1 – CONTE E ITALIA VIVA, DOMANI LA RESA DEI CONTI LEU: "SERVE UNA REVISIONE ALLA MACCHINA"
Alessandro Di Matteo per “la Stampa”
La resa dei conti è rinviata a domani, Matteo Renzi si prende altro tempo per preparare il confronto con Giuseppe Conte ma a questo punto premier e alleati vogliono capire quale partita intenda giocare il leader di Italia Viva al tavolo della verifica.
Che ci sia qualcosa da correggere lo pensano in tanti, compresi Liberi e uguali che ieri sera sono andati a palazzo Chigi per incontrare il presidente del Consiglio, e lo stesso Conte pare intenzionato a tendere la mano sia sul Recovery plan che sul rimpasto, se dovesse essere necessario, ma appunto la domanda che ora tutti si fanno è: cosa vuole fare davvero Renzi?
«Sono stati posti problemi politici e li affronteremo», ha spiegato Conte a "L'alfabeto del futuro, intervistato dal direttore de La Stampa. «Il governo deve andare avanti, ma non possiamo galleggiare. Nessuno vuole riscaldare poltrone». Il premier, però, ha voluto mostrare ottimismo: «Troveremo la formula per rilanciare l'azione di governo».
Anche sulla gestione del Recovery fund i segnali di apertura il premier li ha dati: non c'è nessuna volontà di «espropriare» governo o Parlamento, si tratta solo di monitorare l'attuazione di progetti per evitare che l'Ue blocchi i fondi perché le opere non vanno avanti. Il fatto è che Renzi, appunto, ha voluto alzare ancora la tensione, rinviando l'incontro con il premier previsto per ieri.
MATTEO RENZI E GIUSEPPE CONTE COME BUGO E MORGAN
La motivazione ufficiale è stata l'assenza di Teresa Bellanova, a Bruxelles per una riunione, ma è chiaro che tutti gli alleati hanno letto la mossa come un'ulteriore provocazione. Vito Crimi, capo politico M5s, è duro: «Troppe parole, polemiche pretestuose. A noi interessano i fatti, le azioni concrete.
Il Movimento ritiene che ci sia bisogno di un'accelerazione», bisogna «mettere fine all'avvilente rappresentazione che invade le cronache e dalla quale ci asteniamo». Anche in casa Pd c'è allarme. Nicola Zingaretti ha riunito il comitato esecutivo del partito per fare il punto e spiegare la linea di fronte a questo passaggio: va bene lavorare per accelerare l'azione di governo, giusto chiedere una maggiore collegialità, a cominciare dal Recovery plan, «ma se qualcuno pensa di far cadere il governo, il Pd non ci sta, non lo seguiamo».
I democratici, nel merito, condividono parecchie delle posizioni di Iv, a cominciare dal Mes e dalla gestione del Recovery plan, ma non intendono far cadere l'esecutivo. Ovviamente, si cercherà di fare di tutto per evitare strappi. Anche Leu, ieri sera, ha suggerito a Conte di lavorare per smussare gli angoli. Spiegava Federico Fornaro dopo la riunione: «Bisogna affrontare i nodi, responsabilmente, sapendo che in questa legislatura non ci sono maggioranze alternative. Bisogna essere tutti conseguenti».
Ma che qualcosa da mettere a posto ci sia è chiaro anche a Liberi e uguali. «Dopodiché - chiarisce Fornaro - non sono per nascondere la polvere sotto al tappeto, c'è da fare una revisione alla macchina». La condizione è una sola: tutti devono giocare responsabilmente, sapendo che non ci possono essere altri premier o maggioranze alternative.
Anche se uno dei dirigenti democratici si dice convinto che un piano B potrebbe esserci: «Se Renzi decidesse davvero di far saltare tutto al Senato nascerebbe un "partito di Conte". I 18 senatori di Iv verrebbero sostituiti». Può essere un altro dei bluff di questa infinita mano di poker che è diventata la verifica. Ma dà la misura di quanto alta sia ormai la preoccupazione dentro la maggioranza.
