1 – PER STOLTENBERG, CINA E RUSSIA VOGLIONO DESTABILIZZARE L'OCCIDENTE
Da www.agi.it
"Con il coronavirus Russia e Cina vogliono destabilizzare l'Occidente". Così il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, in un'intervista a La Repubblica. "Attori governativi e non governativi cinesi e russi hanno diffuso una massa di disinformazione e propaganda per distorcere la verità" e che "gli alleati dovrebbero evitare investimenti stranieri che possano compromettere la riservatezza della nostre comunicazioni".
Perché quel che arriva da Cina e Russia, spiega il segretario Nato, è parte "di una campagna organizzata e molto complessa spalmata su varie piattaforme e tradotta in diverse lingue" di tipo destabilizzante. Poi Stoltenberg riflette: "Abbiamo visto la Cina emergere dal punto di vista economico, tecnologico e militare così come dobbiamo esaminare le implicazioni dell'influenza cinese per la nostra sicurezza" ed e' pertanto "evidente che il bilanciamento globale del potere sta cambiando".
"La Nato - conclude - ne comprende le conseguenze e si evolve costantemente. Vogliamo una relazione costruttiva con la Cina e continueremo a promuovere i nostri valori nel dialogo con Pechino", assicura il segretario generale della Alleanza.
2 – CORONAVIRUS, I VENTILATORI DONATI DA PUTIN ALL’ITALIA IN RUSSIA HANNO UCCISO 6 PERSONE
Francesco Battistini per www.corriere.it
Una fiammata, una morte orribile. Il primo caso a Mosca, la sera di sabato scorso: un malato di Covid-19 è attaccato a un ventilatore polmonare nell’ospedale Spasokukotsky, quando all’improvviso l’apparecchio inizia a surriscaldarsi. S’incendia. Lo uccide. La notizia non viene troppo diffusa, per non creare allarme e perché si pensa che il difetto d’una macchina, una soltanto, possa starci.
Ma lunedì la tragedia si ripete alle 6,23 del mattino, nella terapia intensiva della clinica San Giorgio di San Pietroburgo. E stavolta c’è poco da coprire: cinque ricoverati di coronavirus sono intubati coi ventilatori ed ecco, di nuovo, la terribile fiammata. Bruciano vivi. Tutti nello stesso momento. Fumo, urla, panico.
Arrivano i vigili del fuoco, si portano in salvo una quindicina di pazienti del blocco rianimazione. Il reparto, 150 fra medici e infermieri, viene immediatamente evacuato. Ma com’è stato possibile? «Colpa d’un corto circuito», abbozza la prima versione ufficiale. Le analogie con l’incidente di Mosca, però, sono troppe. E bastano poche ore perché un funzionario del governo, Aleksej Anikin, si presenti ai giornalisti e ammetta: «La causa dell’incidente potrebbe essere il surriscaldamento degli apparati di ventilazione polmonari Aventa-M».
luigi di maio xi jinping militari russi a orio al serio 2
Proprio quelli: i respiratori artificiali che Vladimir Putin in marzo, con una telefonata al premier Giuseppe Conte, decise di mandare agli ospedali da campo di Bergamo e di Milano. Le 150 apparecchiature che hanno aiutato la Lombardia a superare la prima emergenza e che, ancora oggi, sono installate o semplicemente stoccate per i pochi pazienti rimasti.
Aventa-M URAL upz MILITARI RUSSI IN ITALIA PER IL CORONAVIRUS
La faccenda è grave e imbarazzante. Secondo le agenzie Tass e Interfax, lunedì sera il Servizio federale di sorveglianza sanitaria (Roszdravnador) ha sospeso subito e in tutto il Paese l’uso dei ventilatori Aventa-M. Questi respiratori escono dagli stabilimenti d’un unico produttore che ha sede negli Urali, la Uralskij Priborostroitelnyi Zavod, ed è controllata dal colosso pubblico Rostec. Stando ad alcune fonti, i sospetti riguarderebbero solo gli apparecchi Aventa-M costruiti in aprile. Ma il timore è che ci sia un difetto di fabbricazione, «stiamo effettuando i controlli sulla sicurezza di tutti i dispositivi in dotazione a Mosca e a San Pietroburgo», ed è per questo che il governo russo non escluderebbe di far ritirare tutti i modelli in circolazione. Avvertendo magari i Paesi, come l’Italia, che hanno ricevuto in dono gli Aventa-M e che grazie a questi apparecchi sono riusciti a fronteggiare la scarsità di respiratori nelle terapie intensive: al momento, nessuna comunicazione risulta che sia stata inviata alle autorità sanitarie in Lombardia.
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A Bergamo, nella struttura da campo del Papa Giovanni XXIII, i 29 Aventa-M arrivati dalla Russia sono stati utilizzati fino alla settimana scorsa. Nell’ospedale costruito alla Fiera di Milanoci sono al momento solo tre pazienti attaccati ai ventilatori: «Ma quelli russi non li stiamo usando — spiega un medico —, ci bastano gli altri che avevamo già».
Bianchi e blu, le istruzioni in cirillico. Trasportati con gran clamore e con diciassette cargo atterrati a Milano, a Verona e a Bergamo. Montati alle pareti degli ospedali da campo italiani dagli Alpini e dai militari dell’Armata rossa, le telecamere a riprendere l’evento. «Testati e collaudati prima che entrassero in funzione 24 ore al giorno», spiegano fonti sanitarie della Regione Lombardia. «Apparecchiature che si sono rivelate finora d’altissimo livello», garantisce un rianimatore bergamasco.
I 150 Aventa-M inviati all’Italia, assieme a un centinaio di medici, infermieri ed «esperti in disinfezione» russi, sono stati una grande operazione d’immagine (e un’occasione di critiche e di polemiche, con tanto di minacce ai giornalisti «russofobi») per Mosca. Una donazione, uno scambio di favori, un acquisto?
vladimir putin giuseppe conte 1 LUIGI DI MAIO CON MASCHERINA
Il premier Conte aveva difeso la trattativa, condotta in prima persona: sarebbe «una grande offesa per il sottoscritto e per il presidente Putin», era stata la sua risposta a metà marzo, il solo pensare a «condizioni» dietro questo «segno d’amicizia».
Nelle scorse settimane i ventilatori sono stati spediti anche negli Stati Uniti, a pagamento, ma gli ospedali americani non li hanno mai usati e ora li stanno rispedendo al mittente, con la scusa ufficiale che «il voltaggio non era compatibile con quello utilizzato negli Usa».
Che farà l’Italia, adesso? Il console russo a Milano, Alexander Nurizade, non aveva escluso «l’arrivo in Lombardia di nuovi aerei» se ce ne fosse stato ancora bisogno. Un gesto di solidarietà: «Se la casa del vicino va a fuoco — aveva spiegato —, non devo andare a dormire, ma devo correre in suo soccorso». Parole generose. Con quella metafora sul fuoco che oggi, forse, non ripeterebbe.
giuseppe conte in russia il generale kikot insieme a militari russi e italiani MEDICI MILITARI RUSSI IN ITALIA mezzi militari russi nelle strade italiane 2 LUIGI DI MAIO SCARICA MASCHERINE militari russi militari russi giuseppe conte in russia 3
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