“A DECRETARE LA MORTE DI ANGELO VASSALLO È STATO ‘LELLO O NERO’” – IL SINDACO PESCATORE DI POLLICA, UCCISO IN UN ATTENTATO 12 ANNI FA, FU AMMAZZATO PERCHÉ AVEVA SCOPERTO IL TRAFFICO DI DROGA DELLA CAMORRA AL LIDO DI ACCIAROLI, E NON AVEVA CEDUTO A UN TENTATIVO DI CORRUZIONE PER TACERE. IL RUOLO DEI TRE CARABINIERI INDAGATI PER CONCORSO IN OMICIDIO: IL COLONNELLO FABIO CAGNAZZO, CHE AVEVA AVUTO UNA STORIA CON LA FIGLIA DI VASSALLO, INSIEME A LUIGI MOLARO E LAZZARO CIOFFI, AVREBBE MESSO IN PIEDI UN DEPISTAGGIO SU PERSONE INNOCENTI PER…

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1 - «VASSALLO ASSASSINATO PERCHÉ AVEVA SCOPERTO IL TRAFFICO DI DROGA»

Estratto dell’articolo di Petronilla Carillo per “il Mattino”

 

angelo vassallo 4 angelo vassallo 4

Angelo Vassallo era sotto ricatto: il gruppo di napoletani legati al defunto boss Raffaele Maurelli aveva intenzione di trasformare Pollica, o meglio un lido di Acciaroli che intendevano rilevare (quindi un intero tratto di spiaggia), come punto di sbarco di enormi quantitativi di stupefacenti provenienti dall'area napoletana e che il clan D'Aquino-Annunziata aveva deciso di stoccare in un non meglio identificato deposito di Pollica.

 

I napoletani avevano anche saputo che la figlia del sindaco pescatore gravitava nel mondo dello spaccio, facendo lei stessa uso di droga, e per questo motivo lo stavano ricattando psicologicamente. Vassallo voleva denunciare tutto alla procura ma, non fidandosi dei carabinieri di Pollica, sarebbe dovuto andare dai carabinieri di Agropoli a «raccontare» tutto.

 

IL COLONNELLO FABIO CAGNAZZO IL COLONNELLO FABIO CAGNAZZO

L'appuntamento, in effetti, era stato fissato nella settimana precedente la sua morte, ma il comandante glielo aveva spostato, per esigenze sue di servizio, a lunedì 5 agosto. Poco dopo la mezzanotte di domenica 4 agosto, il sindaco fu ucciso.

 

È questo lo scenario ricostruito dalla procura Antimafia di Salerno che ha emesso un decreto di perquisizione […] a carico di nove persone sospettate dei reati di omicidio ed associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. A loro sono stati anche sequestrati telefoni e disposizioni elettronici.

 

Tra questi ci sono anche tre militari dell'Arma dei carabinieri. Si tratta del colonnello Fabio Cagnazzo, del suo «attendente» Luigi Molaro e di Lazzaro Cioffi […] già arrestato per collusioni con il clan che gestisce il traffico di droga al Parco Verde di Caivano, in provincia di Napoli.

 

Quindi di Giuseppe Cipriano […] imprenditore di Scafati che ad Acciaroli in quegli anni gestiva il cinema ma che è ritenuto dalla Dda di Salerno il trait d'union tra i Ridosso, il boss Romolo e il figlio Salvatore […], ed i fratelli Domenico, Giovanni e Federico Palladino, […] imprenditori di Pollica e proprietari di diverse strutture alberghiere, b&b e locali sul territorio.

 

2 - L'ACCUSA: DIETRO IL DELITTO I LEGAMI DELL'UFFICIALE CON CLAN E IMPRENDITORI

Estratto dell’articolo di Petronilla Carillo per “il Mattino”

L ASSASSINIO DI ANGELO VASSALLO L ASSASSINIO DI ANGELO VASSALLO

 

«È stato Lello o nero (all'anagrafe Raffaele Mauriello, oggi deceduto quindi non indagato) a decretare la morte di Angelo Vassallo». La pista della droga trova dunque conferma nelle carte dell'inchiesta.

 

È scritto lì, nero su bianco, anche riportando alcuni frammenti di una conversazione avuta da Salvatore Ridosso, figlio del boss di Scafati, con i carabinieri. Il giovane aveva saputo di essere stato tirato in gioco nella vicenda dell'omicidio ed è stato lui a voler parlare con gli investigatori per raccontare la sua verità.

 

È stato lui a parlare del coinvolgimento dei militari dell'Arma nella vicenda Vassallo. È Salvatore Ridosso a parlare di una relazione tra l'ufficiale, Fabio Cagnazzo, e la figlia del sindaco; del coinvolgimento di un altro carabiniere di Castello di Cisterna (Lazzaro Cioffi, ndr) che avrebbe presentato a lui e al padre il colonnello perché potessero fornirgli informazioni di natura investigativa, sempre lui li avrebbe «caricati» entrambi in auto per fare un sopralluogo investigativo. […]

 

3 - "VASSALLO UCCISO PER LA LOTTA ALLA DROGA" INDAGATO ANCHE UN COLONNELLO DELL'ARMA

Dario Del Porto per “la Repubblica”

 

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Un sindaco tradito da chi doveva difenderlo. Ucciso con 9 colpi di pistola calibro 9.21 perché voleva denunciare un traffico di stupefacenti nel quale non erano coinvolti solo camorristi, ma anche imprenditori e uomini delle forze dell'ordine.

