Carlo Pizzati per la Stampa
Atterraggio. Ci sono. Già il fatto che i due siano così vicini, nella stessa isola, non ha precedenti. Il presidente americano che fino a pochi mesi fa diceva di avere «il bottone nucleare più grosso» stringerà la mano al «piccolo uomo-razzo» nord-coreano che gli dava del vecchio rimbambito. Manca pochissimo.
Da Pyongyang plana prima il Boing 747 Air China, pagato dai cinesi che vogliono una linea direttissima sul summit, con a bordo Kim Jong-un. Poi altri due aerei, con i ministri e l' influente sorella Kim Yo-jong. E via di corsa al cinque stelle St. Regis, 8000 dollari a notte, suite da 300 metri quadrati, uno Chagall alle pareti e lampadari di cristallo di Boemia.
Le guardie del corpo in tuta da jogging corrono accanto all' auto blindata, proteggendo il dittatore dai paparazzi. Per Kim è il viaggio più lontano da casa dal 2011.
Ed è comunque un successo, con la contingente riapertura del dialogo con Russia e Cina.
Lo staff della Casa Bianca
Più accigliato Donald Trump, in fuga d a un summit canadese del G7, dove a suo dir e serpeggiavano «i traditori». Arriva senza Melania con l' Air Force One, s' infila sulla «Bestia», la super-blindata presidenziale, e si fa scortare da 50 auto fino all' Hotel Shangri-La, in attesa del summit che inizia domattina alle 9 (le 2 del mattino in Italia).
Con lui, il segretario di Stato Mike Pompeo e l' esperto di Corea della Cia, John Bolton. No, non ha nessun bisogno di prepararsi all' incontro, assicura: «Saprò in un attimo se fa sul serio: mi bastano 5 secondi per capire se qualcuno mi piace. Saprò subito se emergerà qualcosa di positivo».
Gli auguri di Papa Francesco
Pochi credono si arriverà a un accordo in fretta. Il nodo per le trattative sulla vera denuclearizzazione nella Corea del Nord è lento da sciogliere. E ci vorranno più summit, se tutto va bene. Arriva anche la benedizione dall' Angelus, l' augurio di Papa Francesco che i colloqui contribuiscano «a un percorso positivo che assicuri un futuro di pace».
Ma è un po' uno show, quest' incontro che prima si doveva fare, poi no, tweet, si fa invece la guerra, tweet, invece no, ok, va bene, lo facciamo. Tra i duemila giornalisti accorsi, tanti i frustrati dalle prenotazioni d' albergo fatte, disdette e riconfermate. Viene da ridere vedendo gli imitatori di Trump e Kim arrivati nella «Svizzera dell' Asia» due giorni fa per farsi fotografare, uno con il cappellino rosso, l' altro con la giubba maoista, a fare ok con il pollice in alto, abbracciati, ridanciani.
Ecco, sono loro il simbolo azzeccato di una baracconata che però è talmente seria per gli equilibri politici che Singapore pagherà i 20 milioni di spese «nell' interesse della pace regionale».
«Arriva il Dottor Male», scherza un americano di Singapore, paragonando Kim al cattivone calvo ciuccia-mignolo dei film di Austin Powers. «È come assistere alla vigilia di un incontro tra due pugili», commenta un medico.
Gelati, sosia e 5 mila agenti
Cinquemila i poliziotti, tra i quali qualche Ghurka nepalese, spiegati nella città blindata.
Barriere di cemento, controlli a tappeto, proibite manifestazioni, bandiere, razzi. Ma il clima è comunque festoso.
La Common Good Foods offre un gelato al kimchi, verdure fermentate coreane, e al sapore di durian, frutto dalla buccia piena di bozzi. I cartelli del «gelato del summit» ammiccano: «I durian sono spinosi, ma i rapporti non devono per forza esserlo». Altre insegne chiedono: «Come vi sentite oggi? Più Trump-iani o più Kim-iani?».
Domanda alla quale rispondere domani, quando i due ex nemici per la pelle si dovrebbero guardare negli occhi nell' iper-lussuoso Hotel Cappella sull' isola di Sentosa, nota fino a ieri per le spiagge artificiali e il parco di divertimenti dell' Universal Studio, perfetto sfondo per questo show.
Invece del «fuoco e furia» promessi da Trump, quando dava del «cagnolino malato» a Kim, che lo ricambiava dicendo che era «mentalmente disturbato», i due si dovranno accontentare di un giretto nell' attrazione di Jurassic Park, magari tenendosi a braccetto come i loro imitatori.