“LA MELONI? MAI GIUNTA UNA SUA CRITICA. ME NE FREGO DELLA LITURGIA. LA VERITA’ E’ CHE QUANDO ESPRIMO LE MIE IDEE ROSICANO” – LA RUSSA CONTRATTACCA DOPO LE POLEMICHE SEGUITE ALLA SUA CELEBRAZIONE DEI 76 ANNI DEL MSI – “SE AVESSERO VOLUTO UNO SOLO PER DIRIGERE IL TRAFFICO DELL’AULA DI PALAZZO MADAMA, AVREBBERO POTUTO ELEGGERE UN SEMAFORO. HO LE MIE IDEE, NON LE RINNEGO. L’MSI? IL MIO EX PARTITO SOSTENEVA ISRAELE, LA SINISTRA I PALESTINESI - SUL RAZZISMO ALMIRANTE RICONOBBE L’ERRORE. E..."

Condividi questo articolo


Fabrizio Roncone per corriere.it

 

Palazzo Chigi, ufficio staff della premier, martedì sera.

meloni la russa meloni la russa

«Avverti subito Giorgia».

 

«Che succede?».

«La Russa».

«Che ha fatto, stavolta?».

«Ha pubblicato un post su Instagram. Leggi».

«Santo Cielo… ok, chiamo Giorgia».

 

La liturgia istituzionale prevede, per il presidente del Senato, seconda carica dello Stato, un riserbo, un distacco dalle beghe della vita politica quotidiana, e da certi spinosi anniversari.

«Me ne frego della liturgia! La verità è che, quando esprimo le mie idee, rosicano — dice adesso più sarcastico che preoccupato, Ignazio La Russa, la caratteristica voce ruvida, un aperitivo prima di andare a pranzo —. Ripeto: se avessero voluto uno solo per dirigere il traffico dell’aula di Palazzo Madama, avrebbero potuto eleggere un semaforo. Io non rinuncio, e non rinuncerò mai, al mio pensiero».

 

(Flash-back: via della Scrofa, sede di Fratelli d’Italia, il partito che aveva appena stravinto le elezioni. Per la prima volta, una donna — Giorgia Meloni — stava per diventare premier; e non solo: una donna di destra. Ore confuse, nervose, di dubbi e anche allegria, con un diffuso senso di rivalsa, con scosse di battente eccitazione, l’odore denso del potere impregnava le trattative in corso per stabilire l’elenco dei nuovi ministri.

 

la russa vignetta ellekappa la russa vignetta ellekappa

Poi però dal portone usciva lui, La Russa, già eletto presidente del Senato. E rassicurava, blandiva mettendoci tutto il suo strepitoso mestiere, parlando da fondatore del partito, da dirigente ancora in carica, e allora giù chiacchiere spicciole davanti ai microfoni, e spiegando intrighi, spicchi di retroscena, graffiando con le sue battute saliva poi sull’auto blu e i cronisti, basiti, restavano lì, sul marciapiede, a interrogarsi: ma ha capito che, dopo Mattarella, c’è lui?).

 

Ora però torniamo al compleanno del Msi: 26 dicembre 1946. Ridotte post-fasciste in festa. La prima ad uscire sui social è Isabella Rauti, sottosegretaria alla Difesa: didascalia («Onore ai fondatori e ai militanti missini») a corredo dell’album di famiglia, foto con la fiamma, comizi con il padre Pino — gran capo di Ordine nuovo, movimento extraparlamentare di estrema destra, una tragica scia nera negli anni Settanta.

 

 

«A quel punto, ho deciso di intervenire anche io» (non so se avete capito: ma La Russa mantiene il punto e, perciò, tra un po’ ci parleremo meglio). Ecco allora il suo post: un vecchio manifesto missino e un ricordo del padre Antonino — già segretario politico del partito nazionale fascista a Paternò (Catania) — «che fu tra i fondatori del Msi in Sicilia e che scelse, per tutta la vita, la via della partecipazione democratica…».

ifnazio la russa funerale franco frattini ifnazio la russa funerale franco frattini

Durissima la reazione di Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche, e di Ruth Dureghello, presidente della comunità ebraica romana: «Quando si ricoprono ruoli istituzionali il nostalgismo assume, contemporaneamente, contorni gravi e ridicoli».

 

Dettaglio (gigantesco): appena nove giorni fa, al museo ebraico, Meloni si era commossa durante la cerimonia dell’accensione delle luci dell’Hanukkah; le sue lacrime, parlando dell’«ignominia delle leggi razziali» e abbracciando proprio Ruth Dureghello.

