1. DENIS, IL VOLTO SINISTRO DELLA PREPOTENZA POLTRONE, AFFARI E FIGLI “IO RISOLVO PROBLEMI”
Estratto dell’articolo di Filippo Ceccarelli per “la Repubblica”
A cominciare dall’aspetto leonino, dal tratto inconfondibilmente toscano, dallo sguardo ai raggi X e dalla lingua rude e sboccata, Denis Verdini è o meglio fa pensare a un personaggio dell’Inferno dantesco.
[…] se può risultare un effettaccio il richiamo d’esordio alla Divina Commedia, beh, […] è difficile togliersi dagli occhi della memoria la visione di Verdini che qualche anno fa, avendo già due o tre rinvii a giudizio sul groppone, si mise a giocare con il suo amico Angelucci a testa o croce nel cortile interno di Montecitorio, 40 euro a lancio per trasformare in bisca da strada - “biscazza e fonde la sua facultade” (If,XI,44) - quella che sarebbe stata pur sempre una sede istituzionale.
[…] Nessun altro soggetto […] ha esplicitato con maggiore fierezza, coraggio e impronditudine la sua peculiare funzione nella vita pubblica. «Io sono – ha detto Verdini una volta – Mr Wolf» […]. E ci risiamo, se non è Dante, è Pulp fiction ambientato in era berlusconiana; oppure House of Cards allorché […] volle presentarsi come “l’idraulico” di Renzi.
Ma anche e più in generale: «Il taxi sono io», nel senso di auto pubblica tipo pago e scendo, donde la sua specifica mission, spiegata in un empito di sincerità autopromozionale: «Vuoi rimanere al potere? Bene, solo io ti conduco in dieci minuti da Matteo a Matteo».
Che sarebbe l’attuale vicepremier e ministro Salvini, il fidanzato di sua figlia Francesca, a sua volta precoce produttrice cine-televisiva, ciò che nell’immancabile rete endogamica fa di babbo Verdini […] il suocero della Terza Repubblica.
«Assetato di potere e denaro» l’ha descritto un Pm nel corso di uno dei tanti processi. Definizione esatta, ma perfino riduttiva se si pensa alle incombenze, alle conseguenze, alle avventure e allo stile di vita, in definitiva, che tali inesauste passioni hanno comportato per primo a lui, poi a chi ha usufruito dei suoi uffici e un pochettino anche alle dinamiche socio-politiche di questi ultimi vent’anni, sudici e sfarzosi come si sono scritti da soli.
AUGUSTO MINZOLINI ANTONIO ANGELUCCI DENIS VERDINI
Un’antica esperienza nel commercio carni, una magnifica villa a Pian de’ Giullari spesso visitata da ladri […], orologione d’oro, automobile Maybach da emiro che intimidiva gli agenti di scorta, ai piedi delle morbide babucce osservando le quali, un giorno, lo storico Gotor proclamò l’incompatibilità antropologica fra due Italie.
In realtà il comando e i quattrini poco hanno a che fare con la teratologia, o scienza che si propone di studiare i mostri […]. Da che mondo è mondo c’è invece bisogno di figure che si sporchino le mani fino ai gomiti; e se tali persone sono in grado di far convivere in sé simpatia e cinismo, fedeltà e homo homini lupus, il gioco almeno per loro è fatto.
MATTEO SALVINI FRANCESCA VERDINI - NATALE 2023
Così all’inizio l’ex beccaio fu utile nientemeno che a Spadolini […]; poi si tagliò i baffi perché Berlusconi non si fidava e aveva bisogno di rimpiazzare Previti […]. Si aprì una stagione d’oro, affari, appalti, giornali, scambi e baratti, palazzi e P3, banche e bancarotte, candidature e compravendita di parlamentari. Bastava che il Signore dicesse “chiamate Verdini!” e lui arrivava, capiva, sapeva, eseguiva.
Un giorno spiegò a un povero candidato che era escluso perché «’un aveva le poppe», un giorno consegnò Renzi al Cavaliere e imbastì il patto, un giorno […] attaccò al muro Brunetta, […] cantò in tv con il suo bel vocione «la maggioranza sai è come il vento».
Ma a decretarne la decadenza fu […] il gineceo del Cerchio Magico raccolto intorno al sovrano invecchiato. Scrisse quindi una lettera che cominciava così: «Caro Silvio, non meriti più il mio affetto» che in fondo dal suo punto di vista aveva pure ragione.
TOMMASO E DENIS VERDINI AL FUNERALE DI SILVIO BERLUSCONI
Impressionante la scorrevole rapidità con cui dalla sala macchina del berlusconismo terminale l’Orco del Nazareno si agguattò negli angolini meno illuminati del Giglio non più tanto magico, ma vieppiù desideroso dei suoi servizi di scaltro fontaniere pure addetto alle fosse biologiche.
Dal Rottamatore al Capitano fu pure un attimo, anche se agli atti della storia politica minore resta la breve esistenza di un partito tutto verdiniano, una legione straniera il cui indimenticabile acronimo suonava Ala.