2– IL CAPO DI ITALIA VIVA: NON PERDO LA FACCIA E RINVIA A GENNAIO L'ORIZZONTE DELLA CRISI
Maria Teresa Meli per il “Corriere della Sera”
Matteo Renzi lascia Giuseppe Conte sui carboni ardenti facendo slittare l'incontro di due giorni. Una mossa per destabilizzare il premier, che preoccupa anche i vertici del Pd. E tutti sarebbero ancora più inquieti se avessero sentito quello che ieri il leader di Italia viva ha detto ai suoi senza usare troppi giri di parole: «Io non perdo certo la faccia. Se Conte non molla sulle cose che gli chiediamo apro la crisi. Non ora, ovviamente, che c'è la legge di Bilancio. Dopo, a gennaio».
GIUSEPPE CONTE MATTEO RENZI - BY GIANBOY
È corposa, la lista delle cose su cui il premier, stando a Renzi, dovrebbe mollare. C'è il piano del Recovery, «scritto dagli amici degli amici», che va ripensato, magari sostituendo la task force con un'unità di missione. C'è il Mes, «perché con tutti questi morti servono soldi alla sanità» e Conte deve «smetterla con il suo no ideologico».
emanuele fiano con la mascherina
E c'è la delega ai Servizi, che vada a un pd come Emanuele Fiano o a un esponente di Iv come Ettore Rosato. Non è un caso a questo proposito che Renzi posti una sua foto con Joe Biden: è un messaggio al presidente del Consiglio, un tempo in ottimi rapporti con Donald Trump. Il leader di Iv consiglia al premier di andare alla Casa Bianca e di lasciare la delega ai Servizi a un parlamentare che non abbia avuto a che fare con l'amministrazione Trump.
Insomma, Renzi si prepara all'incontro sfoderando un piglio combattivo: «A Palazzo Chigi hanno una strategia di breve durata e il rinvio li ha spiazzati», spiega ai suoi. I quali per tutto il giorno rilasciano dichiarazioni non proprio accomodanti nei confronti dell'inquilino di Palazzo Chigi.
Come Rosato, che fornisce una sua particolare e ironica versione del concetto di collegialità secondo Conte: «Vuol dire che lui e Casalino sono d'accordo tra di loro». Dunque, Renzi punta a mettere Conte in una sorta di posizione di «inferiorità» prima dell'incontro. E sempre a questo scopo evoca Mario Draghi. Un nome che da diverso tempo inquieta il premier.
La situazione è difficile, anche se Conte pare aver già ceduto sia sulla task force che sulla Fondazione per la cybersicurezza. Al Pd, infatti, sono preoccupati. L'altro ieri sera Nicola Zingaretti lo ha spiegato a Conte con chiarezza: «Guarda che devi essere tu il garante di questa alleanza».
Il che significa addossarsi gli oneri oltre che gli onori. Già, i dem sono perplessi anche per l'atteggiamento assunto dai 5 Stelle, che stanno bloccando la manovra perché vogliono assolutamente inserire l'ecobonus, sebbene Roberto Gualtieri abbia fatto presente loro che non ci sono i soldi per finanziare questa misura anche per il prossimo anno.
MURALES A MILANO – MATTEO RENZI E MATTEO SALVINI ACCOLTELLANO GIUSEPPE CONTE GIULIO CESARE
Ne hanno parlato con il premier, non nascondendo i loro timori: «Se scatta il meccanismo delle rivendicazioni identitarie da parte di tutte le forze della coalizione non si va avanti». E finché resta questa legge elettorale nemmeno la minaccia del voto anticipato serve, perché significherebbe consegnare l'Italia al centrodestra. Ma ciò che sembra preoccupare di più il Pd è la tenuta del presidente del Consiglio.
Al termine dell'incontro dell'altro ieri della delegazione dem con il premier, il presidente dei senatori Andrea Marcucci si è lasciato andare a un commento sconfortato: «Ho l'impressione che Conte non abbia ben chiaro come fare a uscire da questo pantano». E per una volta tutti gli altri hanno convenuto con le parole del capogruppo, noto per le sue opinioni poco ortodosse. Renzi a dire il vero un'idea di come uscirne ce l'ha, però passa per la resa del premier.