Ilaria Sacchettoni per il “Corriere della Sera”
«Sicilia. Sardegna. Calabria. Basilicata. Puglia...» L’elenco completo delle gare regionali d’appalto dell’Anas (con relativi allegati) era in un dischetto conservato nell’abitazione di Tommaso Verdini, perquisito dai finanzieri del nucleo Pef e poi arrestato per corruzione e turbativa d’asta in un’inchiesta che coinvolge anche il padre Denis con la loro Inver srl, oltre a funzionari pubblici e imprenditori. In quelle poche pagine c’era il risultato di uno sforzo «relazionale» di mesi.
Potenza dei «marescialli» che, dall’interno dell’Anas, veicolavano informazioni preziose agli imprenditori amici. Quei funzionari dovevano essere periodicamente gratificati e remunerati e i soci della Inver si attivano freneticamente per ampliare la rete delle proprie amicizie che dall’alto promuovessero quelle carriere.
Oltre al sottosegretario Federico Freni, ripagato per la sua disponibilità da Tommaso Verdini perfino con un biglietto della Scala, si sarebbe fatto avanti anche il sottosegretario leghista Edoardo Rixi «i cui contatti sarebbero avvenuti tramite Lo Bosco (Dario Lo Bosco oggi presidente di Trenitalia, ndr )». Dice il socio dei Verdini, Fabio Pileri (assistito da Alessandro De Federicis): «Ci ha cercato Rixi tramite Lo Bosco... Ha chiamato Rixi e mi ha detto state tranquilli qualsiasi cosa lui la fa».
È sempre Pileri, parlando dei Verdini, a chiamare direttamente in causa la Lega e non solo: «Hanno comunque il governo perché c’è Salvini, insomma ragazzi è la Lega. Salvini c’hanno; sono trasversali perché hanno rapporti con Lotti (Luca Lotti, l’ex ministro dello Sport, ndr )...».
La Lega, alleata di governo, ma cruciale anche per guadagnare gli appalti al Nord è quasi un’ossessione per indagati come Pileri che sottolineano: «Siamo il cognato del ministro».
E ancora: «Bisognerebbe interfacciarsi con la Lega veneta nel senso che devo confrontarla con Zaia». Parliamoci chiaro dice Tommaso Verdini intercettato: «La Lega veneta è un’altra cosa rispetto alla Lega nazionale».
In questo scenario nel quale la Inver srl cerca di fare incetta di appalti, occorre attrezzarsi sotto il profilo relazionale e organizzativo. Pileri dice di «voler creare una nuova rete di rapporti istituzionali anche all’interno del Mims (ministero delle Infrastrutture, guidato da Salvini, ndr )» pur preoccupandosi di non mettere in imbarazzo l’attuale titolare del dicastero: «Matteo ci ha dato carta bianca e noi siamo state persone perbene».
È chiaro, infatti, che per crescere sotto il profilo dei ricavi la Inver ha bisogno di presunti sponsor istituzionali e di imprenditori paganti. Ed ecco, allora, che, di quando in quando, viene ribadito l’elenco degli sponsor: «Poi c’abbiamo Lucchini, Rixi (Edoardo Rixi, ndr ), Morelli (Alessandro Morelli, ndr ), Freni (Federico Freni, ndr ) e Siri (Armando Siri, ndr )» elenca Verdini jr al socio Pileri parlando di nomine del nuovo esecutivo.
Quest’ultimo appare poi il più aggressivo circa i piani necessari per conservare «i marescialli» al loro posto e possibilmente rinvigorirne le prerogative: «Pileri — scrivono i finanzieri — sollecita l’interlocutore a stilare un documento che verosimilmente consegnerà in Anas allo scopo di screditare un dirigente e consentire a Omar Mandosi (che oggi si occupa della società di progettazione del ponte sullo Stretto di Messina, ndr ) di prenderne il posto».
C’è di che entusiasmarsi secondo Verdini jr: «Qui stiamo facendo dei miracoli perché senza avere un ca... stiamo ottenendo dei posti. Sono i posti che otteniamo per i rapporti che abbiamo con i dirigenti e con gli amministratori». E se Verdini senior, retribuito con circa «20 mila euro mensili», sovrintende alle strategie, i soci studiano come farlo uscire dai domiciliari ai quali è confinato per una vecchia bancarotta: «Pileri — scrive la polizia giudiziaria — dice di essere a conoscenza dell’intenzione di Denis Verdini di presentare formale istanza tesa a intraprendere una posizione lavorativa tramite quella società di Massimo Parisi da individuare verosimilmente nella Pda».
Matteo Salvini e Francesca Verdini capodannati
Preoccupato dalle indagini in corso, Pileri si tiene alla larga da Freni per un po’. «L’unico con cui evito di vedermi è Federico» dice dopo aver letto la ricostruzione di un quotidiano: «Però se mi rifanno l’articolo invece di dire “se ne andava al Mef e basta” dice “andava al Mef con Freni”».
TOMMASO E DENIS VERDINI AL FUNERALE DI SILVIO BERLUSCONI
Quanto agli imprenditori alcuni di loro erano legati da vecchi rapporti di amicizia alla famiglia Verdini. È il caso di Stefano Chicchiani, amministratore legale della Segi, assistito dall’avvocato Pierpaolo Dell’Anno, che anni fa aveva completato il restauro della proprietà di Montartino (appartenente alla moglie di Verdini senior). E che ora, al presente, avrebbe corrisposto alla Inver circa 500 mila euro (trentamila dei quali in contanti). In cambio avrebbe ottenuto un posto in prima fila nell’assegnazione di un appalto da circa 20 milioni di euro.
FRANCESCA VERDINI - MATTEO SALVINI PRIMA DELLA SCALA 2023
Tra gli imprenditori più legati alla Inver c’è l’ex parlamentare centrista Vito Bonsignore che, interessato ai progetti sulle varianti, parla al telefono con un suo collaboratore: «Sono le 15 varianti fuori sede, poi c’era un’altra cosa, un altro lavoro, regione per regione». Ma il più fortunato è forse Angelo Ciccotto (assistito dall’avvocato Giovanni Castronovo) al quale si aprono le porte di un appalto da centinaia di milioni.