Emanuele Buzzi per il Corriere della Sera
Insieme, come a sottolineare un asse che nel Movimento è sempre più centrale per gli equilibri interni. Roberto Fico e Giuseppe Conte scelgono Napoli (e non Firenze, dove parla in collegamento il presidente ucraino Zelensky e si radunano gli alleati di coalizione) per partecipare alla manifestazione promossa da Eurocities con il sindaco Gaetano Manfredi e altri esponenti M5S come il vicepresidente Riccardo Ricciardi e la capogruppo al Senato Mariolina Castellone.
Non solo la manifestazione, ma la giornata napoletana si trasforma in una occasione per un pranzo tutti insieme (alla storica pizzeria Brandi): una quarantina di volti M5S, dai consiglieri comunali ai parlamentari ai vertici.
L'asse tra Conte e Fico suona come un monito per mettere un freno alle correnti. La discussione - oltre che sul voto sullo statuto - verte sulla necessità di non farsi distrarre dalle questioni interne, ma di rilanciare l'azione politica. Conte - se il voto degli attivisti sulla sua leadership andrà come previsto - è pronto a riprendere in mano il rapporto con la base: un modo per rinsaldare i legami e trovare anche nuove risorse. «A breve inizierò a girare i territori, a incontrare i rappresentanti delle categorie e i nostri riferimenti locali», ha detto l'ex premier. Questo «giro dei territori», come è stato ribattezzato, risponde «alla situazione di sofferenza che si acuisce - ha spiegato Conte -. In questo momento è importante venire incontro alle urgenze dei cittadini».
Non a caso il leader M5S ieri ha fatto visita al Parco Verde di Caivano (Napoli) per esprimere solidarietà e vicinanza a don Maurizio Patriciello, parroco noto per il suo impegno contro la camorra, dopo l'esplosione di un ordigno di fronte alla sua chiesa nel giorno del compleanno. «Non dobbiamo lasciarlo solo, sennò la partita è persa», ha detto Conte.
Ma proprio dai territori arrivano alcune preoccupazioni per i vertici M5S. In Sicilia lo scontro tra gruppi ha raggiunto il livello di guardia. In più di 300 tra amministratori e militanti hanno inviato una lettera a Conte chiedendo la nomina di Dino Giarrusso come referente regionale. Ma non è solo l'isola che lancia segnali. Durante la settimana ci sono stati diversi incontri tra i responsabili nazionali e gli esponenti locali in vista delle Amministrative. Da Roma è arrivata l'indicazione di fare squadra con il Pd, un passaggio risultato indigesto in alcune zone.
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E proprio su questo, Conte chiarisce: «Non c'è nessun diktat, ma un dialogo nazionale consolidato da tempo con il Pd, un dialogo che è una opzione prioritaria, ma ovviamente terremo conto delle specificità locali». Intanto, fa ancora discutere l'esito della votazione sullo statuto e di quella sulla leadership. Conte parla del voto sulla sua presidenza, quello su cui ha posto un aut aut sulla permanenza o meno nel Movimento in caso di maggioranza risicata.
«Sarà l'ennesima risposta di democrazia a chi gioca a ostacolarci, a chi ancora non vuole ammettere che il M5S resta orgogliosamente e testardamente l'unica forza politica che si confronta con la propria comunità. Andiamo avanti con coraggio e ostinazione», scrive su Facebook. Fico, invece, fa quadrato sui numeri: «Il 90% dei votanti ha detto sì e se avessero votato più persone sarebbe stato sicuramente lo stesso». La polemica però non si placa.
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Ad alimentarla è Enrica Sabatini, che commenta all'Agi : «All'enfatica chiamata di Conte al voto al quale era legata la sua stessa sopravvivenza politica, il 70% degli aventi diritto ha risposto in modo chiaro: ignorandolo e girandosi dall'altra parte. E il restante 30% ha votato, invece, inconsapevole del fatto che, con un subdolo sotterfugio, si chiedeva di eliminare attraverso questo voto il vincolo dei due mandati». E conclude: «La fusione a freddo di un leader con un Movimento non ha funzionato e ora è chiaro a tutti».
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