“FORSE SAREBBE ORA CHE IL SINDACO GUALTIERI CHIEDESSE IL CONTO DELLE FINTE MALATTIE CHE COLPISCONO MILLE VIGILI URBANI SU SEI MILA” – FRANCESCO MERLO SCATENATO CONTRO I PIZZARDONI ROMANI COL CERTIFICATO-PATACCA - LE SCUSE INCREDIBILI (INSUFFICIENZA POLMONARE PER CUI NON POSSONO SOFFIARE NEI FISCHIETTI, CORPI CHE NON REGGONO LA POSIZIONE ERETTA) E LA DIFESA DI CGIL, CISL E UIL - “MA NON SI PUÒ ARRIVARE A SBANDIERARE LA TRUFFA DEL CERTIFICATO-PATACCA COME LOTTA SINDACALE, COME PRIVACY DA BARRICARE CONTRO I GIORNALISTI”

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Estratto dell’articolo di Francesco Merlo per “la Repubblica”

 

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VIGILE URBANO ROMA VIGILE URBANO ROMA

Ebbene, sono 945 miracoli certificati, come ha documentato Lorenzo d’Albergo nei suoi articoli, tra bocche che, per insufficienza polmonare, non possono soffiare nel fischietto e dita che, squamate dalla psoriasi, non possono impugnare la penna e scrivere i verbali delle multe. Sono 166 i corpi che «non reggono la posizione eretta» e perciò diventano vigili urbani di concetto, poliziotti di scrivania.

 

Disarma l’alopecia, che a volte evolve in tricotillomania compulsiva, e non sarebbe bello se il pizzardone, mentre dirige il traffico facendo danzare braccia e mani sulle note di Volare , si strappasse via con il cappello quel che resta dei capelli biforcuti dimostrando la verità del falso certificato e cioè che «trattasi di teste clinicamente non adatte a indossare il casco bianco, il cappello e il berretto, neppure quelli in goretex».

 

Forse sarebbe ora che il sindaco Roberto Gualtieri, come Vittorio Alfieri, chiedesse il conto delle finte malattie che colpiscono mille vigili urbani su sei mila: «Oh’ sei tu Roma, o d’ogni vizio il seggio’?».

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Trattandosi appunto di Roma, «emergenza nazionale», «specchio del Paese», «grande formicaio dell’anima italiana», e via proseguendo nella retorica disperata della correità con la Nazione, forse Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri potrebbero richiamare, rimbrottare almeno, i sindacalisti della «Funzione pubblica capitolina » rispettivamente di Cgil, Cisl e Uil, per una volta uniti in gloria della malattia simulata e spacciata per diritto alla protesta.

 

Qui non c’è infatti il solito assenteismo e siamo ben oltre l’accidia del travet che Renato Brunetta, da ministro del governo Berlusconi, perseguitava come fannullone assistito. E vi risparmio l’altra retorica, quella della complicità ambientale con l’inadeguatezza del Campidoglio assediato da cinghiali, gabbiani e lupi, con la suburra calcistica e con il plebeismo degli spazzini dell’Ama, con la metro sempre sfasciata, con gli autisti dell’Atac “nuovi mostri” alla Dino Risi, che guidano guardando la partita, si addormentano al volante, e persino si masturbano rendendo collettivo l’orgasmo solitario.

 

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Eh no, questi sono peggio perché i vigili urbani sono i poliziotti che devono dare coraggio in mezzo al traffico che uccide i pedoni, sono la divisa amica, l’autorità che seda e che calma.

 

E va bene che la faccia del pizzardone non è più quella bonaria di Sordi Otello Celletti che quando indossava la divisa diceva: «Beh, che è, ve metto paura?», ma davvero non si può arrivare a sbandierare la truffa del certificato-patacca come lotta sindacale, come privacy da barricare contro i giornalisti. Nessuno chiede che gli «inidonei » — 133 all’esterno, 193 alla viabilità, 214 alla notte — e neppure quelli ai quali, poracci, la divisa procura prurito, e quegli altri, allergici, mortacci, al contatto con il pubblico, siano per contrappasso esposti alla vergogna, che so?, con le orecchie d’asino o con le terga denudate dagli altri vigili urbani d’Italia che, signori dell’educazione civica, delle strisce pedonali, dei semafori e delle file ordinate, hanno tutto il diritto di sentirsi oltraggiati.

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Ma la smettano, almeno, con questo pentagramma di comicità corporativa che in fantastico sindacalese chiede contro di noi «un’azione sinergica, attutata… per il rispetto delle previsioni ex T.U. sicurezza luoghi di lavoro di IGS 81 2008 e successive modificazioni, stante l’eco nazionale sugli organi di informazione, attesa la strumentale ciclicità della sua riproposizione».

 

francesco merlo francesco merlo

L’allora sindaco Ignazio Marino, al quale non risparmiavamo certo le critiche, si ritrovò invece abbracciato da tutta la Roma per bene quando nel Capodanno del 2014 denunziò i 571 vigili urbani, che si erano ammalati di botto e insieme, proprio nella notte che «entra er gallinaccio, l’abbacchio,/ er tonno, e l’anguilla de Comacchio». Pensate che altri 63 si erano assentati perché donatori di sangue, e ancora 80 per permessi vari.

 

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