“MI SONO MORSO LA LINGUA TUTTO IL GIORNO PER NON DIRE QUANTO SONO INDIGNATO PER QUESTO METODO” - LO STRAPPO MINACCIATO DA CONTE SULLE SPESE MILITARI È L’ENNESIMO CHIODO SULLA BARA DELL’ALLEANZA TRA PD E CINQUE STELLE - LETTA È MOLTO IRRITATO DAL COMPORTAMENTO DI PEPPINIELLO APPULO: IL SOLDATINO DELL’ESTABLISHMENT HA CHIAMATO L’EX PREMIER, FACENDOGLI CAPIRE CHE STA SCHERZANDO CON IL FUOCO, E CHE ALLA FINE A GUADAGNARCI POTREBBE ESSERE SOLO LA DESTRA - LA MEDIAZIONE SULLA DEAD LINE DEL 2028 E LE PRESSIONI DEI RENZIANI PER IL PROPORZIONALE

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Carlo Bertini per “la Stampa”

 

GIUSEPPE CONTE CON ENRICO LETTA GIUSEPPE CONTE CON ENRICO LETTA

«Ascolta, mi sono morso la lingua tutto il giorno per non dire quanto sono indignato per questo metodo. Hai messo a rischio il governo!»: sono le sei del pomeriggio, è la prima e unica telefonata tra i due (ex?) alleati giallorossi in una giornata campale.

 

Dopo aver apostrofato così Giuseppe Conte, che va rivendicando invece «il risultato portato a casa», Enrico Letta gli fa capire il pericolo corso, esiziale da un punto di vista politico: «Bada che in Francia la Le Pen ha recuperato sei punti battendo solo sul potere di acquisto delle famiglie. Quindi c'è un potenziale conflitto sociale, che però può premiare la destra nazionalista: ci vuole responsabilità, non si può dire che noi vogliamo spendere per le armi e non per la crisi sociale».

 

GIUSEPPE CONTE DOPO L INCONTRO CON MARIO DRAGHI A PALAZZO CHIGI GIUSEPPE CONTE DOPO L INCONTRO CON MARIO DRAGHI A PALAZZO CHIGI

Quindi basta con il mettere a contrasto le due cose, «dobbiamo dire che non sono incompatibili, tanto che per la difesa andranno 1,5 miliardi l'anno, mentre gran parte delle risorse andrà alle famiglie e alle imprese».

 

Chiusa la telefonata con Conte, Letta si sfoga con chi gli sta vicino: «Non c'è mai stata nessuna corsa al riarmo, dirlo significa non dire la verità». In due parole, grande freddo.

Dopo aver discusso il da farsi con i ministri dem, Orlando, Franceschini e Guerini e dopo aver passato ore a sminare una crisi di governo «che lascerebbe il mondo sbigottito», Letta è furioso. Prima di Conte chiama Mario Draghi, gli garantisce il totale sostegno del Pd e conviene con lui che su questa vicenda delle armi «dobbiamo siglare un compromesso».

 

ENRICO LETTA LORENZO GUERINI ENRICO LETTA LORENZO GUERINI

Quando Guerini tira fuori dal cilindro l'idea di mettere nero su bianco la data del 2028 come dead line per raggiungere il 2% di spese militari, Letta gli risponde «ottima idea!». È una data finora mai apparsa sulla scena.

 

Pure se il governo aveva accolto gli ordini del giorno alla Camera e al Senato per incrementare le spese in armamenti fino al 2% del Pil, tutto era stato fatto senza una data in calce. Tanto che il ministro della Difesa, sulle colonne di questo giornale, aveva ribadito la «gradualità» del percorso.

 

enrico letta e giuseppe conte 1 enrico letta e giuseppe conte 1

Da Palazzo Chigi sostengono che il 2028 sarebbe la data messa in conto già dal governo, tenendo conto delle compatibilità di bilancio: «Dopo anni di rallentamento, abbiamo ripreso gradualmente per avvicinarci a quell'obiettivo», viene spiegato. Tesi contestata dai 5stelle, che rivendicano di aver fatto cambiare posizione al premier e al Pd sul 2024.

 

luigi di maio lorenzo guerini luigi di maio lorenzo guerini

Draghi e Conte però avrebbero discusso proprio di questo: al premier che faceva notare che si sarebbe arrivati al 2% nel 2028, l'ex premier avrebbe ribattuto che bisognava arrivarci nel 2030.

 

Niente da fare: i 5 stelle ripetono che finora tutti hanno parlato del 2024, quindi il cambio di linea ci sarebbe, eccome. Ma al di là di tutto, sul piano politico è la prima volta che i rapporti tra Letta e Conte precipitano così in basso. «Guerini ha dimostrato che in queste cose serve senso di responsabilità e serietà, non bandierine da sventolare», è il trattamento che Enrico Borghi, uomo forte della segreteria dem, riserva a Conte.

 

GIUSEPPE CONTE MARIO DRAGHI GIUSEPPE CONTE MARIO DRAGHI

Con un affondo di questo tenore: «Parliamo di contingente europeo di 5 mila uomini: il Pd è favorevole ad aumentarlo, altri cosa dicono? Noi siamo pronti a trasferire funzioni militari dai paesi nazionali a livello europeo, a razionalizzare la spesa militare, a integrare le industrie nazionali in un quadro europeo. Altri sono pronti a discuterne?». Ecco il clima tra Pd e M5S. Confermato dalle accuse incrociate di aver cambiato posizione, una batteria di dichiarazioni al vetriolo.

 

enrico letta giuseppe conte matteo salvini matteo renzi meme by carlo enrico letta giuseppe conte matteo salvini matteo renzi meme by carlo

Fatto sta che lo scontro lascia sul campo feriti pronti a rialzarsi e a colpire: come i renziani del Pd che premono Letta per tentare di convincere Salvini a cambiare la legge elettorale con un sistema proporzionale, «per andare al voto ognuno per conto proprio». Nel Pd c'è chi sospetta infatti che «se Conte vuole far cadere il governo e votare a giugno, troverà presto un altro alibi per farlo».

enrico borghi enrico borghi rocco casalino con giuseppe conte rocco casalino con giuseppe conte GIUSEPPE CONTE DOPO L INCONTRO CON MARIO DRAGHI A PALAZZO CHIGI GIUSEPPE CONTE DOPO L INCONTRO CON MARIO DRAGHI A PALAZZO CHIGI

 

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