Enrico Franceschini per www.repubblica.it
Impegnato a sud da quattro mesi nella guerra in Ucraina, sfidato questa settimana sul fronte occidentale dalla Lituania che ha bloccato i treni merci verso l’exclave russo di Kaliningrad, ora Vladimir Putin vede sorgere un problema anche sul fronte orientale: con il Kazakistan.
Il cui presidente, Kassym Tokayev, ha pubblicamente imbarazzato il capo del Cremlino al recente Summit Economico Internazionale di San Pietroburgo, affermando che il suo paese non riconosce le regioni separatiste filorusse occupate dalle truppe di Mosca in Ucraina.
Reazione immediata
La reazione è stata immediata. Konstantin Zalutin, capo della commissione affari esteri della Duma, il parlamento russo, ha minacciato che il Kazakistan “potrebbe fare la fine dell’Ucraina”, ricordando che anche in Kazakistan ci sono regioni abitate prevalentemente da russi e che si sentono discriminate.
La tivù di stato russa ha accusato il Kazakistan di “ingratitudine” verso Mosca, alludendo all’invio di forze russe in Kazakistan nel gennaio scorso per mettere fine a una rivolta popolare che rischiava di trasformarsi in guerra civile e di travolgere il governo del presidente Tokayev.
E per una singolare coincidenza la Russia ha bloccato le esportazioni di petrolio kazako dal suo porto di Novorossiysk: ufficialmente per verificare se oggetti trovati nelle sue acque sono vecchie mine della Seconda guerra mondiale. Una mossa a cui il Kazakistan ha risposto con una ritorsione analoga, fermando temporaneamente il carbone russo.
KASSYM JOMART TOKAYEV VLADIMIR PUTIN
Il dibattito a San Pietroburgo
Putin e Tokayev sono apparsi insieme in un dibattito al Forum di San Pietroburgo, ma non è stato uno show di fratellanza tra paesi amici. Il presidente russo ha dichiarato che l’intera ex-Unione Sovietica, dunque anche il Kazakistan, fa parte “della Russia storica”, riferimento ai tempi dell’Impero russo zarista, i cui territori sono poi diventati quelli dell’Urss dopo la rivoluzione bolscevica del 1917. Come se non bastasse, Putin ha più volte pronunciato in modo non corretto il nome del suo interlocutore, e non è la prima volta che succede: un modo per dire che non sa nemmeno bene chi sia e per farsi beffe di lui apertamente.
Da parte sua, Tokayev ha contraddetto pubblicamente la linea del Cremlino sull’Ucraina, affermando che il Kazakistan non riconosce l’indipendenza di Donetsk e Lugansk, le due repubbliche separatiste che insieme formano la regione del Donbass, dove sono in corso aspri combattimenti e che Mosca ha dichiarato essere il suo obiettivo “primario” nella guerra. “Se il diritto di una nazione all’autodeterminazione si realizza in tutto il mondo, allora invece di 193 stati, sulla terra sorgeranno più di 500-600 stati, sarà il caos”, ha aggiunto il presidente kazako.
Il distanziamento pubblico di Tokayev
Sotto gli occhi di Putin, Tokayev si è quindi lamentato dei deputati della Duma e dei “propagandisti di stato russi”, accusandoli di seminare “discordia” con la sua nazione. Una allusione al commentatore televisivo russo Tigram Keyosan che in una trasmissione ha ammonito il Kazakistan a “guardare cosa sta succedendo all’Ucraina”. Le parole del leader kazako hanno provocato la risposta del deputato Zatulin: “Attenzione, se tra noi ci sono amicizia, cooperazione e partenariato, allora non vengono sollevate questioni territoriali. Altrimenti, tutto è possibile. Come nel caso dell’Ucraina. Pertanto, mi sembra che valga la pena prestare attenzione a questo aspetto della questione, in Kazakistan e non solo”.
Pur avendo soltanto 19 milioni di abitanti, il Kazakistan è il nono paese più grande del mondo e vanta grandi giacimenti di petrolio e gas. Dopo il crollo dell’Urss nel 1991 è stato governato con pugno di ferro dal suo ex-leader dell’era sovietica Nursultan Nazarbajev di fatto al potere fino alla crisi del gennaio scorso, quando il suo successore Tokayev lo ha definitivamente emarginato per esaudire la rabbia popolare nei suoi confronti. Ex-diplomatico dell’Onu, per il quale ha diretto l’ufficio di Ginevra, ora Tokayev ha osato distanziarsi in pubblico da Putin. Un altro problema per il capo del Cremlino.