Adalberto Signore per il Giornale
È una questione di giorni, massimo due settimane. Poi Enrico Costa si dimetterà da ministro degli Affari regionali, farà un passo di lato rispetto ad Ap e aprirà ufficialmente la corsa al centro. Cercando di creare, ha spiegato l' ex vice Guardasigilli del governo Renzi, ai molti che in questi giorni lo hanno chiamato per solidarizzare con le sue critiche allo ius soli, «un ponte verso il centrodestra».
berlusconi con gli amministratori di forza italia 1
«Uno spazio lo ha definito Costa con i suoi interlocutori dove esperienze moderate, liberali e cattoliche che hanno sensibilità omogenee possano ritrovarsi e confrontarsi». Insomma, nonostante lo stop imposto da Paolo Gentiloni al disegno di legge che estende la cittadinanza a tutti coloro che sono nati sul territorio italiano abbia archiviato il problema del voto di fiducia, le grandi manovre al centro continuano a pieno ritmo.
Così come i contatti tra un pezzo importante dell' area moderata e il centrodestra. Un processo cui ha dato una forte accelerazione l' intervista al Mattino di due giorni fa di Silvio Berlusconi. Il leader di Forza Italia, infatti, ha ribadito la necessità di «rilanciare un centrodestra vasto e inclusivo che guardi a tutti coloro che sono parte della nostra storia», senza alcun veto né tantomeno distinguo rispetto a quelli che fino a qualche mese fa i parlamentari azzurri bollavano senza troppi giri di parole come «traditori».
Un' ostilità, peraltro, dovuta anche al timore di vedere occupati preziosi posti in lista che senza un' apertura al centro sarebbero in buona parte ad appannaggio degli attuali parlamentari uscenti di Forza Italia. Il cantiere, in verità, è aperto da qualche tempo. Anche se nelle ultime settimane una serie di faccia a faccia ad Arcore ha impresso una decisa accelerazione alla vicenda.
Costa - che già lo scorso 4 luglio si era presentato a sorpresa alla cena organizzata da Stefano De Luca per il ventennale della ricostituzione del Pli, di cui il padre Raffaele fu segretario - ha praticamente già deciso di lasciare il governo Gentiloni («sono uno che ama la chiarezza», spiegava ieri a un suo collega centrista). Della partita sarebbero anche il segretario dell' Udc Lorenzo Cesa e il leader di Fare! Flavio Tosi. In deciso avvicinamento, poi, è dato anche il segretario di Scelta civica Enrico Zanetti.
Tutti dovrebbero in qualche modo formalizzare il cambio di marcia prima dell' estate. Già, perché non è tanto sul merito della scelta quanto sul timing che sembra dividersi la galassia moderata che guarda a Berlusconi. Se c' è chi vorrebbe iniziare subito il percorso, c' è anche chi come per esempio l' ex ministro Maurizio Lupi preferisce un approccio più prudente, anche per capire come finirà il tira e molla tra il Cavaliere e Matteo Salvini.
Che Forza Italia e Lega siano alleate o in competizione non è infatti un dettaglio, soprattutto al Nord. È per questo, per esempio, che Niccolò Ghedini che di fatto ha preso in mano le redini del partito vede di buon grado un avvicinamento di Tosi, che in Veneto potrebbe drenare consensi proprio al Carroccio (anche se pare che dentro Fare! ci sia qualche insofferenza).
Tra quelli che preferiscono prender tempo c' è anche Stefano Parisi che domenica era a Piacenza con Salvini. I rumors del Senato danno come già arruolati in Energie per l' Italia sia Roberto Formigoni che l' ex sindaco di Milano Gabriele Albertini, ma la vicinanza con il leader della Lega non sembra aver suscitato grandi entusiasmi in quel di Arcore.
Alla finestra, poi, c' è Raffaele Fitto, leader dei Conservatori e riformisti. I suoi rapporti con Berlusconi non sono idilliaci, ma l' ex ministro al Sud e soprattutto in Puglia si porta dietro un pesante pacchetto di voti e in questi anni è sempre rimasto decisamente all' opposizione dei governi a guida Pd.