Stefano Montefiori per il "Corriere della Sera"
«Non sono sorpreso, e neanche preoccupato. Ho ringraziato i giornalisti del Washington Post che mi hanno avvisato, non so perché abbiano cercato di spiarmi. Mi piacerebbe sapere per conto di chi», dice Romano Prodi, ex presidente del Consiglio italiano e della Commissione europea. Il suo telefonino potrebbe essere stato obiettivo dei servizi segreti del Marocco perché nel 2012 Prodi era stato inviato speciale dell'Onu nel Sahel. Ma l'incertezza sugli autori e le motivazioni è uno degli elementi fondamentali del caso Pegasus.
Il software messo a punto dalla società israeliana Nso Group è da anni sospettato di essere usato non solo nell'ambito della lotta anti-terrorismo, ma anche per obiettivi illeciti come il controllo di oppositori politici, attivisti per i diritti umani, avvocati, giornalisti e leader politici. Le rivelazioni che si susseguono da lunedì sera, diffuse dal gruppo non profit Forbidden Stories e da sedici media internazionali, sembrano confermare questi dubbi e indicano un sistema di spionaggio ad ampio raggio, su oltre cinquantamila persone. Non tutti i numeri telefonici presenti negli elenchi in mano a Forbidden Stories sono stati effettivamente violati. Ma di sicuro sono stati identificati dai Paesi che usano il software Pegasus, e considerati come interessanti in vista di un'attività di spionaggio immediata o futura.
I Paesi più attivi sono Messico e Marocco, che avrebbe provato (forse con successo) a impossessarsi dei dati dell'iPhone del presidente francese Emmanuel Macron e del suo governo. Ieri, tre giorni dopo le prime rivelazioni, lo Stato nordafricano è intervenuto nella questione. Il governo ha dato mandato alla corte di Appello di Rabat di aprire un'inchiesta contro Forbidden Stories, accusando i media di accuse «del tutto false e infondate» e di «arrecare danni alle autorità pubbliche nazionali e di ledere gli interessi superiori del regno del Marocco». Sembra cominciare una battaglia legale internazionale, perché il giorno prima avevano presentato denuncia alla procura di Parigi due giornalisti francesi, il fondatore del giornale online Mediapart e la reporter della stessa testata Lenaig Bredoux, a loro volta spiati dal Marocco perché in contatto con gruppi di oppositori al regime di Rabat.
E anche i politici di tutti gli orientamenti politici stanno presentando denunce: ieri lo hanno fatto il deputato vicino a Macron, Cédric Villani, e anche Adrien Quatennens del partito della sinistra antagonista La France Insoumise: «Tramite me, è tutta l'attività del nostro movimento e del suo gruppo parlamentare a essere potenzialmente violata». Il primo ministro Jean Castex ha detto ieri che «stiamo seguendo la vicenda da molto vicino, tenuto conto della gravità potenziale», aggiungendo che «il presidente ha ordinato una serie di verifiche e inchieste». Il software Pegasus è oggetto di indagini e polemiche dal 2016, dopo l'allerta lanciato dal dissidente degli Emirati Arabi Uniti, Ahmed Mansoor, condannato a 10 anni di prigione. La novità di questa serie di rivelazioni è il carattere sistematico e su larga scala dell'attività di spionaggio.