“PARLO LIBERAMENTE PERCHÉ NON SIAMO IN DEBITO CON ISRAELE. NON SIAMO PASSATI PER L'OLOCAUSTO" – NEL SUO VIAGGIO A BERLINO, ERDOGAN TORNA A INFILZARE ISRAELE: “BOMBARDARE OSPEDALI O UCCIDERE BAMBINI NON È NELLA TORAH. NON SI PUÒ FARE. GLI ISRAELIANI A GAZA HANNO UCCISO 13MILA PERSONE E ANCHE BAMBINI: DI FRONTE A TUTTO QUESTO "NON DOVREMMO LEVARE LA NOSTRA VOCE?" - SCHOLZ CHIEDE A ERDOGAN DI RIPRENDERSI I MIGRANTI PROVENIENTI DALLA TURCHIA CUI SIA STATO NEGATO IL DIRITTO DI ASILO...

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ERDOGAN SCHOLZ ERDOGAN SCHOLZ

(di Rodolfo Calò) (ANSA) - BERLINO, 17 NOV - Anche a Berlino, anche accanto al cancelliere di un Paese in "debito" eterno a causa del genocidio ebraico perpetrato dai nazisti, il presidente turco Recep Tayyp Erdogan ha provocato verbalmente Israele tirando in ballo il riferimento centrale dell'ebraismo nel fornire il bilancio di sangue palestinese a Gaza. "Bombardare ospedali o uccidere bambini non è nella Torah. Non si può fare", ha detto Erdogan in un'attesissima conferenza stampa congiunta con il cancelliere tedesco Olaf Scholz prima di una cena di lavoro.

 

Ma, quasi per non esagerare, viste le recenti tensioni con Berlino, il capo di Stato turco ha voluto dichiararsi al tempo stesso 'guida' nella lotta all'antisemitismo. Gli israeliani a Gaza hanno ucciso "13mila" persone e anche "bambini", "bombardano gli ospedali": di fronte a tutto questo "non dovremmo levare la nostra voce?", ha chiesto retoricamente Erdogan, le cui dichiarazioni dei giorni scorsi avevano creato tensione con la Germania.

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In particolare quelle in cui aveva definito Israele "stato terrorista" e Hamas "organizzazione di liberazione", dichiarazioni bollate come "assurde" da Scholz che considera la sicurezza di Israele "ragion di Stato" tedesca. Richiesto di esplicitare un suo riconoscimento del diritto all'esistenza di Israele, Erdogan ha sostenuto che "non ci dovrebbe essere alcuna discriminazione tra ebrei, cristiani e musulmani nella regione" mediorientale. "Sono il primo a guidare la lotta contro l'antisemitismo nel mondo".

 

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E con una chiara provocazione ai tedeschi, cui ha rimproverato un "debito psicologico" nei confronti dello Stato ebraico, Erdogan ha chiarito: "Parlo liberamente perché non siamo in debito con Israele. Non siamo passati per l'Olocausto". Scholz ha colto l'occasione per ribadire la dottrina di Berlino: "la nostra solidarietà con Israele è fuori discussione. Israele ha il diritto (...) di difendersi" e quello all'esistenza è "irreversibile".

 

Hamas, che nella Turchia ha un grande sponsor, inoltre va messa in condizione di non poter attaccare di nuovo. Insomma, come ha detto lo stesso cancelliere rivolgendosi direttamente a Erdogan, "non è un segreto che abbiamo opinioni diverse, a volte molto diverse, sul conflitto in corso" ma "proprio per questo i nostri colloqui sono importanti, soprattutto in questo momento difficile".

 

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Un punto su cui i due si sono mostrati d'accordo è stata la soluzione dei "due stati" per la questione palestinese. E non sono mancati gli ammiccamenti. Tra gli altri, quello in cui il presidente turco ha dichiarato disponibilità a mediare sulla questione degli ostaggi israeliani a Gaza, tra cui diversi di cittadinanza anche tedesca, prospettando uno scambio con detenuti palestinesi in Israele. Il cancelliere dal canto suo ha definito un "buon accordo" quello fra Turchia e Ue del 2016 che in pratica paga Ankara per accogliere profughi mediorientali.

 

SCHOLZ CHIEDE A ERDOGAN DI RIPRENDERSI DEI MIGRANTI 
(ANSA) - BERLINO, 18 NOV - Nella cena di lavoro avuta ieri sera a Berlino, il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, ha chiesto al presidente turco, Recep Tayyp Erdogan, di riprendersi rapidamente i migranti provenienti dalla Turchia cui sia stato negato un diritto di asilo in Germania e, a tal fine, ha chiesto la creazione di un apposito "meccanismo". Lo si è appreso in ambienti governativi nella capitale tedesca.

 

"Il Cancelliere federale ha sottolineato che, in considerazione del numero considerevole di richiedenti asilo provenienti dalla Turchia, deve esistere un meccanismo solido per il rimpatrio di coloro che non ricevono lo status di protezione", ha precisato una fonte. "Entrambi hanno valutato favorevolmente l'intenso lavoro nell'ambito del gruppo di lavoro bilaterale, recentemente istituito dalle autorità degli Interni, incaricandolo di raggiungere presto un risultato consensuale", si è limitata ad aggiungere la fonte.

 

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