Estratto dell’articolo di Guido Olimpio per il "Corriere della Sera"
Due imbarcazioni militari statunitensi nel mar Rosso
La sfida nel Mar Rosso è un pericoloso gioco di equilibri dove i protagonisti mostrano muscoli, colpiscono ma cercano al tempo stesso di evitare un conflitto totale. Anche se, giorno dopo giorno, ci si avvicina al punto di non ritorno.
Domenica le unità Usa hanno distrutto con gli elicotteri tre barchini dei filo iraniani Houthi che avevano tentato di assaltare un cargo. Un avvertimento chiaro. La fazione, però, sembra intenzionata a proseguire negli attacchi fintanto che Israele resterà nella Striscia di Gaza mentre Teheran — come annunciato — ha schierato una sua nave, l’Alborz. Segmenti di due crisi concatenate.
attacco di un drone degli houthi nel mar rosso
Davanti alle aggressioni ripetute la Casa Bianca ha tre esigenze: garantire la sicurezza su una rotta commerciale strategica; evitare l’escalation; resistere alle pressioni da parte del Congresso che accusa Joe Biden di essere troppo cauto. Secondo i media il Pentagono sta valutando dei piani per accentuare la forza della rappresaglia e l’affondamento dei battelli è un primo test, con un confronto limitato ma diretto. […]
YEMEN FORZE GOVERNATIVE CONTRO RIBELLI HOUTI
Gli americani potrebbero cercare di stabilire «regole di ingaggio» simili a quelle adottate con le milizie — sempre sostenute dall’Iran — in Siria e Iraq: ogni provocazione armata riceverà una risposta proporzionata. Un tentativo di imporre un principio di deterrenza senza precipitare in un’altra guerra. […]
Francia e Italia sono per la tutela della navigazione, però si sono sfilate dalla coalizione creata dagli Usa. La Gran Bretagna è interventista: per il quotidiano Times è pronta ad agire con i suoi caccia. Le eventuali mosse militari metteranno fine alla minaccia dei miliziani? La soluzione non dipende solo dagli Stati Uniti ma, ovviamente, è legata alle decisioni degli Houthi e, in buona parte, all’influenza dello sponsor iraniano.
Il movimento yemenita usa le incursioni per sottolineare la solidarietà verso i palestinesi, per dimostrare la capacità di condizionare uno scacchiere con mezzi relativamente economici (ma dall’alto impatto), per accrescere il proprio status, per collaborare con Teheran, interessata a manovrare senza però pagare un prezzo. Gli Houthi e gli iraniani muovono su una strategia binaria: mantengono un «fuoco lento», sperano di evitare passi irreversibili.
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L’Iran cammina su un sentiero abituale dove i suoi leader usano parole forti ma lasciano poi i fatti alle milizie amiche, impiegate spesso per controbattere ai colpi portati da Israele. Un tentativo formale di separare le responsabilità. […]
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