Ogni epoca in realtà ha avuto i suoi Verdini, ogni volta riconoscibili per storia, geografia, etica, estetica, fisiognomica e azzardati riferimenti letterari. Ogni Verdini viene da pensare che rappresenti l’autobiografia della nazione, quando esprime la zampata furba della commedia, la propensione intimidatoria al melodramma, il fascino sinistro della prepotenza, quello destro della più affabile cialtroneria, oltre all’arte di arrangiarsi, anche in famiglia.Orgoglio italiano.
2. LA TRAMA DI DENIS VERDINI, TRA CONDANNE E POTERE: DALLA CORTE DI BERLUSCONI AI «GIOCHI» PER RENZI
Estratto dell’articolo di Tommaso Labate per il “Corriere della Sera”
«Ma tu chi ca...oooo sei? Come ca...oooo ti permetti a parlarci così?». La crudezza del linguaggio ingiustamente associata dall’immaginario collettivo alla figura del macellaio, che tra l’altro era stato il suo primo lavoro, esplose in Denis Verdini nell’ottobre del 2013, in una delle nottate più tragicomiche dell’epopea berlusconiana.
Comica perché al Senato […] il Cavaliere aveva accordato, dopo averlo negato in mille salse, l’ultimo voto di fiducia al governo guidato da Enrico Letta; e tragica perché qualche ora dopo, a Palazzo Grazioli, lo stato maggiore di Forza Italia si leccava le ferite, col «capo» appena azzoppato da una condanna passata in giudicato e un partito senza leadership o prospettive.
incontro verdini freni da pastation
Francesca Pascale, all’epoca compagna di Berlusconi, trovandoli riuniti a tarda notte dopo essere tornata da una pizzata in centro, era impazzita: «Fuori da casa mia, subito!». Gli altri erano rimasti ammutoliti, compresi molti pezzi da novanta. Verdini no: «Ma tu chi ca...oooo sei?». Raccontano che a dividerli quasi fisicamente (per alcuni senza «quasi») era dovuto intervenire Silvio Berlusconi in persona. […]
Ora che il numero di procedimenti giudiziari ha abbondantemente superato quello delle dita di due mani (alcuni conclusi anche con un’assoluzione «perché il fatto non sussiste», come per l’accusa di violenza sessuale rivoltagli da una cliente del Credito cooperativo nel 2001), ora che alla maledizione delle condanne in via definitiva s’è aggiunta la storia che vede lui indagato e il figlio Tommaso agli arresti domiciliari, qualcuno ricorda il sorriso maligno che alcuni colleghi parlamentari avevano rivolto a Verdini il giorno del 2012 in cui era passata la legge sul traffico d’influenze. «Denis, mi sa che ce l’hanno con te...».
DENIS VERDINI ANTONIO ANGELUCCI
Traffici e influenze, d’altronde, sono orgogliosamente parte del suo Dna, un cocktail impazzito in cui Verdini ha fuso quarti di bue e libri di ingegneria costituzionale, regolamenti parlamentari e trame ultrapartisan, lezioni di Giovanni Sartori e obbedienza (mai cieca) a Silvio Berlusconi, il Partito repubblicano e il Popolo delle libertà. Quasi sempre, almeno fino a un certo punto, accompagnato dalla convinzione che se fosse rimasto vivo uno, in qualsiasi battaglia, quello sarebbe stato lui. Tipo Christopher Lambert in Highlander.
Quando scoppiò lo scandalo della P3, nel 2010, uscì dall’interrogatorio con i magistrati e fece l’unica cosa che gli avevano consigliato di non fare: convocare una conferenza stampa. Alla domanda su come mai ben tre Procure lo indagassero, rispose caustico: «Perché è la 3P!». Qualche minuto prima, aveva riscritto parte della storia degli anni più bui della Repubblica, quando lui era ancora a Firenze a fare il consigliere di quartiere per il Psi e a qualche centinaio di chilometri di distanza la Finanza metteva sottosopra gli uffici di Licio Gelli: «Ricordate la P2? Era panna montata, l’inchiesta si è conclusa con l’assoluzione di molte persone...».
denis verdini simonetta fossombroni
[…] Sul patto del Nazareno, quello appunto tra Renzi e Berlusconi, le sue impronte Verdini le aveva lasciate ben visibili. La brama di potere, le accuse di essere da sempre (e pericolosamente) troppo vicino al denaro, quelle non l’avrebbero abbandonato mai. I due cavalli su cui aveva scommesso a un certo punto li ha persi: con Berlusconi rompe per rimanere dentro la maggioranza di Renzi e Renzi non lo riporta in Parlamento alle elezioni del 2018, lasciandolo senza immunità. Si è ritrovato, per un giro incredibile, un Salvini in famiglia. La propensione a non rimanere lontano dai guai, quella, a quanto pare, sopravvive.
matteo salvini francesca verdini
MANIFESTAZIONE PDL A VIA DEL PLEBISCITO AGOSTO DENIS VERDINI DANIELA SANTANCHE denis verdini ai funerali di paolo bonaiuti nicola latorre, denis verdini luca lotti DENIS VERDINI