 

Presidente La Russa, ha sentito la premier?

«No. E, comunque, non mi è giunta alcuna sua critica».

 

Non teme, con quel suo post, di aver minato un percorso di riconciliazione storica?

«Rispetto le sensibilità della comunità ebraica, ma li invito a documentarsi bene. Anche perché il Msi è sempre stato schierato a favore di Israele, mentre pezzi di sinistra, spesso, tifavano per i palestinesi».

Antonino La Russa Antonino La Russa

Le ricordo che Giorgio Almirante, il 5 maggio del 1942, sulla rivista «La difesa della razza», scrisse: «Il razzismo ha da essere cibo di tutti e per tutti».

«Però poi Almirante riconobbe l’errore. E fondò un partito che ha eletto capi di Stato, sostenuto la democrazia…».

 

Lei, di quel post, non è pentito.

«Io rispetto le leggi, i valori costituzionali, in aula sono imparziale e super partes…».

Con il rispetto che si deve alla sua carica, presidente, tanto al di sopra delle parti, ecco, non sembra.

 

«Ho le mie idee. Non le rinnego. E ho il diritto di celebrare la figura di mio padre, con orgoglio e senso di appartenenza ad un partito dove, a lungo, ho militato anche io. Dov’è il problema?».

Celebrerà la festa della Liberazione, il 25 aprile?

«Me lo chieda il 23 aprile. Non devo rassicurare nessuno. Certo non andrò a infilarmi in qualche corteo per beccarmi fischi e uova marce. Le ricordo però che, da ministro della Difesa, come suggeriva Luciano Violante, ho già omaggiato i partigiani morti e i morti che, credendo in un’altra ideologia, stavano dall’altra parte».

 

Sul web, in queste ore, ha ripreso a girare un video del 2018 in cui La Russa mostra il suo appartamento: con busti di Mussolini, immagini di gerarchi, e poi la sua foto, in bianco e nero, giovane, barbuto, di quando teneva comizi a Milano (il regista Marco Bellocchio ne scelse uno e, nel 1972, ci confezionò la scena iniziale del suo celebre film: «Sbatti il mostro in prima pagina»).

la russa la russa ignazio la russa a quarta repubblica ignazio la russa a quarta repubblica GIORGIA MELONI IGNAZIO LA RUSSA SERGIO MATTARELLA GIORGIA MELONI IGNAZIO LA RUSSA SERGIO MATTARELLA ignazio la russa ignazio la russa ignazio la russa prima scala 2022 ignazio la russa prima scala 2022

 

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGO-ESCLUSIVO! LARGO FOCHETTI, SI CAMBIA: MARIO ORFEO SARÀ IL NUOVO DIRETTORE DI “REPUBBLICA” - LA NOTIZIA È STATA COMUNICATA DALLA PROPRIETÀ AI CDR DI “REPUBBLICA” E “LA STAMPA” - MAURIZIO MOLINARI RESTERÀ COME COLLABORATORE ED EDITORIALISTA (MA NON DIRETTORE EDITORIALE DEL GRUPPO) - JOHN ELKANN LASCIA LA PRESIDENZA DI “GEDI” A MAURIZIO SCANAVINO, AL CUI POSTO, COME AD, ARRIVERÀ GABRIELE COMUZZO – MOLINARI PAGA L’INCAPACITÀ A EVITARE I DUE GIORNI DI SCIOPERO DELLA REDAZIONE IN OCCASIONE DELL’ITALIAN TECH WEEK, UN EVENTO A CUI YAKI TENEVA MOLTISSIMO (LÌ È STATO ANNUNCIATO L’ACCORDO CON OPENAI ALLA PRESENZA DI SAM ALTMAN) – ORA ARRIVA IL NAVIGATISSIMO ORFEO (GIÀ DIRETTORE DI TG1,TG3, “IL MATTINO”, “IL MESSAGGERO”, EX DG RAI), CONSIDERATO ADATTO AD AMMANSIRE IL RIOTTOSO CORPACCIONE DI “REPUBBLICA” – ORFEO SI È MOSSO APPENA PRIMA DI ESSERE SILURATO DAL TG3, CHE ORA FINIRÀ AI 5 STELLE CON CONTE, GIÀ PRONTO A VOTARE SIMONA AGNES ALLA PRESIDENZA RAI. E ELLY SCHLEIN, CHE SI È RITIRATA SULL’AVENTINO E NON HA MAI CONSIDERATO “SUO” ORFEO, S'ATTACCA...

