Gian Maria De Francesco per “il Giornale”
«Cambio della guardia all' Agenzia delle Entrate. Il governo ha defenestrato Ernesto Maria Ruffini, nominato un anno fa al momento dell' incorporazione di Equitalia, e ha insediato al suo posto il generale di divisione della Guardia di Finanza, Antonino Maggiore.
«È un nome di garanzia, di grande esperienza e di onestà, che mi riempie di orgoglio», ha scritto su Facebook il vicepremier, Luigi Di Maio. «Antonino Maggiore sono certo lavorerà nell' interesse dei cittadini onesti e sarà nemico dei grandi evasori, che fino ad oggi l' hanno fatta franca a spese dello Stato e degli imprenditori e cittadini onesti.
Chi riscuote le tasse deve essere al servizio del cittadino e non il contrario. Per noi gli italiani sono onesti fino a prova contraria», ha aggiunto. Antonino Maggiore è stato fino a ieri comandante regionale della Finanza in Veneto. Tre lauree, ha ricoperto soprattutto incarichi operativi.
Non è stato l' unico avvicendamento. «Abbiamo anche azzerato i vertici dell' Agenzia delle Dogane e dell' Agenzia del Demanio. Dove c' erano rispettivamente un ex sindaco del Pd (Roberto Reggi al Demanio) e un ex Parlamentare del Pd (Giovanni Kessler alle Dogane) ora ci sono Benedetto Mineo e Riccardo Carpino». Si tratta dell' ex ad di Equitalia e del prefetto che per la Presidenza del Consiglio ha seguito l' organizzazione del G7 di Lampedusa.
La scelta di una figura apicale delle Fiamme Gialle conferma l' intenzione pentastellata di avviare una lotta all' evasione senza quartiere. Intenzione che mal si concilia con l' ok alla pace fiscale, il condono tombale per estinguere le pendenze con le Entrate e con la Riscossione.
«Il saldo e stralcio era anche nel programma del M5S e dice che le tasse si devono pagare, ma se a un certo punto tra le parti più deboli della società c' è chi non è riuscito a pagare ed è finito nel vortice Equitalia-Agenzia delle Entrate che non gli permette di ripartire, il principio saldo e stralcio gli dice questo: Chiudiamola così con un forfettario e puoi ripartire».
Il vicepresidente del Consiglio, Luigi Di Maio, ieri su La7 ha spiegato così la misura che dovrebbe essere varata con il collegato fiscale alla legge di Bilancio 2019.
Secondo i primi calcoli effettuati al Tesoro, si potrebbero ottenere circa 3,5 miliardi, un valore ben al di sotto dei 60 miliardi in due anni teorizzati dalla mente economica della Lega Armando Siri. Ma l' attuale viceministro dell' Economia, Laura Castelli, in piena stesura del contratto di governo tuonava: «Non si farà mai un condono, non è il bene della politica».
Allo stesso modo, M5S si è opposto alla voluntary disclosure nella passata legislatura. Ora la musica è cambiata. Ma, come dimostrano le nomine, fino a un certo punto.
C' è da aspettarsi di tutto da un partito fondato da un comico che ha sempre lanciato anatemi contro gli evasori dopo aver aderito ai condoni 2002 e 2003.