Pasquale Napolitano per “il Giornale”
I dissidenti grillini mettono nel mirino Danilo Toninelli. Una fronda di deputati e senatori del M5s vuole la testa del ministro delle Infrastrutture e Trasporti. E gaffe e ritardi sul ponte Morandi non c'entrano nulla. L'atto di accusa nella narrazione pentastellata è più grave: Toninelli è un ministro pigro, non ha voglia di lavorare. Non risponde alle interrogazioni e non si occupa dei problemi che i parlamentari, da Nord a Sud, gli sottopongono. Malumori cresciuti nelle ultime settimane, fino a diventare un problema politico per il vicepremier Luigi Di Maio, impegnato a sedare gli animi dei dissidenti.
Del gruppo dei congiurati farebbero parte i parlamentari Gregorio De Falco, Fabio De Micco, Vincenzo Presutto, Franco Ortolani, Luigi Gallo, Paolo Nugnes. Molti sono esponenti dell' ala ortodossa, vicina al presidente della Camera Roberto Fico, in conflitto permanente con i colleghi legati alla corrente di Di Maio.
A sostegno della propria battaglia la fronda ha stilato un elenco delle interrogazioni, mai prese in considerazione dal ministro: 19 settembre sul grande progetto per l' adeguamento ferroviario dell' area metropolitana nord barese, 17 luglio sui lavori per il waterfront del porto di Napoli, 26 luglio gestione dei fondi per le autorità portuali.
Un atto di accusa che diventa preludio a una sfiducia politica nei confronti del ministro. La crociata anti-Toninelli si incrocia con l' altra battaglia, che gli ortodossi stanno portando avanti contro il decreto sicurezza del ministro dell' Interno Matteo Salvini.
I senatori Paola Nugnes e Gregorio De Falco sono i firmatari di alcuni emendamenti che costituirebbero una mina esplosiva per il decreto. E per l' alleanza tra la Lega e il Movimento Cinque stelle. Di Maio pensa a un compromesso: la testa del ministro è la contropartita ad un percorso blindato, senza emendamenti, al decreto sicurezza. La trattativa, insomma, punta a immolare Toninelli sull' altare del patto Salvini e Di Maio.