LAUDATI SI’ – ANTONIO LAUDATI, IL MAGISTRATO DA CUI DIPENDEVA IL FINANZIERE PASQUALE STRIANO, PROTAGONISTA DEL “DOSSIER-GATE”, È UNA VECCHIA CONOSCENZA DELLE CRONACHE. NEL 2009 FU PROTAGONISTA DEL CASO ESCORT-TARANTINI DA NEO-PROCURATORE DI BARI: NEL GIORNO DEL SUO INSEDIAMENTO I VERBALI DI “GIANPI” USCIRONO SUL “CORRIERE” E LUI MISE SOTTO INCHIESTA GLI INVESTIGATORI. FU UNA GUERRA: ANCHE LUI VENNE DENUNCIATO, E QUALCUNO SOSTIENE DI AVERLO SENTITO DIRE “MI MANDA ALFANO” – IL CONVEGNO DA 100MILA EURO CON NIKI VENDOLA, “SUO” INDAGATO

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Estratto dell’articolo di Virginia Piccolillo per il “Corriere della Sera”

 

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A otto mesi dallo scoccare dei 70 anni, età della pensione, Antonio Laudati, il magistrato mandato a dirigere la Procura di Bari quando esplose lo scandalo delle escort pugliesi portate all’allora premier Silvio Berlusconi dall’imprenditore Giampaolo Tarantini, torna a suscitare l’attenzione dei media.

 

Se l’inchiesta sul presunto dossieraggio «con notizie false» e «fughe di notizie» volte «a screditare il governo» denunciato dal ministro Guido Crosetto, è giunta a Perugia è perché il luogotenente della Guardia di Finanza accusato di accesso abusivo ai sistemi informatici per aver fatto centinaia di ricerche sul sistema Segnalazioni Operazioni sospette su politici e vip (alcune finite sui giornali) dipendeva da lui. E ai pubblici ministeri avrebbe detto che non erano dossier ma una vera e propria attività di indagine effettuata «su impulso» di Laudati.

 

gianpaolo tarantini gianpaolo tarantini

Il magistrato irpino smentisce. Lo ha fatto anche quando è stato interrogato come persona informata dei fatti. Ma l’inchiesta su cosa è accaduto al servizio Sos […] lo fa ripiombare al centro della scena. Un déjà-vu.

 

Nato a Forino, a 11 km da Avellino, esponente di Mi, autore di un saggio sulla mafia nella finanza, amante del tennis e del ballo, Laudati inizia la carriera a Lecco, poi torna ad Avellino, quindi va come sostituto procuratore all’Antimafia di Napoli e nel 2007 diventa Direttore degli Affari Penali del ministero della Giustizia.

 

Nel 2009, mentre fanno il giro del mondo le rivelazioni dell’inchiesta barese sulle cene e i dopocena «eleganti» del premier Berlusconi, arriva nel capoluogo pugliese, fresco di nomina a procuratore capo, determinato a impedire fughe di notizie.

 

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Ma nel giorno del suo insediamento i verbali di Giampaolo Tarantini sul Corriere raccontano che cosa accadeva nella residenze di Berlusconi. Decide così di affidarsi a una squadra di investigatori fedelissimi, diversi da coloro che hanno seguito le indagini che invece mette sotto inchiesta.

 

La guerra è aperta, anche lui viene denunciato e c’è chi racconta di averlo sentito dire: «Mi manda il ministro Alfano», all’epoca titolare del ministero della Giustizia. Viene accusato di aver voluto rallentare le indagini per favorire Berlusconi, impedendo che con la fine dell’inchiesta uscissero le registrazioni hard tra il premier e la escort Patrizia D’addario.

 

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Ad aumentare l’imbarazzo c’è una registrazione compiuta, a sua insaputa, da due giornalisti di Panorama (uno è l’attuale deputato forzista, Giorgio Mulè) nella quale Laudati sostiene che Berlusconi era vittima di un complotto e Patrizia D’Addario era una ricattatrice pagata per far emergere lo scandalo.

 

La Procura di Lecce chiede per lui due anni e due mesi di carcere per favoreggiamento personale di Berlusconi e per abuso d’ufficio. Viene assolto da tutte le accuse anche in secondo grado. Ma al Csm finisce sotto procedimento disciplinare […]. Assolto. Il pg della Cassazione, chiede per lui la perdita dell’anzianità per aver organizzato con un suo indagato, l’allora governatore pugliese, Niki Vendola, un convegno da 100 mila euro. Esce assolto anche in questo caso. […]

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