DAGOREPORT – PER VEDERE FINALMENTE IL TRIONFO DI "TELE-MELONI", LA DUCETTA E GIAMPAOLO ROSSI HANNO DOVUTO INGOIARE UN BEL ROSPO: ROBERTO SERGIO COME DG È STATO IMPOSTO DA MATTEO SALVINI – DI FRONTE ALL'ULTIMATUM LEGHISTA (''O SERGIO DG, O SALTA ROSSI"), LA "NANA MALEFICA" (COPY CROSETTO) HA COSTRETTO IL “FILOSOFO DI COLLE OPPIO" A PIEGARE IL CAPINO - ROSSI ERA CADUTO IN DISGRAZIA PRESSO LA FIAMMA TRAGICA A CAUSA DEL DUPLEX CHIOCCI-SERGIO. E SOLO GRAZIE A BRUNO VESPA E' POI RIUSCITO A TORNARE NEL CUORE DELLA MELONA – IN CRISI DI ASCOLTI E SENZA IDEE, ROSSI SPERA IN UNA NUOVA “RAISET” INCIUCIONA. MA PIER SILVIO E' LONTANO - DOPO IL RISULTATO DEL VOTO DELLE TRE REGIONI, SI DECIDERA' IL DESTINO DI SIMONA AGNES - E SALVINI CARICA IL PISTOLONE DEL TAGLIO AL CANONE RAI…

L'INESAURIBILE BALLO IN MASCHERA DI GIORGIA MELONI - SULLA SCRIVANIA HA QUATTRO MASCHERE E LE USA CINICAMENTE PER UCCELLARE CHI HA DAVANTI: ROBA DA FAR VENIRE UN COCCOLONE A UN CAMALEONTE - UNA ZELIG IN GONNELLA DOTATA DI FACCIA DI BRONZO CHE DA DESTRA VA AL CENTRO, DA BIDEN RITORNA A TRUMP, SFANCULA DUE VOLTE URSULA E POI INVITA IL PPE AL CONGRESSO DEI CONSERVATORI – LA MELONA CHE UNA VOLTA  RUGGIVA CONTRO I "POTERI FORTI INTERNAZIONALI" E VOLEVA STATALIZZARE L'ITALIA, ECCOLA CHE AFFIDA LA RETE STRATEGICA DI TIM AL FONDO AMERICANO KKR, ED ORA STENDE IL TAPPETO ROSSO AL PIU' MILIARDARIO FONDO DEL MONDO, BLACKROCK, PER FARE CASSA SVENDENDO QUOTE DI ENI, POSTE, FERROVIE - NEL DUELLO CONTINUO LEGA-FORZA ITALIA SI INFILA LA MELONI A TARGHE ALTERNE: UNA VOLTA SPALLEGGIA IL CARROCCIO, LA TASSA SUGLI EXTRAPROFITTI, PER MANDARE UN MESSAGGIO AI FORZISTI E AI BERLUSCONI. UN’ALTRA, INVECE, SI AFFIANCA A TAJANI PER RALLENTARE LA RIFORMA DELL’AUTONOMIA CARA A SALVINI - UN BALLO IN MASCHERA PERMANENTE CHE VERREBBE SFRUTTATO DA UN’OPPOSIZIONE DECENTE. SE CI FOSSE...

DAGOREPORT – PERCHÉ MARINE LE PEN NON VOTA LA MOZIONE DI SFIDUCIA DELLA SINISTRA DI MELENCHON AL NEO GOVERNO DI MICHEL BARNIER? - LA DUCIONA DI FRANCIA TIENE IN PIEDI IL GOVERNO VOLUTO DA MACRON PERCHE' HA UNA FOTTUTA PAURA DI FINIRE IMPANATA E FRITTA NEL PROCESSO SUGLI ASSISTENTI PARLAMENTARI PAGATI DAL SUO PARTITO CON I FONDI EUROPEI: RISCHIA FINO A 10 ANNI DI CARCERE. E UNA VOLTA CONDANNATA, ADDIO AI SOGNI DI ELISEO. QUINDI: MEGLIO TENERSI BUONI I GIUDICI – QUEL VOLPINO DI MACRON LO SA E LA TIENE PER LA CROCCHIA LA VALCHIRIA TRANSALPINA…