Estratto dell'intervista di Concetto Vecchio a Matteo Renzi per la Repubblica
Senatore Matteo Renzi, come valute le scuse di Luigi Di Maio all' ex sindaco di Lodi, Simone Uggetti?
«È un passo avanti verso la civiltà. Piccolo passo per noi garantisti, grande passo per i grillini, che hanno costruito il proprio successo sul VaffaDay e sull' aggressione giudiziaria nei confronti degli avversari. Oggi il loro ex capo ammette l' errore e si scusa».
Pensa che sia sincero?
«Lo spero. Nel 2016 ci fu una strategica aggressione contro di noi. Tempa Rossa, dove furono attaccati Federica Guidi e Claudio De Vincenti, Banca Etruria, con il padre della Boschi poi archiviato da tutte le accuse, non ci fu solo Lodi. Quel clima, creato da Di Maio, Di Battista e Casalino contro il mio governo, ha portato i grillini alle vittorie di Roma e Torino prima e del referendum poi».
Coglievano lo spirito del tempo.
«Peggio, lo costruivano, radicalizzando lo scontro. Noi dipinti come i disonesti, loro i buoni. Ignorando il principio di Benedetto Croce: in politica la vera onestà è la capacità di fare le cose. Di Maio oggi riconosce che lui fu il primo responsabile di quella campagna. Con noi lo aveva già fatto privatamente, oggi c' è un' assunzione di responsabilità pubblica che mi sembra importante».
Perché ha deciso proprio adesso di dire no alla gogna?
«Perché sta cambiando tutto. Il passaggio da Conte a Draghi - che Italia Viva ha voluto e promosso contro tutti - è un cambio d' epoca. Oggi il Paese è più tranquillo e la gogna non funziona. Del resto può ritorcersi contro, come dimostra la vicenda del figlio di Beppe Grillo».
Qual è la sua risposta politica?
«Dobbiamo incoraggiarli ad abbracciare il garantismo e respingere il giustizialismo per sempre. Noi che siamo state le vittime di quella stagione siamo pronti a tendere la mano a condizione che si riconosca la verità. E si cambi approccio».
(…)
Farebbe un' alleanza con i 5S?
«I Cinquestelle, così come li abbiamo conosciuti, sono finiti. Con giustizialismo e populismo noi non faremo alleanze, neanche elettorali. Da qui al 2023 nasceranno forze nuove sia a destra che a sinistra. E i giochi si faranno dopo le elezioni del presidente della Repubblica. Se Draghi governerà bene, come io credo, anche la bolla mediatica di Giorgia Meloni si sgonfierà».
DEGRILLIZZATI
Mattia Feltri per la Stampa
Con un articolo sul Foglio, Luigi Di Maio ha chiesto scusa della disdicevole e grottesca - l' ha definita così - campagna organizzata cinque anni fa contro il sindaco di Lodi, allora arrestato e pochi giorni fa assolto. In realtà erano scuse alla carriera, alla decina abbondante d' anni vissuti a portata di manette,
e ho pensato al Pd che, sulle inchieste di procura e sulla differenza antropologica, tira a campare da trenta, ma di chiedere scusa non se ne parla. Un po' come la Lega sebbene periodicamente, da Bossi a Salvini, proclami l' intenzione di massaggiare col randello la schiena dei magistrati.
Ecco, la Lega e il Pd, i duellanti di questi tempi spensierati nei quali - mentre Draghi prova a tener su il Paese coi tiranti - si sfidano alla ritrovata purezza, e se la battono bandiera contro bandiera, flat tax contro tassa sui ricchi, immigrati no contro immigrati sì, tutela degli imprenditori contro tutela dei lavoratori. E intanto i cinque stelle tacciono. Partecipano ai vertici di governo opponendo, se lo oppongono, non più di un delicato dissenso, pendono dalle labbra del premier e dei suoi ministri, compresi quei tecnici alla Franco di cui un tempo volevano fare piazza pulita, e accettano nomine, riforme, governance del Recovery.
Non vorrei essere troppo ottimista, ma mi pare di vederli prendere appunti, abbagliati dalla competenza che li fa arrossire della loro incompetenza. Mi gioco il jolly e lo dico: degrillizzati, i cinque stelle sono oggi il partito meno populista che ci sia, ed è imbarazzante soprattutto per gli altri, attaccati a quel po' di populismo come alla bombola dell' ossigeno.
mario draghi luigi di maio GIANCARLO GIORGETTI MARIO DRAGHI LUIGI DI MAIO