Marco Cremonesi per il “Corriere della Sera”
SALVINI CON LE MANI NEI CAPELLI
«Primo: non sbragare. Secondo: non rompere». La difficoltà della missione di ieri sera di Giuseppe Conte, secondo alcuni leghisti, sarebbe stata dipinta da Matteo Salvini con questa frase. La dichiarazione ufficiale arriva, conseguente, al termine della cena tra il premier e il presidente della commissione Ue Jean-Claude Juncker: «Bene Conte. Dialogo e buon senso nell' interesse dell' Italia, nessun passo indietro ma la voglia di valutare bene tempi e numeri di spese e investimenti».
SALVINI CON IL PUPAZZO DI DI MAIO
Se qualcosa di concreto si sia aperto, si capirà soltanto nelle prossime ore. Ma la preoccupazione in casa leghista ieri pomeriggio si faceva sentire: «Quello che proprio non deve succedere - sbuffava un parlamentare - è che ci ritroviamo tra il martello dei cittadini arrabbiati e l' incudine dell' Unione e soprattutto dei mercati».
Certo, il sondaggio del Corriere di ieri vedeva la Lega volare al 36,2%, ma neppure questo bastava a tranquillizzare il partito. Non soltanto perché, come Salvini ripete da tempo, «certi numeri servono soltanto a farci litigare con i 5 stelle». Il rischio, per molti, è che «di qui a qualche mese verranno al pettine parecchi nodi: la flat tax ci sarà in maniera parziale mentre nessuno ha ancora capito se e come arriverà la Pace fiscale».
Ad aggiungere incertezza, il fatto di non essere riusciti a decifrare fino in fondo le carte che il premier si è poi giocate con l' euro interlocutore: prima di partire, a tutti quello che glielo chiedevano, Giuseppe Conte rispondeva la stessa cosa: «Non anticipo nulla anche per rispetto nei confronti di Juncker». E il «We are friends» di Conte nei confronti del presidente della Commissione, per i salviniani un arcinemico, non ha migliorato l' umore.
Detto questo, non tutti son convinti che la partita della manovra sia stata giocata al meglio. Perché lo «shock economico» di cui la Lega ha sempre parlato come derivante dall' insieme dei provvedimenti inclusi nel contratto, rischia di non manifestarsi. E i segnali non mancano: «Quello che non possiamo fare è rimanere nel mezzo, figurare come quelli che dovevano fare le rivoluzione e invece sono riusciti soltanto a dare segnali di instabilità ai mercati». Di qui, probabilmente, il post di Matteo Salvini che appare proprio mentre Conte è con Juncker: «Al governo mi hanno mandato gli italiani e a loro rispondo. E non arretro».