Alberto Statera per “Affari & Finanza - la Repubblica”
“I romani erano due, uno uccise l' altro”, soleva dire Giulio Andreotti. Chissà se la giovane neosindaca di Roma Virginia Raggi, conosce il detto di arguta romanità dell' antico democristiano, mentre si appresta a imbracciare le leve del comando nella stanza dei bottoni, di cui l' ingenuo socialista Pietro Nenni scoprì l' inesistenza più di mezzo secolo fa. "Ho trovato una città di mattoni, ve la restituisco di marmo" proclamò Ottaviano Augusto.
"Ci lasciano una città in macerie ma sono fiduciosa", ha più compostamente articolato la neosindaca. La quale tra i primi dossier, volente o nolente, dovrà confrontarsi con il marmo olimpico. "Le Olimpiadi del mattone non si faranno", ha ripetuto come un mantra. Ma potrà e saprà confrontarsi davvero con una "superlobby" che vede al suo vertice nientemeno che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il presidente del Consiglio Matteo Renzi, un voto del Parlamento, quei volponi di Giovanni Malagò e Luca Cordero di Montezemolo e un'orda di cacciatori di appalti?
VIRGINIA RAGGI E MARIA ELENA BOSCHI
Gli argomenti non le mancano. In cassa non c'è un soldo, anzi un buco forse di una quindicina di miliardi, Il default greco ebbe inizio con le olimpiadi del 2004 e i greci ne pagano ancora le spese; Londra nel 2012 costò quasi 20 miliardi mai rientrati. Adesso tocca a Rio, che ancora paga i mondiali del 2014, costati 13,5 miliardi, con ricavi per 3,5, secondo la stima di Forbes. Senza andare tanto lontano, noi stessi paghiamo ancora i debiti e le malversazioni dei Mondiali 90 e dei Mondiali di nuoto.
La Raggi, come abbiamo visto, sa piangere e sa fare la faccia feroce, ma ci permettiamo di dubitare che di fronte a un assedio così poderoso non sia costretta a trovare un punto di compromesso: le Olimpiadi verdi? Le Olimpiadi gratis? Le Olimpiadi nello sterrato del Circo Massimo? Lei, per ora, giustamente punta sulla mobilità, sul decoro, sulla trasparenza e sulla riduzione del debito.
luca cordero di montezemolo giovanni malago
Niente di marmoreo, ma solo doveroso rispetto al programma (generico) che l'ha portata in Campidoglio. E quando la tenaglia olimpica si stringerà? Non vorremmo che la neosindaca finisse come il povero Federico Pizzarotti che fu eletto sull' onda dell' opposizione al famoso inceneritore e che l'inceneritore è stato costretto a costruire, meritando il bando del suo movimento.
Resisterà dura e pura o governare è un' altra cosa? Paolo Berdini, assessore in pectore all'Urbanistica, ha già detto prima di essere nominato che "le Olimpiadi non sono un male a prescindere". Ci mancherebbe, chi l'ha mai detto? Ma gli interessi che muovono, negli ultimi anni, non sempre sono risultati commendevoli.
E' ancora presto, ma - Olimpiadi a parte - dalla neosindaca non abbiamo sentito parole con qualche senso sul reale futuro della Capitale d'Italia: non c'è un disegno generale, non c' è un progetto con l' anima, non c'è un pensiero ragionevole sul prossimo avvenire, a parte la sacrosanta volontà di intervenire su scandali ben noti da decenni.
Eppure la materia non manca, in una capitale scomparsa dalle classifiche sulla qualità della vita urbana, con il 49 per cento di disoccupazione giovanile (21 a Parigi, 18 a Londra), con solo il 24 per cento di laureati sulla popolazione in età lavorativa (41 a Madrid e 61 a Parigi). A Parigi, per dire, si lavora in 23 aree con alcuni chiari obiettivi: sicurezza, accessibilità, integrazione sociale, crescita e rilancio economico, ambiente. Aspettiamo con speranza la partenza della sindaca Raggi, cui auguriamo di scampare al brocardo andreottiano.
