ti telefonavo per conto di babbo, mi ha detto di dirgli di non chiamarlo e di non mandargli messaggi».
Ma le contromisure anti intercettazioni nel 2017, se i sospetti degli inquirenti saranno confermati, diventano più sofisticate e puntano sull' utilizzo di schede registrate a nome di insospettabili extracomunitari. Resta da scoprire che cosa abbia scritto Tiziano Renzi a Mariano Massone con la tessera intestata a Festus Edu. Abbiamo provato a chiederlo allo stesso Massone, arrestato il 18 febbraio insieme con i due genitori con l' accusa di bancarotta. Il quarantottenne genovese sostiene di avere pochi ricordi:
«Non so che cosa contengano quegli sms. Io di certo non sono uno che cancella quello che scrive. Sui miei cellulari di messaggi con Tiziano ne avranno trovati a centinaia. Ma non mi interessa. Ho dato ai finanzieri tutto: due telefonini, il pc, l' hard disk esterno.
Che si prendessero tutto, che si leggessero tutto. Tanto di cose strane che posso aver fatto per avere un vantaggio per me non ne sono successe».
Massone oggi vive a Campoligure, in provincia di Genova. Da qualche giorno ha finito di scontare la misura restrittiva dell' obbligo di dimora e non vuole sapere più nulla di Tiziano Renzi: «Non lo sento e non lo vedo da tanto tempo, non ho nessuna intenzione di sentirlo e di vederlo, non me ne frega niente di lui. Dopo la vicenda di febbraio mi sono proprio rotto».
Anche perché dagli affari in comune ritiene di aver ricavato solo guai. Suo padre Gian Franco, persona perbene, a cui lui e Renzi senior avevano intestato la fallita Chil post, è morto ad aprile.
«La cosa che mi ha fatto incazzare di più di Tiziano è che non mi ha mandato neanche un telegramma per mio papà, non ti dico una telefonata, manco una lettera», ci confessa Massone.
tiziano renzi filippo roma le iene
Mentre il genitore era in ospedale, il figlio è rimasto ai domiciliari per quasi tre settimane, senza neppure poter vedere i propri figli. In totale isolamento. «Io non potevo neanche andare a trovare mio padre e Tiziano (ai domiciliari pure lui, ndr) faceva avanti e indietro, incontrava chi voleva». Secondo alcune indiscrezioni, Renzi senior con la tessera del nigeriano avrebbe discusso con Massone di un grosso business. «Magari non me ne sono accorto... La usava solo con me questa Sim?
Ribadisco io di affari con lui tra il 2017 e il 2018, tali da far scattare un' accusa di traffico di influenze, non ne ricordo» continua Mariano. «L' unica cosa che è assodata e che non posso negare è che gli ho presentato Daniele Goglio». Vale a dire l' ultimo amministratore di fatto della Marmodiv, l' uomo che avrebbe sottratto all' azienda 278.000 euro, dandole il colpo di grazia. Dopo quel crac, Festus, il 27 aprile scorso ha iniziato a percepire l' indennità di disoccupazione. Il giorno successivo ha cessato di funzionare la scheda 3391904115.
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