IL GIOCO DELLE TRE CARTE SULLE SPIAGGE PUR DI DIFENDERE LA CASTA DEI BALNEARI – NEL DOCUMENTO CONSEGNATO DAL GOVERNO ALLA COMMISSIONE EUROPEA, SI LEGGE CHE IL 67% DELLE SPIAGGE ITALIANE È ANCORA LIBERO. QUINDI NON C’È BISOGNO DI METTERE A BANDO LE CONCESSIONI, COME IMPONE LA DIRETTIVA BOLKESTEIN – MA PER ARRIVARE A QUESTO DATO SONO STATI CALCOLATI ANCHE SCOGLI E PORTI. E NON SONO STATI CONSIDERATI I CHILOMETRI LINEARI DI COSTA, MA I CHILOMETRI QUADRATI. UN ESCAMOTAGE PER “DILUIRE” LA PRESENZA DI CONCESSIONI PRIVATE – A BRUXELLES SE NE SONO ACCORTI E…

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Estratto dell’articolo di Antonio Fraschilla per “la Repubblica”

 

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Si sono inventati di tutto pur di cambiare la geografia del nostro Paese e dimostrare all’Europa che le spiagge in mano ai privati sono poche rispetto a quanto la natura ha donato all’Italia. Secondo il documento consegnato dal governo Meloni alla Commissione europea, dopo quasi nove mesi di lavoro di un folto tavolo interministeriale insediatosi a Palazzo Chigi, le spiagge libere sono ancora il 67 per cento e quindi non c’è bisogno di rispettare la direttiva Bolkestein che impone bandi pubblici per le concessioni.

 

«Hanno fatto dei trucchi che nemmeno alle scuole elementari avrebbero mai immaginato di fare», dice il deputato di Alleanza verdi e sinistra, Angelo Bonelli […]

 

GIORGIA MELONI ALL HOTEL VILLA DELLE PALME A SANTA MARINELLA GIORGIA MELONI ALL HOTEL VILLA DELLE PALME A SANTA MARINELLA

Ma come si è arrivati a questa cifra? Nel documento si fa una premessa che già è singolare. E cioè che non si hanno dati certi sui chilometri lineari di costa, che secondo il Portale del mare sarebbero comunque 11 mila (3 mila in più, secondo gli ambientalisti, di quelli davvero fruibili per fare un bagno come scritto da Gian Antonio Stella sul Corriere ): quindi «il tavolo ha ritenuto di utilizzare come misura maggiormente significativa i metri quadrati e non il dato lineare».

 

E qui sta il vero primo trucco: parlando di chilometri quadrati, rispetto a quelli lineari, si diluisce notevolmente la presenza di concessioni private. Ma tant’è, secondo questo calcolo oggi in Italia ci sono 381 mila chilometri di aree demaniali marittime (ad esclusioni di aree militari e aree secretate).

 

Quelle occupate, secondo il documento di Palazzo Chigi, sarebbero «solo» 127 mila chilometri, appena il 33 per cento del totale. L’Italia insomma è un paradiso naturalistico ovunque. E quindi c’è una grande abbondanza di spiagge libere da poter assegnare.

 

VIGNETTA DELL ECONOMIST SUI BALNEARI ITALIANI VIGNETTA DELL ECONOMIST SUI BALNEARI ITALIANI

Ma spulciando il documento si scopre che tra le aree di costa considerate libere ci sono anche quelle «di minore accessibilità per condizioni naturali, potendo essere interessate da investimenti di riqualificazione tali da renderle attrattive per lo sviluppo di nuove attività economiche». Inoltre il computo non ha «riguardato unicamente le parti sabbiose, ma è da includersi anche la parte di costa rocciosa, poiché su quest’ultima è possibile installare strutture turistico-ricreative, e inoltre in alcuni casi opere a difesa della costa sono state concretamente utilizzate a fini turistico ricettivi».  Quindi anche i frangiflutti sono stati considerati nel computo? Pare proprio di sì […]

 

Letti questi numeri, e come sono stati elaborati, da Bruxelles hanno risposto in maniera quasi piccata: «Tale percentuale del 33 per cento è calcolata rispetto al totale dell’area demaniale solo “al netto di aree militari e secretate”».

 

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Continua poi la Commissione Ue, dando 60 giorni di tempo per rispondete ai rilievi e rispettare la Bolkestein: «Si indica che “il totale delle aviosuperfici, il totale dei porti con funzioni commerciali, il totale delle aree industriali relative ad impianti petroliferi, industriali e di produzione di energia, le aree marine protette e parchi nazionali” non sono stati esclusi dal totale di riferimento delle aree disponibili, ma sono stati inclusi nel calcolo che ha portato al suddetto 33 per cento».

 

URSULA VON DER LEYEN GIORGIA MELONI URSULA VON DER LEYEN GIORGIA MELONI

E conclude: «Alla luce di quanto precede, risulta che i risultati dei lavori del “tavolo tecnico” non siano idonei a dimostrare che su tutto il territorio italiano non vi è scarsità di risorse naturali oggetto di concessioni balneari». […]

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