 

Sembra la trama di una puntata di Narcos . Ma qui non siamo in Messico né in Colombia. Siamo in Cilento, ad Acciaroli, davanti al mare bandiera blu famoso in tutto il mondo, e questa è la ricostruzione che ha spinto la Procura di Salerno diretta da Giuseppe Borrelli a far ripartire con nove perquisizioni l'inchiesta sull'assassinio di Angelo Vassallo, il sindaco pescatore di Pollica, ammazzato la sera del 5 settembre 2010.

 

Con l'accusa di concorso in omicidio sono indagati tre carabinieri: il colonnello Fabio Cagnazzo, già investigatore di punta a Castello di Cisterna, in provincia di Napoli, ed ex comandante provinciale di Frosinone, il suo ex attendente Luigi Molaro e Lazzaro Cioffi, che ha lasciato l'Arma ed è stato condannato a 15 anni per collusioni con i narcotrafficanti del Parco Verde di Caivano.

 

omicidio di angelo vassallo omicidio di angelo vassallo

Poche ore dopo che il sindaco era stato ammazzato, Cagnazzo e Molaro, in quel momento ad Acciaroli come semplici turisti, avrebbero messo in piedi un depistaggio allo scopo di «indirizzare le attività investigative » su persone innocenti, a cominciare dallo spacciatore italo-brasiliano Bruno Humberto Damiani, acquisendo senza alcuna delega le telecamere della videosorveglianza.

 

Per il delitto sono indagati anche l'ex boss della camorra, oggi collaboratore di giustizia, Romolo Ridosso, il figlio Salvatore e l'ex titolare di cinema in Cilento Giuseppe Cipriano: avrebbero effettuato un sopralluogo due giorni prima del delitto.

 

Secondo la Procura, il colonnello Cagnazzo e Cioffi erano «attivamente coinvolti» con una famiglia di imprenditori cilentani, Domenico, Giovanni e Federico Palladino, rispettivamente 53, 51 e 44 anni, nel traffico di droga che Vassallo aveva scoperto e che era deciso a denunciare: gommoni carichi di droga che il cartello camorrista degli Scissionisti di Secondigliano inviava da Castellammare al porto di Acciaroli, dove lo stupefacente veniva scaricato e smistato verso la Calabria.

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Quell'affare aveva sconvolto il sindaco, che ne era stato colpito sia come amministratore, in prima linea per la difesa del suo territorio, sia sul piano personale, quando aveva capito che l'allora fidanzato della figlia era finito nel giro dello spaccio.

 

Ma Vassallo si era trovato davanti a un muro di gomma, tanto da chiedere a un paio di vigili urbani, «evidentemente non fidandosi del locale presidio dei carabinieri», di accompagnarlo sul posto per mandare via gli spacciatori.

Quattro anni dopo il delitto, l'ex boss Ridosso renderà alcune confidenze a due investigatori per allontanare da sé i sospetti di aver recitato un ruolo nell'omicidio. Timori determinati dalle voci sul coinvolgimento nel caso di Cioffi, indagato formalmente solo anni dopo. Ridosso racconterà della droga che partiva da Secondigliano.

 

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Aggiungerà che il sindaco voleva denunciare tutto ed era stato avvicinato da Raffaele Maurelli, esponente dei clan di Secondigliano indicato come il regista del narcotraffico, poi deceduto. Vassallo non aveva «ceduto a un tentativo di corruzione per tacere sulla vicenda » e per questo sarebbe stato ammazzato.

 

Sulle confidenze di Ridosso i pm sono cauti, soprattutto perché prova a tirarsi fuori. Ma hanno «fondate ragioni di ritenere» che Vassallo sia stato ucciso «per impedirgli di rivelare » ciò che sapeva sul traffico di droga. Cagnazzo, che conosceva personalmente il sindaco ed era amico della figlia, era già stato indagato per il delitto con Molaro, ma il fascicolo era stato poi archiviato su richiesta della Procura. «Chiariremo l'assoluta estraneità del mio assistito », dice la sua avvocata Ilaria Criscuolo.

 

Agli atti c'è anche un'intercettazione del 2018 in cui la moglie di Cioffi, poco dopo il coinvolgimento del marito nell'inchiesta, minaccia di «tirare dentro tutta la squadra». E si lamenta: «È venuto fuori solo il nome suo... Cagnazzo teneva la casa là.

Glieli vado a fare io i nomi. Se è così, io parlo. Non me ne fotto proprio. Solo mio marito?».

 

 

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