Alberto Statera per “Affari & Finanza - la Repubblica”
“I romani erano due, uno uccise l' altro”, soleva dire Giulio Andreotti. Chissà se la giovane neosindaca di Roma Virginia Raggi, conosce il detto di arguta romanità dell' antico democristiano, mentre si appresta a imbracciare le leve del comando nella stanza dei bottoni, di cui l' ingenuo socialista Pietro Nenni scoprì l' inesistenza più di mezzo secolo fa. "Ho trovato una città di mattoni, ve la restituisco di marmo" proclamò Ottaviano Augusto.
olimpiadi a roma il salto della buca
"Ci lasciano una città in macerie ma sono fiduciosa", ha più compostamente articolato la neosindaca. La quale tra i primi dossier, volente o nolente, dovrà confrontarsi con il marmo olimpico. "Le Olimpiadi del mattone non si faranno", ha ripetuto come un mantra. Ma potrà e saprà confrontarsi davvero con una "superlobby" che vede al suo vertice nientemeno che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il presidente del Consiglio Matteo Renzi, un voto del Parlamento, quei volponi di Giovanni Malagò e Luca Cordero di Montezemolo e un'orda di cacciatori di appalti?
ILLUSTRAZIONE GIANNI CHIOSTRI OLIMPIADI A ROMA
Gli argomenti non le mancano. In cassa non c'è un soldo, anzi un buco forse di una quindicina di miliardi, Il default greco ebbe inizio con le olimpiadi del 2004 e i greci ne pagano ancora le spese; Londra nel 2012 costò quasi 20 miliardi mai rientrati. Adesso tocca a Rio, che ancora paga i mondiali del 2014, costati 13,5 miliardi, con ricavi per 3,5, secondo la stima di Forbes. Senza andare tanto lontano, noi stessi paghiamo ancora i debiti e le malversazioni dei Mondiali 90 e dei Mondiali di nuoto.
La Raggi, come abbiamo visto, sa piangere e sa fare la faccia feroce, ma ci permettiamo di dubitare che di fronte a un assedio così poderoso non sia costretta a trovare un punto di compromesso: le Olimpiadi verdi? Le Olimpiadi gratis? Le Olimpiadi nello sterrato del Circo Massimo? Lei, per ora, giustamente punta sulla mobilità, sul decoro, sulla trasparenza e sulla riduzione del debito.
Niente di marmoreo, ma solo doveroso rispetto al programma (generico) che l'ha portata in Campidoglio. E quando la tenaglia olimpica si stringerà? Non vorremmo che la neosindaca finisse come il povero Federico Pizzarotti che fu eletto sull' onda dell' opposizione al famoso inceneritore e che l'inceneritore è stato costretto a costruire, meritando il bando del suo movimento.
Resisterà dura e pura o governare è un' altra cosa? Paolo Berdini, assessore in pectore all'Urbanistica, ha già detto prima di essere nominato che "le Olimpiadi non sono un male a prescindere". Ci mancherebbe, chi l'ha mai detto? Ma gli interessi che muovono, negli ultimi anni, non sempre sono risultati commendevoli.
E' ancora presto, ma - Olimpiadi a parte - dalla neosindaca non abbiamo sentito parole con qualche senso sul reale futuro della Capitale d'Italia: non c'è un disegno generale, non c' è un progetto con l' anima, non c'è un pensiero ragionevole sul prossimo avvenire, a parte la sacrosanta volontà di intervenire su scandali ben noti da decenni.
Eppure la materia non manca, in una capitale scomparsa dalle classifiche sulla qualità della vita urbana, con il 49 per cento di disoccupazione giovanile (21 a Parigi, 18 a Londra), con solo il 24 per cento di laureati sulla popolazione in età lavorativa (41 a Madrid e 61 a Parigi). A Parigi, per dire, si lavora in 23 aree con alcuni chiari obiettivi: sicurezza, accessibilità, integrazione sociale, crescita e rilancio economico, ambiente. Aspettiamo con speranza la partenza della sindaca Raggi, cui auguriamo di scampare al brocardo andreottiano.