GRILLO - DI BATTISTA - DI MAIO
Emanuele Buzzi per il “Corriere della Sera”
Uno scossone all'orizzonte dopo le polemiche e le liti. I Cinque Stelle vogliono ripartire da zero. I cocci della vicenda romana hanno lasciato il segno. Profondo. Nel Movimento in questi giorni sta maturando una riflessione collettiva e condivisa, che ha toccato anche Beppe Grillo e Davide Casaleggio. Una riflessione che - secondo le indiscrezioni - avrebbe del clamoroso: un addio al direttorio.
DI MAIO DI BATTISTA GRILLO FICO
La mossa sarebbe solo il preludio a un ripensamento della struttura del M5S ed è dettata da una duplice considerazione: da un lato i pentastellati si stanno espandendo (i Comuni amministrati ora sono qualche decina e non più pochi casi sparuti, le ambizioni sono quelle di una formazione di governo), dall' altro la cabina di regia in questa gestione delle vicende romane ha mostrato crepe evidenti. Il mancato coordinamento, la fuga di notizie, l' arroccarsi su posizioni a volte inconciliabili tra loro ha di fatto sancito la fine di questa fase politica del Movimento.
Inizialmente si era valutata l' idea di ritirare le deleghe principali (enti locali e meet up) a Luigi Di Maio, Roberto Fico e Alessandro Di Battista, ma l' opzione sarebbe sembrata ai vertici aleatoria, insufficiente per ricompattare i cinque deputati, finiti anche nel mirino dei senatori. Oltretutto ci sarebbe un altro (doppio) nodo: si vorrebbe creare una rete più capillare per gestire i rapporti con gli enti locali e aumentare il numero di persone coinvolte nella gestione del M5S.
Grillo, in sostanza, chiede una scossa, quel «bagno di umiltà» evocato anche da alcuni esponenti della prima ora. Il progetto è quello di azzerare la struttura per dare vita a una nuova organizzazione e a una nuova fase (non è ancora chiaro se i parlamentari si dimetteranno dal loro ruolo, come sembra più probabile, o se il garante interverrà in qualche modo). Le valutazioni su quello che sarà il Movimento post direttorio sono ancora allo studio, ma - visti anche i cambiamenti allo statuto che si stanno ultimando in questi giorni - è chiaro come i pentastellati abbiano tempi stretti.
DAVIDE CASALEGGIO ABBRACCIA LUIGI DI MAIO
L'idea di dare una risposta forte per ricompattarsi e l'esigenza di avere un quadro chiaro prima della kermesse di Italia 5 Stelle in programma tra meno di due settimane a Palermo fa sì, gioco forza, che quella che inizia oggi sia una settimana decisiva per sancire i nuovi equilibri. Non è un caso che il weekend sia stato fitto di incontri e contatti tra i parlamentari.
Sono trascorsi meno di due anni dal novembre 2014 quando Grillo annunciò via blog di «essere un po' stanchino» e diede vita al direttorio. Da allora molte cose sono cambiate, ma per certi versi le parole del garante sono ancora attuali. «Dobbiamo ripartire con più energia ed entusiasmo - scriveva -. Il M5S ha bisogno di una struttura di rappresentanza più ampia di quella attuale. Questo è un dato di fatto».
Grillo nel frattempo ha tentato il suo «passo di lato», ma gli eventi degli ultimi mesi lo stanno riportando al centro della scena. La sua voce è stata determinante nel gestire la crisi. Appare improbabile possa esserci un suo ripensamento dell' ultima ora sulla fine del direttorio. Ciò che è certo, invece, è che il peso dei cinque deputati che ne fanno parte è cresciuto con il tempo e, anche con una nuova struttura, avranno un ruolo di primo piano (e potranno ancora assecondare le loro aspirazioni per la leadership pentastellata).
Nel Movimento sull' argomento c'è il massimo riserbo, la parola direttorio sembra quasi un tabù e i commenti si limitano solo a manifesti di buone intenzioni. «Speriamo di dare una svolta a questa situazione», dicono alcuni glissando riferimenti alle novità in arrivo. «Siamo ottimisti, ripartiremo presto con il piede giusto», sostengono (lasciandosi andare a un mezzo auspicio) i più.