Marco Cremonesi per il “Corriere della sera”
Il simbolo dell' ennesima giornata in parete del governo è la Sala dei Galeoni di Palazzo Chigi pavesata a festa per la conferenza stampa che dovrebbe annunciare l' epocale riforma della Giustizia. Si tendono i tappeti, si dispongono le bandiere, si preparano le tribune per chi parlerà, anche se non è affatto chiaro quanti (e chi) saranno. Sui monitor appare la prima slide che dice «Riforma della giustizia. Veloce. Indipendente. Uguale per tutti».
Peccato soltanto che il Consiglio dei ministri che dovrebbe approvarla si apra alle 15 e venga sospeso dopo minuti cinque. L' accordo tra Lega e 5 stelle non c' è e la riunione procede a singhiozzo per tutto il resto della giornata. Consiglio vero e proprio, approfondimenti tecnici, discussioni serrate. Ma a mezzanotte il Consiglio finisce con la solita formula: riforma approvata «salvo intese». Che significa il contrario, l' intesa non c' è.
LUIGI DI MAIO ALFONSO BONAFEDE
Intorno alle 20, Salvini sbuffa con i suoi: «Si sono fatti fregare...». Parla dei 5 stelle che si sarebbero fatti «scodellare un testo da gattopardi, che non cambia nulla, scritto dai magistrati del ministero». Un riferimento soprattutto al capo dell' ufficio legislativo del ministero della Giustizia, Mauro Vitiello, di area Magistratura democratica. Secondo chi lo ha sentito, il leader leghista si sarebbe anche concesso una battuta: «Si sono fatti fregare, non so se tutti in buona fede.
Nomen omen...». Difficile dimenticare che il ministro alla Giustizia si chiama Bonafede.
Del resto, che Salvini la pensasse in questo modo era affiorato anche nel suo Facebook live di metà giornata: «Bonafede ci mette pure la buona volontà ma la sua cosiddetta riforma della giustizia è acqua». Fatto sta che il basso continuo del Consiglio è il confronto punto su punto tra lo stesso Bonafede e la ministro leghista Giulia Bongiorno.
Ma il premier Conte e Luigi Di Maio non vogliono arrivare alla rottura. Neppure i leghisti, in realtà, ma il testo per loro va profondamente cambiato: i tempi del processo, il regime delle intercettazioni sono i nodi che non si sciolgono. Intorno alle 21.30 Salvini comunica ai suoi che tutto è in alto mare: «Quando ci sono in ballo la libertà e i diritti di milioni di italiani, le cose bisogna farle bene...».
Al di là della lunga notte della giustizia, Salvini non ha ancora preso decisioni definitive.
«Aspetta al guado» dicono i suoi, il vicepremier attende la piega degli eventi: «Occorre vedere le fondamenta della manovra che Tria e Conte intendono impostare». A giudicare dai tuoni e fulmini partiti ieri in aula alla Camera all' indirizzo di Giovanni Tria dal capogruppo Riccardo Molinari e dal presidente della Commissione Bilancio Claudio Borghi, il clima non mette al bello.
E resta sul tappeto, la prossima settimana, la problematica conversione del decreto Sicurezza bis al Senato: il vantaggio della maggioranza è di soli due voti. Salvini ieri ha chiesto e ottenuto dal premier Conte la fiducia sul provvedimento. Il che, però, dovrebbe impedire che il decreto, pilastro dell' attività del ministro dell' Interno, possano essere votate anche da Forza Italia e Fratelli d' Italia, che sono all' opposizione. Infine, le questione del commissario italiano. Domani il premier Conte incontrerà la presidente Ue Ursula von der Leyen.
CONTE SALVINI DI MAIO MOAVERO MATTARELLA
Ma sul nome del commissario pare che le decisioni non siano prese. I nomi dei ministri Moavero e Tria che continuano a circolare? «Autocandidature» tagliano corto in Lega.
alfonso bonafede giulia bongiorno giulia bongiorno alfonso bonafede bonafede