Estratto dell’articolo di Alessandro Barbera per “la Stampa”
GIANCARLO GIORGETTI RAFFAELE FITTO
«Non raccontiamo che era tutto perfetto e questo governo è impazzito. Se non avessimo spostato alcuni interventi avremmo perso risorse. Il Pnrr ha regole molto rigide: se si prendono 67 miliardi di progetti vecchi e li inseriscono nel Piano, come era stato fatto, non c'è l'ammissibilità». Fra questi «sei miliardi per i piccoli Comuni, e un programma del 2019 da un miliardo sulla viabilità non rendicontabili. Se li avessimo lasciati sarebbero stati revocati».
Il ministro degli Affari europei Raffaele Fitto, sul quale ora ricade l'intera responsabilità dell'attuazione del Recovery Plan, dice «di non voler fare polemica». E però i numeri citati ieri durante un intervento a Napoli sono un preciso atto di accusa ai governi Conte e Draghi.
La data del 2019 citata da Fitto riporta soprattutto al primo, che già allora fu accusato di aver «svuotato i cassetti» dei ministeri inserendo nel Pnrr progetti rimasti fino ad allora senza fondi.
Sia come sia, fatta e incassata con la Commissione europea la revisione dell'intero piano, il governo ha ancora da risolvere un grosso problema politico, ovvero le risorse inizialmente assegnate e ora cancellate ai Comuni. Il sindaco di Bari e presidente dell'Anci Antonio Decaro calcola ben dieci miliardi di qui al 2026. «Il governo ci dica se ci sono o meno i soldi. Se non dovessero arrivare si rischiano debiti fuori bilancio».
giancarlo giorgetti raffaele fitto
La faccenda è ormai da giorni oggetto di scambi più o meno pubblici fra lo stesso Fitto e il ministro del Tesoro Giancarlo Giorgetti, il quale a inizio legislatura ha lasciato ogni competenza sul Pnrr a Palazzo Chigi. Secondo le stime che circolano fra i tecnici, si tratta di almeno tre miliardi di opere già realizzate o quantomeno messe a gara. La Ragioneria è stata incaricata di fare stime più precise.
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A fine aprile, proprio per accelerare l'avvio dei cantieri, una circolare della stessa Ragioneria aveva invitato le amministrazioni a concedere anticipi fino al trenta per cento degli appalti. Nel frattempo alcune si sono adeguate, molte no. Fitto ha detto più volte di voler spostare le somme uscite dal Pnrr (le cui opere vanno chiuse entro il 2026) sulla programmazione ordinaria dei fondi europei rendicondabili entro il 2029. Ma la faccenda è più complicata di così, perché non tutto può essere spostato, in particolare le opere avviate.
C'è poi un ulteriore problema: molti di questi lavori, spesso cantieri di valore inferiore ai centomila euro, hanno potuto procedere grazie a norme di semplificazione previste dal regolamento del Pnrr. Come fare in questi casi? Possono procedere con le stesse modalità o i progetti vanno assegnati con i tempi più lunghi di un normale cantiere pubblico? Di tutto questo Fitto e Giorgetti dovranno discutere già questa settimana.
Le dichiarazioni pubbliche dei due tradiscono una certa differenza di vedute, e non potrebbe essere diversamente: il primo ha il fiato sul collo dei sindaci, l'altro deve far tornare i conti. «Non è stato cancellato alcun intervento. Il decreto che finanzia il Pnrr non è stato mai messo in discussione», diceva ieri Fitto.
Durante il vertice di martedì con i sindacati Giorgetti ha detto cose piuttosto diverse: «Abbiamo stralciato alcuni progetti perché erano debito cattivo. E d'altro canto l'Italia ora è rimasta sola a chiedere di scorporare la spesa per investimenti» dal nuovo patto di Stabilità. Come a dire: attenti a non tirare la corda con l'Europa. […]